Scarica il file in PDF – gruppi jihadisti e movimenti estremisti e il covid- novembre 2020- LQSdM
Gruppi terroristi e movimenti dell’estremismo violento di destra stanno sfruttando la pandemia del COVID-19
Laura Quadarella Sanfelice di Monteforte[1]
NOVEMBRE 2020
- Introduzione
Se le conseguenze geopolitiche del COVID-19 nei rapporti tra gli Stati si potranno vedere solo nel lungo termine, e non è pertanto ancora prevedibile quali tipi di cambiamenti si verificheranno nei rapporti di forza tra i Paesi, diversa la situazione per alcuni attori non statuali, che stanno traendo evidenti vantaggi dalla pandemia[2]. I primi segnali in tal senso si riescono già a vedere, come dimostrano i recenti attentati jihadisti in Europa e lo scontro tra laicismo e oltranzismo religioso sotteso ad alcuni di essi[3], nonché gli scontri favoriti dall’estrema destra in tante città occidentali tanto nel Vecchio Continente, ove gli estremisti cavalcano la crisi economica, quanto negli Stati Uniti[4], ove le conseguenze della pandemia e delle decisioni statali adottate per contenere la diffusione del virus si sono sommate al riaccendersi degli scontri razziali e al clima sviluppatosi intorno alla recente elezione presidenziale, una delle più divisive della storia americana.
Mentre da un punto di vista geopolitico e geostrategico è solo ipotizzabile che tra le conseguenze a lungo termine del COVID potrebbero verificarsi sconvolgimenti dell’ordine mondiale che nei oggi conosciamo, è dunque sin d’ora chiaro che alcuni attori non statuali si stanno sicuramente avvantaggiando riuscendo a sfruttare al meglio la situazione, volgendo in proprio favore il disagio sociale ed economico che il virus e le misure adottate per il contenimento della sua diffusione stanno provocando.
Tra tali attori non statuali troviamo, in primis, taluni gruppi jihadisti: nell’immediato sta raccogliendo i frutti chi come l’Islamic State fomenta l’odio verso “il nemico”, mentre nel lungo termine saranno soprattutto quelli che come Al Qaeda stanno usando la propaganda online in modo più raffinato, mostrandosi attenti alle esigenze di quanti vengono colpiti dal virus e di tutte le fasce di popolazione che stanno soffrendo più delle altre. Ma grazie al COVID e alla loro azione sul web stanno emergendo con forza sempre maggiore anche numerosi movimenti dell’estremismo violento, soprattutto di destra, che cavalcano la rabbia che la pandemia e le misure statali adottate hanno fatto aumentare soprattutto in talune fasce della popolazione, con effetti che si iniziano a delineare già in modo piuttosto evidente, ma capiremo pienamente solo nei prossimi.
Gruppi terroristi e movimenti dell’estremismo violento vedono questa crisi pandemica come un’occasione per perseguire i propri fini, profittando anche dell’indebolimento, materiale e morale, delle istituzioni statuali intorno a loro, o quantomeno della percezione che di esse hanno i cittadini, e del momento di debolezza economico-sociale di nuove fasce della popolazione, ora più facili sia da avvicinare, visto che una buona parte della vita si è trasferita online, sia da radicalizzare, alla luce del profondo disagio che si sta vivendo.
Nello specifico, ad avvantaggiarsi dell’attuale situazione è dunque in primis il terrorismo di matrice islamica, che malgrado la galassia jihadista sia divisa tra Al Qaeda e l’Islamic State (e i gruppi affiliati alla prima o che hanno giurato fedeltà al secondo)[5] sta cercando, seppur con modalità diverse, di raggiungere il medesimo obiettivo: la ricostituzione di quel Califfato che manca dalla fine della Prima Guerra Mondiale[6]. Seppur totalmente diverso è il loro atteggiamento verso l’Occidente, ambedue i network, intervenendo con comunicati ufficiali dei loro massimi leader, hanno affermato che la pandemia è una punizione divina verso l’Occidente, ma mentre IS ha invitato ad attaccarlo in questo momento di difficoltà, AQ dimostrando la sua solita saggezza e lungimiranza ha teso una mano a chi vive in Occidente invitandolo a pregare, studiare l’Islam e convertirsi.
