Non deve sorprendere che negli ultimi anni si manifesti un’attenzione maggiore verso la geopolitica, anche in Italia. Questa disciplina, un tempo boicottata per lo sfruttamento da parte del regime nazista, che la usò per giustificare il revanscismo tedesco, è finalmente uscita dal ristretto ambito degli esperti, è approdata nelle nostre Università e ora interessa strati sempre più larghi dell’opinione pubblica.
Ne è un segno anche la recente pubblicazione, da parte della Garzanti, del libro “Le 10 Mappe che spiegano il mondo”, il cui titolo originale, in inglese, è ancora più ammonitore: “Prisoners of Geography” (Prigionieri della Geografia). Finora, infatti, i testi di geopolitica erano stati pubblicati da case editrici “di nicchia”, in pochi esemplari destinati a un pubblico specializzato.
Ora, il fatto che una grande casa editrice, come Garzanti, abbia pubblicato questo libro dimostra che anche noi Italiani ci stiamo finalmente rendendo conto di non vivere in un’isola felice, lontana da tutto e da tutti, senza alcun rischio di subire i contraccolpi di ciò che accade nel mondo. La nostra penisola si trova nel bel mezzo del Mediterraneo, al centro di quella “Isola del Mondo” descritta, a suo tempo, da MACKINDER; siamo un ponte naturale verso l’Africa (e i ponti sono di solito a doppio senso di circolazione!) e siamo quindi esposti agli eventi mondiali.
L’importanza della geopolitica è ben spiegata nel libro, fin dalla presentazione, laddove si nota che “le decisioni e gli eventi, i conflitti internazionali e le guerre civili possono essere capiti solo prendendo in considerazione le speranze, le paure e i preconcetti creati dalla storia e come questi, a loro volta, siano guidati dall’ambiente fisico – la geografia – in cui gli individui, le società e i Paesi si sono sviluppati”.
A questa considerazione, l’autore ne aggiunge un’altra, altrettanto importante: “la geografia è una parte importante del perché, come pure del cosa (accade nel mondo).Potrà non essere il fattore determinante, ma è certamente quello più trascurato”.
Come dice il titolo, il libro presenta 10 mappe, ognuna delle quali viene spiegata in un capitolo, pieno di considerazioni che fanno riflettere. Queste mappe sono dedicate, nell’ordine, alla Russia, alla Cina, agli Stati Uniti, all’Europa Occidentale, all’Africa, al Medio Oriente, a India e Pakistan, a Corea e Giappone, all’America Latina, e infine all’Artico.
Una volta “gustati” questi dieci capitoli, non si può non concordare con l’autore, quando afferma nelle Conclusioni, che “la geografia è sempre stata una specie di prigione, che definisce cosa sia o cosa possa essere una Nazione, e una prigione dalla quale i nostri leader mondiali hanno spesso lottato per evadere”.
Ma anche la geografia cambia, ricorda ancora l’autore; e, inoltre, i cambiamenti climatici, le guerre per l’acqua, e persino la corsa allo spazio portano nuovi pericoli, danno luogo a nuovi problemi e creano nuove prospettive.
L’importante è che l’uomo, e in special modo il leader politico, capisca che non si può trascurare le realtà del mondo in cui lui (o lei) e il suo popolo sono nati, sono cresciuti e intendono vivere. Senza la consapevolezza dei limiti e delle possibilità posti dalla geografia, nessuna strategia e nessuna politica avranno successo.