scarica il file in formato pdf – Al Zawahiri – agosto 2022- LQSdM
Al Zawahiri è stato “eliminato”. Un successo?
Sicuramente una vendetta! Ma ora cosa accadrà?
Laura Quadarella Sanfelice di Monteforte[1]
L’annuncio
A distanza di poco più di un decennio, un altro Presidente americano ha appena annunciato l’eliminazione del nemico numero uno, del Capo di Al Qaeda.
Allora, nel maggio 2011, Obama annunciò che gli Stati Uniti avevano condotto un’operazione durante la quale era stato ucciso Osama bin Laden e, a dieci anni dagli attacchi dell’11 settembre e dall’inizio della Guerra in Afghanistan, gli Stati Uniti e il mondo intero avevano tirato un sospiro di sollievo. Non contava il numero di persone che aveva perso la vita nel blitz di Abbottabad, né chi sarebbe succeduto allo storico e carismatico fondatore del gruppo jihadista: in tutti era salda la convinzione che il mondo sarebbe stato più sicuro.
Oggi, dopo altri dieci anni di guerra in Afghanistan, e di fatto ad un anno esatto dal ritiro non vittorioso da Kabul, tornata sotto il controllo dei talebani, che a Doha si erano impegnati a prendere le distanze dal terrorismo, Biden ha annunciato l’eliminazione di Al Zawahiri, successore di bin Laden alla guida del gruppo che insieme avevano fondato: colpito da un drone in modo chirurgico mentre si affacciava dal balcone della sua casa di Kabul, senza l’intervento di uomini sul terreno.
Tra questi due annunci, vi fu quello di un altro Presidente statunitense, Trump, relativo all’uccisione di Al Baghdadi, fondatore e leader dell’Islamic State, anzi Califfo dell’Islamic State, il gruppo jihadista che “si è fatto Stato”.
Differenti le modalità con cui sono stati eliminati, differenti le personalità, differenti i contesti, ma anche le parole e i modi con cui i tre annunci sono giunti al mondo. Annunci che in comune hanno forse solo la determinazione di apparire come chi elimina i nemici!
Pacato e istituzionale il discorso di Obama, che aveva descritto i fatti[2] e rilanciato la lotta al terrorismo[3] precisando come non significasse lotta ai musulmani, ribadendo il concetto di unica Nazione, che rispondeva ad un attacco sferrato unilateralmente da Al Qaeda sotto la guida di bin Laden. Poco dopo erano state diffuse le foto scattate nella notte nella Situation Room, mentre il Presidente, il suo allora vice Biden, il Segretario di Stato Hillary Clinton, e vari Generali e alti funzionari seguivano in diretta i drammatici momenti dell’assalto: immagini apparentemente spontanee, in cui una sconvolta Clinton si mette una mano davanti alla bocca, mentre tutti gli altri seguono in diretta le fasi concitate seduti in ordine sparso, con al centro della scena un Generale e non il Presidente Obama, che indossa un giubbino sopra la camicia, senza cravatta.
Nel caso dell’annuncio fatto da Trump fu solo la foto rilasciata dal suo staff ad essere “fin troppo” istituzionale, tanto da essere irrealistica come foto scattata durante un blitz, mentre nel discorso dell’annuncio il Presidente definì Al Baghdadi un “codardo”, “morto come un cane”[4]. Nelle parole del Presidente c’era un chiaro e rozzo tentativo di umiliare il nemico ed i suoi seguaci.
Poche ore fa, un Biden in isolamento per via della sua positività al COVID ha detto, come Obama, “Giustizia è stata fatta”[5], potendo aggiungere che non vi erano state vittime civili, essendo stato Al Zawahiri colpito con dei droni mentre – a quanto si sa – era affacciato sul balcone di casa. Nel suo discorso Biden ha poi ricordato il ruolo cruciale che questi aveva avuto in numerosi attacchi contro cittadini americani, prima e dopo quelli dell’11 settembre, precisando a chiare lettere che gli Stati Uniti continuano a dimostrare la capacità di difendere i propri cittadini da chi li minaccia: “non importa quanto tempo serva e dove ci si nasconda, se si minaccia gli Stati Uniti si viene trovati”[6]. Questo sostanzialmente il messaggio, un messaggio di vendetta e di minaccia per chiunque voglia in futuro attaccare gli Stati Uniti.
