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FINO A PROVA CONTRARIA – GIANCARLO CAPOZZOLI

Roma. Mediterranean Insecurity

Intervista al Presidente Ferdinando Sanfelice di Monteforte e al Direttore Laura Quadarella Sanfelice di Monteforte

D: Ammiraglio Ferdinando Sanfelice di Monteforte, Lei e sua moglie avete fondato il think tank “Mediterranean Insecurity”. Sulla importanza del Mediterraneo, mi sembra evidente. Ma volevo chiederLe esattamente il perché di questa scelta.

R: Il Mediterraneo è l’area in cui noi Italiani viviamo, e che per la sua collocazione nel mondo, al centro del continente euro-afro-asiatico, è il punto nel quale si accumulano le tensioni, le rivalità e le lotte tra i principali attori dei tre continenti confinanti. La sua importanza è tale che tutte le potenze del momento hanno sempre voluto influenzare gli eventi che vi si svolgono. In sintesi, come dicono i Tedeschi, il Mediterraneo è il “Mare di mezzo” (Mittelmeer), e soffre per questo sovrapporsi di volontà di dominio e di interferenze esterne.

D: Ammiraglio Sanfelice, Lei è il Presidente del think tank Mediterranean Insecurity. Quali sono le motivazioni che vi hanno spinti a fondarlo?

R: Abbiamo fondato questo think tank sei anni fa, mia moglie ed io, partendo dall’osservazione che, nel mondo di oggi, i decisori e i giornalisti hanno sempre meno tempo per approfondire i problemi che devono affrontare. Quindi, ci siamo preoccupati di fornire, attraverso saggi di spessore accademico, ma comprensibili anche ai non addetti ai lavori (per non parlare del grande pubblico), quell’importante bagaglio di conoscenze storiche e geopolitiche che possono aiutare ad approfondire le tematiche, a tutto vantaggio della saggezza delle decisioni.

D: Lei, professoressa Quadarella Sanfelice, è invece il Direttore e quindi si occupa anche di coordinare i vari approfondimenti. Quali sono gli argomenti principali trattati dal Vostro Think tank e quali, in particolar modo, in questo quarto volume uscito di recente?

R: Stiamo cercando di raccogliere periodicamente le analisi dei nostri collaboratori, affinché i lettori ne possano trarre, anche in futuro, utili spunti di riflessione per comprendere la realtà geopolitica in cui ci troviamo. Penso che ogni volume, che pubblichiamo in formato cartaceo e in ebook, rappresenti un quadro abbastanza completo ed attuale del mondo in cui viviamo. Come dico sempre a tutti i nostri collaboratori, noi approfondiamo qualsiasi tematica abbia dei significativi risvolti sulla sicurezza del Mediterraneo, e nell’attuale contesto ci troviamo davanti ad un mondo globalizzato, tanto che le ripercussioni della guerra tra Russia e Ucraina sono ad esempio sotto gli occhi di tutti. Per questo numerose sono state le analisi che hanno affrontato la questione dal punto di visto storico, politico, militare ed economico, guardando anche alla retorica presente sul fronte russo, cercando quindi di coinvolgere anche profondi conoscitori delle dinamiche russe e delle loro letture della realtà internazionale, esperti capaci di leggere il russo e che hanno studiato relazioni internazionali in Russia. Questo è solo un esempio di quello che si trova all’interno del nostro ultimo volume, che contiene analisi anche delle crisi economiche e sociali di vari Paesi del Nord Africa e del Medio Oriente, così come l’avanzata del fenomeno jihadista in numerose zone dell’Africa e l’aumento del fenomeno dell’estremismo violento di destra in Europa, negli Stati Uniti ed in altri continenti.

D: Ammiraglio, torniamo al Mediterraneo: in quale situazione si trova, a suo avviso, l’Italia, posta com’è al centro di questo mare strategico…?

