scarica il file in pdf – NATO va tutto ben madama la marchesa- giugno 2024 – cucchi
Brevi riflessioni del Generale Cuccchi sul destino della NATO, sul ruolo degli Stati Uniti e su quello che l’Unione Europea dovrebbe assumere nell’Alleanza Atlantica[1]
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“tutto va ben, madama la marchesa…”:
la NATO davanti alle attuali crisi internazionali!
Gen. C. d’A. Giuseppe Cucchi
Andando indietro nel tempo e riesaminando passo per passo l’intera storia della NATO non credo che sia possibile identificare un periodo di durata prolungata più pericoloso di quello attuale.
Il confronto fra la Russia e l’Ucraina coinvolge infatti pesantemente da parecchio anche l’Alleanza Atlantica trascinata – per buona parte suo malgrado, ma comunque in un modo cui ella non sa reagire – in una escalation che rischia sempre più di rivelarsi esplosiva.
Così, mentre le linee rosse fissate dai contendenti vengono ogni giorno oltrepassate con una regolarità che non si può definire altro che tragica, le minacce di aprire la porta ad un conflitto generalizzato, che potrebbe essere al medesimo tempo convenzionale e/o nucleare, si moltiplicano anche esse, diventando sempre più credibili.
Qualsiasi speranza che la situazione possa mutare a breve scadenza è poi resa vana dalla effettiva assenza dalla scena internazionale degli Stati Uniti, impegnati in una difficilissima campagna elettorale presidenziale che impedisce loro da un lato di aiutare almeno logisticamente l’Ucraina al livello a cui ciò andrebbe fatto, dall’altro di svolgere quella funzione di pilastro portante e trainante della NATO che solo a loro può essere ragionevolmente affidata.
Per molti versi poi le elezioni di Washington rischiano di essere non soltanto una precisa valutazione della rispettiva forza di democratici e repubblicani ma piuttosto una porta che una volta aperta darà il via ad una resa di conti interna destinata a sconvolgere una grande democrazia che attraversa una difficilissima crisi evolutiva.
Quanto sia confuso lo scenario lo dimostra tra l’altro quella che è stata sino ad ora la scelta dei candidati alla Presidenza USA da parte di due partiti che rischiano di affidarsi, in questo pericoloso tornante della storia nazionale, a figure umane di cui il minimo che si possa dire è che sono entrambe per molti versi discutibili.
Istintivo viene a questo punto l’impulso a porsi quella stramaledetta domanda che troppo tempo aleggia sul cielo, e sul destino, della Alleanza Atlantica e che nessuno ha avuto sino ad ora il coraggio di formulare ad alta voce, vale a dire se gli Stati Uniti siano ancora affidabili o meno come leader di quella parte di mondo che per tanti anni si è autodefinito come Occidente.
In un clima di guerra alle porte come quello in cui stiamo vivendo il quesito è realmente angosciante, considerato come la nostra Europa dipenda pressoché integralmente per la propria sicurezza da una duplice garanzia americana, estesa contemporaneamente tanto al piano convenzionale quanto a quello nucleare.
È inutile, a quanto è dato di comprendere, sperare che il problema possa essere affrontato per iniziativa della Alleanza Atlantica, trasformatasi negli ultimi venticinque anni in un passivo zombie del tutto dominato dagli USA che la gestiscono come se essa altro non fosse che un contenitore di rapporti bilaterali tra loro ed i paesi europei, oltretutto mantenuti ad un livello estremamente competitivo fra loro.
Di fronte all’impellente necessità di chiederci dove stiamo andando, la NATO fa così la politica dello struzzo, affidandosi a Segretari Generali debolissimi che hanno unicamente il compito di fungere da amplificatori delle tesi americane cercando di conferire loro la dignità di scelte comuni.
In questo clima di “tutto va ben, madama la marchesa …” l’iniziativa non potrebbe quindi essere altro che europea. L’Unione dovrebbe infatti, spinta dal grave rischio che sta correndo, porsi in condizione di divenire veramente quel “pilastro europeo dell’Alleanza” di cui si parla da sempre senza però compiere molti passi nella giusta direzione; un pilastro capace, tra l’altro, di interloquire con il “pilastro americano” nel quadro di un dibattito tanto vivo da farli crescere entrambi.
Dal punto di vista pratico, una volta acquisita la volontà politica, almeno nel settore convenzionale l’operazione non dovrebbe essere difficile.
Malgrado le folli riduzioni di organici che hanno contrassegnato il periodo in cui si voleva ad ogni costo percepire il cosiddetto “dividendo della pace” gli strumenti militari europei, una volta assiemati, darebbero infatti vita ad una forza di tutto rispetto, sostenuta poi da un complesso militar/tecnico/industriale che è probabilmente ancora il migliore del mondo.
Ben diverso il discorso in ambito nucleare ove, a parte l’isolato e modesto potenziale nucleare francese, l’azione congiunta della collettiva adesione al Trattato di Non Proliferazione e della fiducia in una garanzia americana che ora non appare certo sicura come un tempo hanno lasciato l’Unione Europea pressoché priva di mezzi in un mondo – e per noi soprattutto in un Mediterraneo – destinato ad essere pieno, a scadenza molto breve, di tigri nucleari.
È tempo di muoversi dunque, di mettere da parte le esitazioni, di avere il coraggio di prendere decisioni fondamentali come quella di denunciare collettivamente il Trattato di Non Proliferazione trasformando poi l’Unione Europea in una grande potenza nucleare. È tempo anche, a monte di tutto questo, di rendersi conto di come la sicurezza non possa e non debba essere considerata quale un dono divino che rientri nel nostro diritto ma come essa abbia un costo che deve essere pagato giorno dopo giorno, qualsiasi sia il sacrificio che occorre compiere per procurarsela.
La pace? È certamente una cosa bellissima, la migliore delle condizioni, ma essa non premia certo coloro che non sono capaci di compiere tutti gli sforzi ed i sacrifici che sono indispensabili per preservarla!!!
[1] Mediterranean Insecurity ha il piacere di ospitare delle brevi e personali considerazioni del Generale di Corpo d’Armata Giuseppe Cucchi, già Direttore Generale del Dipartimento Informazioni per la Sicurezza della Presidenza del Consiglio.