E ora? Siamo più sicuri?
Ma siamo certi che, per quanto giusta, l’eliminazione di Ayman Al Zawahiri renda il mondo più sicuro?
Non lo fece l’eliminazione di bin Laden, che ebbe il merito di allontanare il pericolo dal suolo americano, ma forse favorì la nascita dell’Islamic State. Al Baghdadi, allora capo della branca irachena di Al Qaeda, a meno di due anni dall’uccisione di Osama bin Laden sfidò apertamente Al Zawahiri, privo del carisma del suo predecessore: nell’aprile 2013, Al Baghdadi si arrogò il diritto di annettersi l’allora branca siriana Al Nusra e poi di fondare, contro il volere del nuovo Capo di Al Qaeda, cui evidentemente non riconosceva piena autorità, prima l’Islamic State in Iraq e Levante (ISIL) e poi addirittura, un anno e una incredibile conquista territoriale dopo, l’Islamic State (IS) senza più alcuna limitazione geografica. Si arrivò così alla proclamazione dalla Moschea di Mosul della nascita di quel Califfato che per anni ha avuto il suo cuore tra Siria e Iraq, ed è stato in grado di stabilire “province” in quasi ogni zona del mondo (anche se non sempre dotate di controllo sul territorio) e di provocare un’ondata di attacchi del terrorismo fai da te che hanno terrorizzato l’Occidente per anni.
Si tratta di un Califfato che ha mostrato una brutalità che non è mai stata propria di Al Qaeda, ma anche dimostrato un’efficienza e una capacità di amministrare grandissimi territori che forse neanche l’organizzazione da cui è nata ha, o quantomeno non ha mai potuto mostrare. Ancor oggi che ha perso il controllo dell’area siro-irachena, ove è ancora fortemente presente ma è tornato ad operare come gruppo insorgente/terrorista, il Califfato è operativo tanto sul web quanto in vari continenti, acquisendo sempre più forza soprattutto in Africa.
E dunque, forse, neanche l’eliminazione di Al Baghdadi ha reso il mondo più sicuro: ha reso temporaneamente acefalo l’Islamic State, che però è sopravvissuto. È sopravvissuto perché sono sopravvissuti la sua strutturata e gerarchizzata struttura e le sue idee, che ancorché in Occidente in molti fanno finta di non capire, sono condivise da alcune fasce della popolazione sunnita, frustrata da decenni di malgoverno e perdita dei valori islamici, laddove tutti i mali vengono attribuiti alla corruzione e questa è additata come una importazione dall’Occidente, cui è attribuito il “peccato originale” di aver smembrato il Califfato dopo la fine della Prima Guerra Mondiale.
E ora? Cosa ne sarà di Al Qaeda e cosa ne sarà dei movimenti jihadisti in genere dopo la morte dell’ultimo dei fondatori del gruppo?
Si può concordare sul fatto che eliminare il Dottor Al Zawahiri sia stato un “atto di giustizia”, seppur in assenza di un processo e su suolo straniero, e sicuramente è stato un grandissimo successo dell’intelligence statunitense, sia nell’individuare l’appartamento dove viveva e nello studiare le sue abitudini, sia nell’eseguire l’operazione senza provocare vittime civili. Ma, rovescio della medaglia, in prospettiva, eliminare un nemico che si conosce da decenni è un bene o un male?
Da analista, preferisco analizzare le mosse di un nemico che conosco, così posso studiarle e prevederle, e quindi magari prevenirle.
Conoscevamo Al Zawahiri dai tempi dell’assassinio di Sadat, sapevamo come ragionava, Al Qaeda sarà ora imprevedibile.