R: L’Italia ha raggiunto da alcuni decenni un livello di benessere senza precedenti, grazie alla sua caratteristica di Paese manifatturiero, che quindi dipende dal commercio internazionale, malgrado le sue fragilità. Sedare i contenziosi ed aprirsi agli altri significa ridurre le instabilità e le tensioni, a tutto vantaggio della nostra sopravvivenza economica. Questo è l’approccio seguito dai governi negli ultimi 70 anni ed è quanto essi devono continuare a fare.

D: Direttore, ha fatto riferimento ad una sezione del vostro sito e delle vostre ricerche appositamente dedicata al Terrorismo. Che sviluppi in questo campo? Quali novità?

R: Sono oramai due anni che abbiamo creato un’apposita sezione, perché purtroppo dinanzi ad altri fenomeni che si impongono nel dibattito pubblico, si tende a parlare meno di terrorismo, estremismo e radicalismo. Credo che sia un grosso sbaglio. Da un lato abbiamo il terrorismo jihadista che seppur attacca meno in Occidente e non possiede il controllo territoriale di grandi aree, avanza silenziosamente in numerose zone dell’Africa e del Medio Oriente. Dall’altro lato, invece, ci sono movimenti dell’estremismo violento che stanno coinvolgendo un numero sempre maggiore di giovani fanatici, soprattutto in Europa e Stati Uniti, e non andrebbero assolutamente sottovalutati. Le analisi di questa sezione sono contraddistinte nella sezione “Approfondimenti sul terrorismo”.

D: Ammiraglio, la guerra tra Russia e Ucraina si è imposta nella discussione politica nazionale e internazionale, con tutto il carico drammatico che una guerra impone. Lei stesso ha dedicato molta attenzione, nei suoi interventi, alla guerraA suo avviso, quali possono essere i suoi possibili sviluppi?

R: In vari studi, che abbiamo pubblicato sul nostro sito, ho messo in evidenza che la guerra tra Russia e Ucraina è una resa dei conti tra i due popoli, con gli Ucraini che cercano di liberarsi dal loro oppressore secolare. Se la Russia non capirà che solo l’uso di “soft power” da parte sua potrà attenuare nel tempo l’odio degli Ucraini verso di lei, rischiamo di assistere a una guerra senza fine, che potrebbe coinvolgere il mondo intero. In sintesi, potremo anche arrivare a un armistizio, ma la pacificazione tra i due popoli richiede molto più che i buoni uffici di terze parti, intese a trovare un compromesso accettabile, per sospendere il conflitto.

D: Direttore, ho il piacere di conoscere e apprezzare personalmente molti dei saggisti che collaborano per il vostro volume. Come avviene la scelta dei selezionati?

R: Il mio lavoro è anche quello di ricercare persone altamente qualificate e coordinare una squadra multiforme di studiosi, che sappiano stare al passo con gli sviluppi dell’attualità internazionale, ma senza rincorrere gli eventi, analizzando piuttosto i fenomeni. Una cosa che credo sia importante sottolineare è l’assoluta libertà che lasciamo ai nostri collaboratori, perché, come è giusto che sia, Mediterranean Insecurity è un think tank, e deve quindi essere un luogo di incontro di pensieri: è per questo assolutamente apolitico e libero. E chiunque voglia collaborare con noi può scriverci.

D: Per concludere Presidente Sanfelice, vista la sua straordinaria esperienza, quali sono, a suo avviso, le prospettive per la nostra generazione?

R: La nostra generazione ha vissuto un periodo di prosperità mai così diffuso in tutti gli strati della popolazione, anche se non abbiamo mai raggiunto i livelli di benessere dei popoli del Nord Europa. Ora dobbiamo difendere quanto conquistato in questi decenni, a beneficio delle generazioni che vengono dopo la nostra. Starà alla nostra abilità, ma anche alla nostra capacità di comprendere l’evoluzione del mondo intorno a noi, prevenendo i pericoli, fare quanto possibile per garantire la prosperità anche a chi viene dopo di noi.