I vantaggi che sono offerti dalla pandemia sono sfruttati anche dai movimenti dell’estremismo violento di destra, un variegato mondo nel quale vengono fatti rientrare suprematisti bianchi, razzisti, antisemiti, antislamici, xenofobi o anti-immigrati, solo per citarne alcuni. Si tratta di un fenomeno non nuovo, ma che negli ultimi anni si è trasformato in vera e propria minaccia alla pace e alla sicurezza, pur essendo ancora spesso sottovalutato laddove l’attenzione resta da decenni focalizzata soprattutto sul terrorismo jihadista. Costituiscono una minaccia che sta divenendo sempre più concreta alla luce del fatto che gli sconvolgimenti socio-economici provocati dalla pandemia e dal lockdown hanno favorito la nascita in numerosi Paesi di larghe fasce di popolazione che timorosa di perdere il proprio livello di benessere tende a credere più facilmente alle fake news diffuse ad arte sul web con lo scopo di favorire quella guerra civile, di matrice etnico-razziale, per il raggiungimento della quale stanno lavorando alcuni dei movimenti dell’estremismo di destra.
La capacità che gruppi jihadisti e movimenti estremisti stanno dimostrando nel saper sfruttare le opportunità offerte dalla pandemia rappresenta una minaccia concreta e crescente, che rischia di passare però in secondo piano davanti alle emergenze sanitarie ed economiche della crisi, tanto che anche i vertici delle Nazioni Unite, dell’Unione Europea e di numerose forze di polizia e agenzie di sicurezza di tutto il mondo hanno sottolineato agli Stati questo pericolo, cercando di attirare la loro attenzione, ed i loro sforzi, anche su di essa[7].
In particolare, già dalla primavera 2020, a pochi mesi dall’esplodere della pandemia, sono stati pubblicati i primi documenti ufficiali che sottolineano come essa venga sfruttata da gruppi terroristi e movimenti estremisti. Quanto all’Unione Europea, in maggio, in un documento che il Coordinatore anti-terrorismo ha inviato a tutte le delegazioni, dal titolo “Terrorism in Times of Corona: The development of the terrorist threat as a result of the Covid-19 crisis”[8], ha specificato che:
“To date, right-wing extremists appear to have been particularly shrewd in harnessing the pandemic to their political objectives. They exploit the current crisis to stigmatise minority groups and spread disinformation, and as an easily accessible ‘weapon’, inciting their supporters to deliberately spread the virus among their enemies. In addition, they have already used the risks associated with online gatherings to carry out cyberattacks. ‘Accelerationism’, the notion that largescale indiscriminate violence should be used to bring about a race war and societal change, appears more credible and appealing in times of a massive health crisis.
For terrorists of all stripes, the corona pandemic is likely to bring about an expansion in their arget selection. In the West, right-wing extremists and Jihadists could view attacks on medical personnel and facilities as highly effective, because these would generate a massive shock in society. As the pandemic spreads in the developing world, Jihadists and unaffiliated believers in conspiracy theories could do the same, especially if medical assistance can be linked to the West.
Fragile States and conflict areas are particularly vulnerable to the consequences of the pandemic. The sanitary and health crisis there could aggravate the security crisis there. We must continue to assist fragile States in their efforts to prevent and combat terrorism. An outbreak in the overcrowded camps and detention facilities in north-eastern Syria would be a disaster, which could lead to violent uprisings and lend credibility to extremist propaganda.
In Europe the uncertainty and anxiety engendered by the corona pandemic is likely to fuel the emergence of new forms of violent activism or even terrorism, linked to conspiracy theories, apprehension about perceived governmental overreach, and technophobia. These forms of violence are often encouraged by right-wing and left-wing extremists.
Finally, terrorists could also benefit from a diminished focus on counter-terrorism among national governments and regional and international organisations, which are likely to be distracted by the corona pandemic for months, if not years.”
Le Nazioni Unite, nel “Trend Alert” pubblicato in luglio dal Counter-Terrorism Committee Executive Directorate, dal titolo “MEMBER STATES CONCERNED BY THE GROWING AND INCREASINGLY TRANSNATIONAL THREAT OF EXTREME RIGHT WING TERRORISM”[9] hanno specificato che “extreme right-wing terrorists are using COVID-19-related conspiracy theories and disinformation to radicalize, recruit and fundraise, as well as seeking to inspire plots and attacks”.
La pandemia ci pone pertanto davanti ad un nuovo tipo di minacce, e si dovranno conseguentemente ripensare anche le politiche di counter-terrorism e di contrasto all’estremismo violento[10], come in questi mesi registrato dall’Interpol e da vari corpi nazionali di polizia[11]. Molti saranno gli aspetti da rivedere, ad iniziare dal controllo della propaganda online e da una maggiore attenzione verso i movimenti dell’estremismo violento, soprattutto di destra, che forse non hanno avuto quell’attenzione che meritavano a fronte di un settore che negli ultimi venti anni si è comprensibilmente concentrato soprattutto sul terrorismo jihadista, anche se mai è stata sottovalutata la minaccia proveniente dall’estremismo, né oltre-oceano[12], né qui in Europa[13].
