Siria: Stati Uniti, quale sarà la decisione di Donald Trump?
Ennesimo momento di stallo nell’ interminabile crisi siriana e mediorientale. «Non possiamo lasciare che atrocità» come quella in Siria «si verifichino»: all’attacco chimico «risponderemo con forza». A dirlo il presidente americano Donald Trump che, tornando a condannare l’ «odioso attacco» contro civili innocenti perpetrato con l’uso di armi chimiche, forse cloro, a Douma, un sobborgo nella Ghouta orientale, dove sabato scorso sono morte quasi 100 persone per probabile soffocamento, non esclude alcuna opzione sulla Siria, compresa quella militare che rimane sul tavolo. «Prenderemo qualche decisione importante nelle prossime 24-48 ore» ha rivelato l’ inquilino della Casa Bianca. Qualora fosse dimostrato – ha incalzato Trump – che la responsabilità sia della «Russia, della Siria, dell’Iran o di tutti e tre insieme», «tutti pagheranno un alto prezzo».
« Molti morti, incluse donne e bambini, nello scriteriato attacco chimico in Siria. L’area dell’atrocità è sotto assedio e completamente circondata dall’esercito siriano, rendendola completamente inaccessibile al mondo esterno. Il presidente Putin, la Russia e l’Iran sono responsabili per il sostegno all’animale Assad» aveva scritto in un tweet Trump. Alla tragedia di sabato, è seguita, ieri, la notizia per cui, almeno 12 militari, tra cui strateghi iraniani, sarebbero periti sotto i raid missilistici compiuti nella notte contro la base aerea T4 Tayfur vicina ad Homs, nella Siria centrale. Questo colpo, di cui forse è da escludere un collegamento con quanto avvenuto a Douma, secondo la Russia e alcuni media arabi tra cui la tv di Stato siriana , sarebbe stato uno dei periodici attacchi condotti dagli F15 israeliani contro basi iraniane e di Hezbollah in Siria. Il raid aereo israeliano, né smentito né confermato dallo Stato Ebraico, «non rimarrà senza risposta» ha promesso Ali Akbar Velayati, un alto funzionario iraniano, in visita in Siria mentre il ministero degli Esteri russo ha invitato l’ambasciatore israeliano, Gary Koren, per discutere «delle situazioni in Siria e nella striscia di Gaza» e «dei rapporti bilaterali» tra Mosca e Israele.
Gli Stati Uniti e altri otto paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu – Gran Bretagna, Francia, Polonia, Olanda, Svezia, Kuwait, Perù e Costa d’Avorio – hanno chiesto una riunione di emergenza dei Quindici sull’attacco chimico in Siria. Riunione nella corso della quale, l’ambasciatore americano presso le Nazioni Unite (Onu), Nikki Haley, ha sostenuto che solo un mostro può prendere di mira civili, assicurandosi che non ci siano ci siano ambulanze che trasportino i feriti o ospedali dove curare i feriti, precisando che «non possiamo trascurare il ruolo della Russia nel proteggere il regime siriano che continua a produrre distruzione». «La storia registrerà questo momento come quello in cui il Consiglio di sicurezza ha fatto il suo dovere o quello in cui ha dimostrato il suo assoluto e completo fallimento nel proteggere il popolo siriano. Qualunque sia il caso, gli Stati Uniti risponderanno» perché «siamo arrivati al punto in cui il mondo deve veder giustizia fatta» ha chiosato l’ ambasciatore.
Il governo di Damasco si è detto pronto, nel pomeriggio, ad accogliere gli osservatori dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (Opac) a Douma affinché facciano luce sul presunto attacco chimico, ma la posizione di Mosca è quella enunciata, stanotte, dal rappresentante permanente russo all’Onu, Vasily Nebenzya: «Uno degli obiettivi del finto (attacco) di sabato a Duma e’ distrarre l’attenzione pubblica dalla commedia sul caso Skripal» evidenziando che Londra «ha scaricato accuse non verificate sulla Russia e raggiunto il suo obiettivo primario: assicurarsi la solidarietà’ degli alleati nella costruzione di un fronte anti-russo».
Dunque la tensione con Mosca non fa che salire. La Russia – ha ribattuto il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov – che i suoi esperti militari non hanno trovato «tracce di cloro o di altre sostanze chimiche usate contro i civili». Il capo della diplomazia russa ha poi messo in guardia gli Stati Uniti dallo sferrare raid militari in Siria in quanto, «lo sapete, abbiamo degli obblighi nei confronti della Siria e i nostri militari hanno già espresso i loro commenti». Obblighi fondati sul «nostro accordo concluso con il legittimo governo della Repubblica araba siriana su richiesta di questo governo, che è, per inciso, uno stato membro delle Nazioni Unite».