Questo non significa che sarà più pericolosa, ma sarà molto più difficile da controllare. Non sappiamo quanti attacchi siano stati sventati negli ultimi anni, ma sono stati sicuramente tanti, e da oggi sarà più difficile farlo, per non parlare del fatto che potrebbe tornare al vertice dell’organizzazione un leader che, come faceva bin Laden, pensi più a colpire l’obiettivo lontano, l’Occidente e soprattutto gli Stati Uniti, che quello vicino, cosa su cui si era concentrato Al Zawahiri. Questo nuovo leader potrebbe poi volersi affermare “mostrando i muscoli”, dimostrando di avere le capacità di vendicare il Dottor Al Zawahiri.
Solo il tempo ci mostrerà cosa avverrà, ma se adesso siamo più sicuri perché abbiamo un nemico in meno, siamo meno sicuri perché non conosciamo il nostro nuovo nemico, e come diceva Sun Tzu “se conosci il tuo nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura”.
Continuando con le citazioni, si dice “morto un Papa, se ne fa sempre un altro”, e seppur l’uso di questo motto a qualcuno potrebbe sembrare irriverente, è valido anche per i gruppi jihadisti. Non ci resta che aspettare l’annuncio di Al Qaeda, che farà l’elogio funebre del vecchio leader, morto da martire per mano statunitense, e darà il nome del nuovo.
Per quest’ultimo passaggio potrebbe servire tempo, anche perché le consultazioni tra i leader di Al Qaeda Core e quelli dei suoi gruppi affiliati (da Al Qaeda nel Maghreb Islamico a Al Qaeda nella Penisola Arabica, da Al Shabaab a Al Qaeda nel Sub-continente indiano) non sono certo semplici, e potranno essere un’opportunità per i servizi intelligence di mezzo mondo per intercettare messaggi, leader e intermediari.
Dopo alcuni recenti rapporti delle Nazioni Unite[7] sull’attivismo di Al Qaeda in Afghanistan e dopo l’uccisione di Al Zawahiri a Kabul, possiamo oggi dire apertamente che si tratterà di uno scambio di comunicazioni che avrà probabilmente come epicentro l’Afghanistan, grazie a quella libertà di movimento di cui i qaedisti sembrano poter godere nel Paese, malgrado gli impegni assunti a Doha dai talebani, anche se l’individuazione stessa di Al Zawahiri a Kabul potrebbe far immaginare che Al Qaeda non goda del sostegno di tutte le fazioni talebane.
[1] Le opinioni espresse si riferiscono all’Autrice, e non corrispondono necessariamente alla posizione dell’Amministrazione di appartenenza.
[2] “Good evening,
Tonight, I can report to the American people and to the world that theUnited States has conducted an operation that killed Osama bin Laden, the leader of al Qaeda, and a terrorist who’s responsible for the murder of thousands of innocent men, women, and children” questo l’incipit del discorso presidenziale.
[3] “We quickly learned that the 9/11 attacks were carried out by al Qaeda – an organization headed by Osama bin Laden, which had openly declared war on the United States and was committed to killing innocents in our countryand around the globe.
And so we went to war against al Qaeda to protect our citizens, our friends, and our allies”, sempre dal discorso del Presidente Obama.
[4] Queste le parole del Presidente Trump nel discorso ufficiale: “He died after running into a dead-end tunnel, whimpering and crying and screaming all the way. […] He died like a dog. He died like a coward.”.
[5] “Now, justice has been delivered” le testuali parole del Presidente Biden.
[6] Queste le parole del Presidente: “The United States continues to demonstrate our resolve and our capacity to defend the American people against those who seek to do us harm.
You know, we — we make it clear again tonight that no matter how long it takes, no matter where you hide, if you are a threat to our people, the United States will find you and take you out.”.
[7] Si veda, da ultimo, il “Thirtieth report of the Analytical Support and Sanctions Monitoring Team submitted pursuant to resolution 2610 (2021) concerning ISIL (Da’esh), Al-Qaida and associated individuals and entities” (S/2022/547) del 15 luglio 2022. Più approfonditamente, si veda anche il “Thirteenth report of the Analytical Support and Sanctions Monitoring Team submitted pursuant to resolution 2611 (2021) concerning the Taliban and other associated individuals and entities constituting a threat to the peace stability and security of Afghanistan” (S/2022/419) di fine Maggio 2022.