L’isolamento imposto dalle misure anti-coronavirus ci tutela infatti dalla malattia, ma ha reso tutti più esposti ai richiami dei gruppi terroristi e dell’estremismo violento, che non si sono lasciati sfuggire l’occasione e stanno sfruttando tutti i vantaggi che questa situazione offre loro[14].
Gruppi terroristici e movimenti estremisti violenti stanno sfruttando la forzata quarantena a casa, il c.d. lockdown, per far propaganda online grazie al maggior tempo che si trascorre isolati in casa, con forti preoccupazioni per la salute e per la situazione economica, e naturalmente sempre connessi online.
Se alcuni gruppi jihadisti sin dalle primissime settimane della diffusione del virus hanno iniziato a renderlo protagonista della loro propaganda, additandolo come una malattia che colpisce gli infedeli e spingendo i propri seguaci a colpire con attacchi proprio in questo momento in cui i Paesi occidentali sono già esposti a questa grave minaccia, quasi tutti hanno pian piano optato, anche alla luce della diffusione veramente globale del coronavirus, per un’altra strategia: una strategia che prevede di sfruttarlo in altro modo, dimostrandosi attenti alle necessità delle “proprie popolazioni”, impartendo consigli ai propri seguaci e arrivando a fornire assistenza, anche sanitaria, in alcune zone più o meno sotto il proprio controllo[15].
Dal canto loro, i movimenti estremisti stanno invece sfruttato la situazione soprattutto su un duplice binario: da un lato operano per indottrinare con i loro soliti deliranti messaggi larghe fette di popolazione, che normalmente non ha ore da spendere in internet annoiata assorbendo come una spugna qualsiasi messaggio, cercando di attribuire a determinati gruppi etnici e/o Stati stranieri o gruppi di influenza la paternità/responsabilità della malattia e della sua diffusione; d’altro lato sfruttano le conseguenze della diffusione del virus e delle misure del lockdown per attaccare lo Stato per la sua inefficienza.
E tutti, naturalmente, hanno gioco facile grazie al “virus della paura”, che genera il timore non solo di perdere la propria vita (e quella dei propri cari), ma anche di perdere il proprio status socio-economico. Ecco che accanto alla pandemia del coronavirus ne troviamo un’altra, una “pandemia immateriale”, che nasce dalla paura e dall’odio, alimentati dalle fake news che circolano sui social network[16]. La c.d. “dimensione immateriale del contagio” è un fenomeno maggiormente presente in quelle società nella quali, come in Italia, l’opinione pubblica subisce la psicosi alimentata dai media, ma il problema riguarda un po’ tutto il “mondo connesso”, ovvero l’Occidente e quanti in ogni continente hanno accesso ad internet: chiunque acceda al web è inconsapevolmente esposto alla propaganda radicale e, in primo luogo, alle fake news, che non sono recepite come tali, né sono di chiara provenienza. Se infatti limitata è la popolazione mondiale che volontariamente si mette in contatto con un gruppo jihadista o un movimento estremista, tutti sono potenzialmente esposti alla disinformazione che essi mettono in rete come primo step verso un palese indottrinamento e, infine, un più o meno ufficiale reclutamento. L’azione della disinformazione è stata particolarmente importante sia direttamente incentrata al tema del coronavirus sia apparentemente non connessa ma effettuata nel tempo del coronavirus, tanto che anche l’Unione Europea davanti a questa nuova grande minaccia sta cercando di giungere ad una comune strategia per contrastarla[17]. Ricordiamo che le fake new sono alla base di pericolose teorie cospirative[18], tra le quali vedremo a breve quelle che legano la diffusione della pandemia alla tecnologia 5G.
Risulta pertanto di estremo interesse vedere come i diversi movimenti estremisti violenti stiano reagendo a questa pandemia sfruttandola in proprio favore: in alcuni casi hanno additato qualcuno come il nemico, responsabile della pandemia e delle sue negative conseguenze, talvolta invitando a colpire tale nemico, spesso responsabile della diffusione del virus stesso; in altri casi, agendo in modo ancor più subdolo, si sono semplicemente mostrati come dei perfetti sostituti di quello Stato che vogliono sovvertire e che, a loro dire, non sarebbe in grado di fornire i necessari servizi di supporto alla popolazione, o sta addirittura prendendo intensionalmente decisioni volte a favorire talune categorie a scapito di altre, sulla base di potenti pressioni di gruppi di interesse.