Nel frattempo, Donald Trump ed Emmanuel Macron hanno condannato «fortemente l’orribile attacco con armi chimiche in Siria e hanno concordato che il regime di Assad deve essere chiamato a rispondere per i suoi continui abusi dei diritti umani». Washington e Parigi avrebbero altresì stabilito di «scambiare informazioni sulla natura dell’attacco e di coordinare una forte risposta comune», ribadendo « il desiderio di una forte risposta da parte della comunità internazionale a queste nuove violazioni dei divieti sulle armi chimiche». Proprio oggi, in Parlamento, il premier francese Edouard Philippe è tornato ad esprimere le «particolari responsabilità» degli alleati del regime siriano nel presunto recente attacco chimico a Duma e ha detto «l’uso di queste armi dice cose sul regime e la nostra reazione all’uso di queste armi dirà cose su chi siamo» ha detto Philippe in parlamento.
Oltre alla Francia e alla Gran Bretagna, anche la Germania, per bocca di Angela Merkel, durante una conferenza stampa congiunta a Berlino con il presidente ucraino Petro Poroshenko, ha espresso la sua posizione: «Credo che le prove che si sia perpetrato un attacco con armi chimiche siano molto chiare. E’ sconcertante che dopo tante discussioni su scala internazionale e tanti divieti si sia tornati a riutilizzare ancora una volta le armi chimiche. E purtroppo dobbiamo presupporre che sia stato proprio così». «Pagherete un prezzo molto caro. Maledico il responsabile, chiunque sia stato» ha minacciato Erdogan mentre il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha sottolineato come «ogni utilizzo confermato di armi chimiche, non importa da quale parte in conflitto né le circostanze, è aberrante e una flagrante violazione del diritto internazionale. La gravità delle recenti accuse necessita di un’indagine approfondita che si avvalga di competenze imparziali, indipendenti e professionali».
Quale, dunque, potrebbe essere la decisione di Trump? “La risposta, se ci sarà, sarà essenzialmente aeronavale, con bombardamenti. Sarebbe una risposta simile a quella avvenuta l’ anno scorso. Potrebbero venire lanciati dei missili oppure potrebbero essere decisi dei bombardamenti con aerei. E’ altamente probabile una risposta dove l’ equipaggio non è messo in pericolo” osserva l’ Ammiraglio Ferdinando Sanfelice Di Monteforte, docente di Strategia presso l’Università di Trieste e già Rappresentante Militare per l’Italia presso i Comitati Militari NATO e UE.
A confermare tale scenario, vi sarebbe la circostanza, diffusa dal quotidiano turco ‘Hurriyet’, per cui un cacciatorpediniere americano, il Donald Cook, dotato di missili Tomahawk, avrebbe lasciato il porto cipriota di Larnaca, e avrebbe raggiunto le acque territoriali siriane e, in particolare, il porto di Tartus nei pressi del quale si trova anche l’unica base russa nel Mediterraneo. Secondo la stessa testata turca, suffragando l’ ipotesi di aumento delle ostilità tra Washington e Mosca, in mattinata, mentre l’ imbarcazione statunitense raggiungeva le acque siriane, sarebbe stata sorvolata da alcuni jet russi a bassa quota per quattro volte, mettendo in atto manovre di disturbo. Ma entrambe le notizie non avrebbero trovato la conferma della marina americana. Inoltre, a detta di Nbc TV, l’esercito russo, già da qualche settimana, starebbe agendo in modo tale da offuscare il segnale di alcuni droni americani nel cielo sopra la Siria, sabotando le operazioni a stelle a strisce.
«Avete avviato una campagna di aggressione contro la Russia e contro la Siria, un Paese sovrano. State usando toni offensivi che vanno ben oltre quelli della Guerra Fredda. Non vi rendete conto fino a che livello di rischio state spingendo la situazione internazionale. Noi non vi chiediamo niente, noi non vogliamo essere vostri amici. Vogliamo solo delle relazioni civili, che voi disprezzate» ha stigmatizzato, ieri, sempre in sede di riunione del Consiglio di Sicurezza la rappresentante russa Vassily Nebenzia.
Ma, nonostante i forti contrasti, delle possibili reazioni da parte della Russia ad un attacco americano, l’ Ammiraglio Sanfelice Di Monteforte non appare convinto: “Non è detto perché io ho sempre più l’ impressione che nel Medioriente gli Stati Uniti e la Russia perseguano obiettivi simili, ovvero sventare la minaccia posta dalla galassia islamica. E’ probabile che condanni e non intervenga in quanto non ha alcun interesse a mettersi contro gli Stati Uniti, al di là della retorica verbale e delle tensioni che ci sono. Entrambi conducono una politica di contenziosi localizzati e di laissez-fare, evitando lo scontro aperto”.
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