Pur nelle loro notevoli diversità, di sicuro una cosa accomuna al momento tutti i gruppi terroristi e i movimenti dell’estremismo violento: il coronavirus è stato integrato nella loro propaganda, divenendone a pieno titolo parte integrante e probabilmente tale rimarrà per un lungo periodo. Niente, è stato scritto, sarà più come prima. È vero anche in questo ambito! E tutti cercano di sfruttare la situazione per fare nuovi proseliti e per fomentare quel cambiamento che sperano possa portare al termine della pandemia ad un nuovo ordine mondiale. Essi, infatti, stanno cercando di acquisire una posizione di preminenza in vista del nuovo ordine mondiale che sperano si vada a delineare, anche grazie alle loro azioni: un ordine mondiale nel quale si potrebbero stravolgere i rapporti di potenza tra gli attuali attori internazionali, così come i valori su cui si basa l’attuale Comunità internazionale.
- I gruppi jihadisti
Venendo ora alla diversa postura assunta dai principali gruppi jihadisti, inizialmente hanno manifestato risposte a dir poco confuse nei confronti della diffusione del coronavirus, per poi trovare quella che per ciascuno di loro era la strada migliore per approfittare della situazione restando fedeli ai loro principi e comportamenti.
Prima di analizzare le varie posizioni, che nel mese di maggio 2020 sono state espresse in interventi ufficiali delle rispettive leadeship, alcune considerazioni hanno sicuramente accumunato un po’ tutti gli estremisti islamici, anche quelli non vicini a AQ o IS: il virus è una punizione divina e grazie ad esso i comportamenti occidentali non consoni all’Islam sono stati almeno temporaneamente interrotti o quantomeno modificati. Bar, pub, discoteche, cinema e altri “luoghi di perdizione” sono stati infatti in alcuni periodi chiusi, mentre in altri hanno subito limitazioni pesanti, per non parlare del fatto che il lockdown ha fatto diminuire il consumo di alcolici e tabacco anche nelle abitazioni private, reso impossibile idolatrare lo sport o l’arte e avere rapporti extraconiugali, esso ha inoltre in un certo senso “velato” le donne con le mascherine, rendendole finalmente non più schiave del trucco e della bellezza esteriore, se non a casa con il proprio coniuge, e facendo sì che si dedicassero h24 a marito, figli e casa, abbandonando di contro il loro ruolo di donne in carriera.
Si potrebbe in un certo senso dire che il coronavirus ha costretto i governi occidentali a imporre una dottrina neo-salafita: nei periodi di lockdown sono stati vietati gli abbracci, è stato vietato toccarsi, fare degli assembramenti, frequentare persone al di fuori della famiglia (e quindi avere rapporti sessuali extraconiugali), mentre sono stati imposti distanziamento, mascherina e guanti! …e si tratta di regole per permarranno a lungo.
Venendo quindi alle differenti reazioni mostrate dai vari gruppi jihadisti, IS ed alcuni dei gruppi che hanno giurato fedeltà al Califfato hanno inizialmente immediatamente sottolineato come la malattia fosse una punizione per gli infedeli e chi non rispetta la Shariah, arrivando poi a chiedere di attaccare il “nemico” nel momento di difficoltà, mentre Al Qaeda e i suoi affiliati, dopo un iniziale silenzio, hanno dimostrato pacatezza e lungimiranza nello sfruttare la situazione a proprio vantaggio mostrandosi attenti alla salute delle popolazioni colpite e senza attribuire responsabilità palesemente false. Se infatti per entrambe le formazioni il virus è una punizione divina, IS con il suo solito approccio conflittuale e intransigente ha approfittato della situazione per invitare a colpire il nemico, mentre AQ si è mostrata come sempre saggia e pacata, concentrandosi sugli aspetti spirituali e cercando di ottenere vantaggi dalla situazione facendo convertire tutti all’Islam e mostrandosi attenta alla salute fisica e spirituale di tutti, e pur criticando le concezioni e le decisioni politiche di alcuni governi occidentali (statunitense e britannico in primis) si è concentrata sul benessere di ogni essere umano[19].
Tutti i gruppi jihadisti hanno sin dall’inizio definito il virus una punizione divina, e la retorica non è cambiata di molto neanche quando ad essere colpiti sono stati i Paesi a maggioranza musulmana, come se si invitasse ad interpretare il virus come un segnale di Dio, quasi una sveglia verso l’umanità per i suoi comportamenti[20], un richiamo divino a tornare sulla retta via.
Ma totalmente diverso è stato l’atteggiamento verso i non musulmani.
Se per IS il coronavirus è da subito stato definito una punizione divina contro gli infedeli, segno manifesto della loro infedeltà, e pena che li colpisce ad un anno esatto dalla caduta dell’ultima roccaforte del Califfato in teatro siro-iracheno, esso è anche una grande opportunità di colpirli: il gruppo sin dalle prime settimane non ha esitato infatti al contempo ad evidenziare come la pandemia offrisse ai buoni musulmani l’opportunità per colpire l’Occidente in un momento di difficoltà sanitaria e economica.
Al contrario, AQ ed i suoi affiliati sono stati in un primo momento in silenzio, per iniziare poi a dare suggerimenti sanitari quando è divenuto evidente che anche taluni Paesi a maggioranza islamica venivano colpiti da una malattia che non guarda al credo religioso, arrivando poi a mostrarsi attiva per i bisogni sanitari e spirituali delle popolazioni colpite, pur sottolineando come si tratti di una punizione divina e invitando tutti alla preghiera.
Prima di entrare nel merito delle reazioni dei due network, un elemento merita innanzitutto di essere sottolineato: in relazione al coronavirus entrambe le leadership hanno parlato con comunicati dei propri vertici, diffusi attraverso i canali ufficiali. Si tratta di un qualcosa che avviene molto di rado e che indica la centralità che la pandemia ha assunto nella strategia generale dei due fronti, e non semplicemente nella loro Propaganda. AQ e IS sono sempre più in contrasto tra di loro in questi ultimi mesi, con scontri armati soprattutto in alcune zone dell’Africa, e si stanno in un certo senso fronteggiando a distanza anche sul piano delle risposte al coronavirus, ma su una cosa evidentemente concordano: ci saranno grandi cambiamenti globali in un futuro molto prossimo, a causa delle conseguenze di questa pandemia, e ne deriverà forse un nuovo ordine mondiale nel quale l’Occidente sarà più debole ed i jihadisti potranno giocare un ruolo fondamentale. Da qui l’invito che entrambe le leadership rivolgono ai propri follower, seppur con motivazioni e modalità diverse: tenetevi pronti per cogliere le opportunità future!
Approfondendo la postura dei singoli gruppi nei confronti della diffusione del coronavirus, è forse opportuno iniziare proprio con AQ e i suoi affiliati, che (tranne Al Shabab) si sono sostanzialmente uniformati alle indicazioni del vertice di Al Qaeda core, che ha ancora una volta dimostrato di ricoprire a pieno titolo il ruolo di “vecchio saggio” della galassia jihadista. La prima risposta di AQ è stata quella di consigliare a tutti, e soprattutto ai non musulmani, di approfittare di questo periodo di lockdown per studiare l’Islam: possiamo notare che come sempre il gruppo guidato dal vecchio e saggio dottor Al Zawahiri ha dimostrato fin dall’inizio pacatezza e lungimiranza, riuscendo a muoversi senza eccessi per ottenere il maggior risultato possibile.
Rispecchiando la personalità del suo attuale leader, cofondatore del gruppo e da sempre profondamente spirituale e medico di professione, e per questo attento alle necessità sia dello spirito che del corpo, già a fine marzo AQ ha diffuso un documento di sei pagine, rivolto soprattutto ai cittadini occidentali non musulmani, in cui li invitava ad approfittare del tempo da trascorrere in casa per studiare l’Islam (significativo notare come l’unica frase in grassetto in sei pagine di comunicato sia la seguente “A Generale Call for the Masses in the Western World to Embrace Islam”). Con toni decisamente conciliatori AQ si rivolge direttamente ai non musulmani, e alle nazioni occidentali, dichiarando: “Vorremmo esprimere il nostro forte desiderio che voi [non musulmani] diventiate i nostri partner in paradiso… Proprio mentre condividiamo la vita su questa terra. È nostro desiderio e augurio che tutti condividiamo la vita eterna in cielo. Pertanto, ti invitiamo a conoscere l’Islam e convertirti ad esso”[21]. L’Islam avrebbe, secondo Al Qaeda, anche il grande merito di prescrivere da sempre pratiche di igiene personale che ostacolano la trasmissione del coronavirus; quella islamica sarebbe, secondo le parole di AQ, una “hygiene-orientes Religion”. Al contempo, nel comunicato AQ indicava il virus come una punizione divina per i peccati e l’immoralità che si diffondono nel mondo (musulmano e non), e invitava tutti ad aumentare preghiere e opere caritatevoli, mentre non suggeriva alcuna azione violenta, se non quelle necessarie per liberare i musulmani prigionieri nelle carceri in giro per il mondo. Tra le riflessioni contenute nel comunicato, inoltre, quella secondo cui tutte le certezze, anche economiche, vengono meno: solo Allah conosce cosa avverrà dopo questa crisi senza precedenti, e quindi, si legge ancora nel comunicato, è dovere di AQ consolare i fratelli musulmani e discutere insieme come potrà andare avanti sia la Comunità islamica, che l’umanità tutta.
Un nuovo video di Al Qaeda Core incentrato sul coronavirus è stato poi diffuso il 20 maggio. Dopo il comunicato di fine marzo, AQ dedica quindi alla pandemia addirittura un suo video ufficiale, prodotto dal suo organo stampa ufficiale As-Sahab Media, cosa piuttosto rara che denota l’importanza che l’organizzazione un tempo guidata da bin Laden conferisce al fenomeno e l’attenzione che da sempre il gruppo dimostra tanto per la situazione internazionale e le sorti del “nemico Occidente”, quanto per il benessere dei fedeli musulmani. Nel video, dai toni molto meno conciliatori rispetto al comunicato di marzo, AQ attacca in modo esplicito l’approccio statunitense e britannico alla pandemia, definendo entrambi “darwinisti, al confine con l’eugenetica”, e prende in giro il Presidente Trump per aver suggerito di praticare “iniezioni di disinfettante”, dimostrando di seguire molto da vicino le notizie internazionali e di aver registrato il video pochi giorni prima della diffusione, prova di una notevole capacità nel disseminare in tempi rapidi un video della leadership del gruppo[22]. Il Presidente statunitense e il Primo Ministro britannico Boris Johnson, che appaiono nel video in immagini delle ultime settimane, sono accusati di adottare un approccio crudele incentrato sugli interessi dell’economia e non dei propri cittadini, e per questo orientato ad attendere che si arrivi all’immunità di gregge[23] darwiniana: si tratterebbe di “teorie che sono il semplice rifacimento cosmetico delle filosofie darwiniste profondamente radicate nella psiche occidentale”. Queste concezioni sono state nel video tra l’altro accostate alle ideologie eugenetiche naziste sul miglioramento della razza, che prevedevano pratiche miranti al miglioramento della qualità genetica del popolo tedesco. Ricordiamo che l’immunità di gregge, fortemente criticata da Al Qaeda,[24] è la capacità di un gruppo di resistere ad un virus: si acquisisce normalmente quando la stragrande maggioranza della Comunità è vaccinata, ma mancando un vaccino sia Trump che Johnson hanno per settimane sostenuto che si potesse raggiungere anche dopo che la maggioranza della popolazione fosse stata contagiata, dando per inevitabile la morte di un grandissimo numero dei propri cittadini e lasciando di fatto alla “natura” la capacità di far sopravvivere i più forti, secondo principi darwiniani da sempre osteggiati dagli integralisti islamici. Nel video tali scelte politiche, oltre ad essere definite contrarie ad Allah, sono additate come “sanguinose politiche razziali”, laddove si contrappongono proprio alla Sua misericordia e al dovere di curare e aiutare tutti, facendo tutto ciò che si può per la salute di ogni persona.
Il 22 maggio, poi, AQ ha pubblicato il quarto numero del suo magazine in lingua araba “One Ummah” nel quale il gruppo guidato da Al Zawahiri ha continuato in questa direzione meno intransigente verso l’Occidente, senza però invitare nessuno a commettere attacchi, limitandosi ai ragionamenti religiosi sul virus e a fornire indicazioni contro di esso. Lasciando però intendere come nel post-COVID gli Stati Uniti e l’Occidente, così colpiti dalle sfide del coronavirus, degli scontri razziali e della crisi economica non guideranno più il mondo!
Un vero e proprio coup de théâtre si è avuto l’8 giugno, quando AQ ha pubblicato la versione inglese di One Ummah, secondo numero della serie in inglese[25], il cui contenuto è stato (come avviene sempre in questi casi)[26] adattato al pubblico occidentale: l’immagine utilizzata per la copertina è l’ultima opera del noto artista e writer britannico Bansky, considerato il massimo esponente contemporaneo della street art. Appena due giorni prima, accompagnandola ad un messaggio che egli stesso aveva definito essere contro il “razzismo dei bianchi” nei confronti dei “neri”, Bansky aveva postato sul suo account Instagram l’immagine di una sua nuova installazione, raffigurante un volto nero (presumibilmente George Floyd)[27] in una cornice, accanto ad alcuni fiori freschi e secchi e ad un cero, la cui fiamma brucia un lembo di una bandiera statunitense appesa in verticale. Al Qaeda, appena due giorni dopo, dimostrando ancora una volta incredibile presenza e capacità nel disseminare rapidamente i suoi aggiornatissimi materiali, ha utilizzato l’immagine per l’intera copertina, aggiungendo semplicemente il logo dell’organo mediatico ufficiale di Al Qaeda Core (As-Sahab Media) in basso a sinistra e in alto il titolo della rivista (One Ummah), con il numero (Issue 02), mese e anno (June 2020). La rivista, di ben 83 pagine, si concentra sulle tre sfide attuali che gli USA devono affrontare: le proteste seguite all’ennesima morte di un nero da parte di un bianco durante un fermo di polizia, la pandemia del coronavirus e la conseguente crisi economica. Si tratta, scrive AQ, di problemi religiosi causati da regimi infedeli. Nel magazine, inoltre, il gruppo guidato da Al Zawahiri si sofferma nell’editoriale molto anche sulle politica interna statunitense, criticando un po’ tutti i massimi esponenti politici, e non solo Trump, ed etichetta come i cinque lati della “bara pentagonale americana”: le divisioni, la diffusione del COVID-19, il razzismo, la crisi economica e gli attacchi dei mujahedin[28] (“Corona, internal divisions, racism, an economy in shambles and attacks by the Mujahideen. These are the five corners of America’s pentagonal coffin“). Al Qaeda invita i suoi sostenitori a capitalizzare questo momento, mentre a tutti gli oppressi dice di seguire l’esempio di Malcom X, già citato in precedenti pubblicazioni da AQ[29], e abbracciare l’Islam, come suggerito sin dal primo intervento ufficiale del gruppo sul COVID di fine marzo. AQ, dunque, a differenza di IS, tende una mano agli americani in difficoltà e si presenta apertamente come un alleato per gli oppressi e chi è in difficoltà, a prescindere (specifica in modo espresso) dal fatto che siano musulmani o non lo siano. Ricordiamo ancora una volta un passaggio del comunicato emesso da AQ il 31 marzo in merito alla diffusione del coronavirus e al lockdown: AQ invita tutti a pregare e convertirsi specificando “we want to share heaven with you just as we share this earth“. Si tratta, come vedremo a breve, di un atteggiamento totalmente diverso da quello dell’Islamic State e dei gruppi a lui vicini.
Tornando alle risposte di AQ in merito alla pandemia, One Ummah non è stato l’unico magazine di Al Qaeda in cui è nominato il COVID-19. Numerosi consigli e considerazioni riguardo all’epidemia di coronavirus sono infatti stati inseriti da AQ anche nel numero di inizio aprile del suo magazine per signore, Ibnat al-Islam.
Analizziamo ora le reazioni dei gruppi affiliati ad Al Qaeda.
JNIM, il gruppo sahelo-saliano legato ad Al Qaeda, ufficialmente noto come Jama’a Nusrat ul-Islam wa al-Muslimin (nato dalla fusione di Ansar al Dine, Al-Mourabitoun e il ramo sahariano di Al Qaeda nel Maghreb Islamico) ha continuato a commettere attentati, soprattutto contro le forze occidentali presenti nell’Area, e ha dichiarato la pandemia una punizione divina nei confronti della Francia[30], colpevole delle sua azioni in Mali, sperando che il virus spezzi la coalizione occidentale che agisce in zona. Al di là dei proclami due sono gli elementi da registrare: il numero degli attacchi compiuti dai jihadisti nell’area sahelo-sahariana è cresciuto, forse anche per l’acuirsi dello scontro tra affiliati ad AQ e a IS, mentre diversi casi di positività al virus sono stati registrati anche tra i Caschi Blu stanziati in Mali[31], compromettendo probabilmente le capacità di fronteggiare i terroristi.
Sembrerebbe invece non essere stato diffuso alcun comunicato ufficiale da parte di Al Qaeda nel Meghreb Islamico (AQMI), probabilmente troppo occupata nella lotta senza quartiere alle Provincie dell’Islamic State operanti in zona, e che ha subito attacchi da parte delle forze francesi che a inizio giugno hanno colpito la sua leadership (forse lo stesso storico capo Droukdel)[32].
Tra gli affiliati ad AQ che stanno sfruttando il coronavirus con una strategia leggermente diversa ricordiamo il gruppo somalo Al Shabab, che ha accusato i crociati internazionali di aver portato il virus in Africa orientale, puntando il dito in particolare contro la Missione dell’Unione Africana in Somalia (AMISOM) ed i suoi alleati occidentali. Gli uomini di Al Shabab stanno altresì costantemente invitando i loro militanti ad attaccare le carceri per liberare i propri uomini per salvarli dal rischio del contagio. Il gruppo somalo ha diffuso un suo statement sul coronavirus il 27 aprile, con un messaggio audio del proprio portavoce nel quale il virus è definito una punizione divina per i Paesi non musulmani per le ingiustizie e le violazioni commesse nei confronti dei fedeli musulmani, definendosi felici per il fatto che Dio abbia deciso di punirli per i tormenti che fanno ad essi patire. Malgrado ciò, per salvaguardare i propri fedeli, lo stesso portavoce il 24 aprile in occasione dell’inizio del Ramadan aveva invitato tutti a pregare a casa.
Anche Al Qaeda nella Penisola Arabica (AQAP), dal canto suo, davanti alla diffusione del virus nella già drammatica situazione yemenita, ha invitato sin dalle prime fasi a pregare a casa. Ricordiamo che quello che è probabilmente il più potente dei gruppi affiliati ad Al Qaeda, celebre anche per i suoi attacchi in Occidente (da ultimo quello del dicembre 2019 alla base militare dell’aviazione americana a Pensacola)[33] e per aver concepito il c.d. “terrorismo fai da te” e la possibilità di pubblicare una rivista jihadista in inglese sin dal 2010 (Inspire)[34], ha recentemente visto morire il suo leader[35] in un raid statunitense e si trova da anni a dover fronteggiare in Yemen una durissima guerra civile che vede coinvoltoti anche i ribelli sciiti Houti e numerose forze straniere (in primis quelle saudite), con una drammatica situazione per la popolazione civile che deve affrontare già una gravissima carestia e epidemie di colera, cui ora si è sommato il coronavirus[36]. Dai dati relativi ai morti registrati a maggio, pur in assenza di test COVID, si può dedurre che il virus stia facendo un numero spaventoso di vittime, che avrebbe secondo alcune organizzazioni internazionali presenti sul terreno superato in alcune zone del Paese, tra cui la città di Aden, quelli dei mesi più bui della guerra civile[37].
Passando quindi all’Islamic State[38], va innanzitutto osservato che dimostrando di sapere come sempre sfruttare al meglio le situazioni e mutando la sua propaganda in base ad esse per avere nel più rapido tempo possibile un ritorno positivo, esso attraverso il suo settimanale Al Naba ha sin da subito additato la malattia come una punizione divina per gli infedeli, gli apostati, e quelli che non osservano la Legge di Dio.
Singolare notare come, con lo spostarsi territoriale dell’epicentro della malattia sia mutata secondo IS anche la motivazione: se infatti nelle primissime settimane si trattava di una punizione divina contro la Cina per il trattamento riservato agli uiguri, quando il virus ha colpito l’Iran ha iniziato a parlare di punizione nei confronti degli sciiti per la loro apostasia, poi, arrivato in Occidente, contro gli infedeli ed i loro costumi.
Subito dopo IS ha iniziato a promuovere il terrorismo “fai da te” invitando i giovani che risiedono in Occidente a trasformarsi in soldati del Califfato e ad attaccarlo mentre è in difficoltà, e quelli che invece si trovano in teatro siro-iracheno e libico (e in altre aree di crisi) a colpire come lupi solitari per liberare i prigionieri detenuti nei campi di detenzione e nelle carceri. Tutti sono invece stati invitati, naturalmente, a limitare gli spostamenti tra un Paese e l’altro per non infettarsi e per limitare la diffusione del contagio[39], e quindi chiaro è il richiamo a colpire come si può e dove si è, quasi mostrando di essere interessati alla salute dei propri uomini dando consigli utili affinché non si ammalino mentre li si invita a compiere attacchi (magari kamikaze, o che comunque non prevedono una via di uscita).
Poi anche l’Islamic State ha leggermente cambiato posizione, cercando di farsi vedere attenta ai bisogni delle popolazioni colpite dal virus, presente ormai anche in tutti i Paesi musulmani, con consigli igienico-sanitari.
Entrando nello specifico del materiale propagandistico diffuso da IS, ricordiamo che il primo numero di Al Naba che parla del coronavirus è quello del 12 marzo, il tema diviene poi centrale già dalla pubblicazione del 19: alle deliranti teorie sul fatto che la pandemia sia una punizione divina sono comunque già da questi numeri presenti indicazioni igieniche che si consiglia di osservare. Nei numeri di Al Naba di aprile il tema continua ad essere molto presente, e ad essere sottolineati sono soprattutto le conseguenze militari, economiche e securitarie che il COVID-19 avrà sui Paesi occidentali e, in particolar modo, sul dispiegamento di loro truppe in Medio Oriente.
Naturalmente, al di là della propaganda ufficiale di IS, si sono moltiplicati comunicati, poster e infografiche che diffusi soprattutto via Telegram hanno definito il coronavirus un “soldato del Califfato” e invitato tutti a commettere attacchi.
Poi, il 28 maggio, IS ha diffuso un video del maggiore dei suoi organi mediatici ufficiali, al Furqan, con un audio messaggio del suo nuovo portavoce ufficiale, Abu Hamza al Qurashi. Si tratta del terzo audio del portavoce, da quando ha assunto l’incarico[40], quindi calcolate innanzitutto quanto significativo sia un intervento ufficiale della leadership: questo fa capire l’importanza che il gruppo da alla pandemia. Nel video, dal titolo “And the disbelievers will know to whom the final abode belongs”, della durata di 39 minuti, dopo i consueti 7 minuti introduttivi di preghiere il discorso si concentra sul coronavirus, definito come una “punizione” per i “crociati”, che così si trovano a dover fronteggiare la stessa misera situazione cui hanno costretto gli uomini di IS, con “corpi per le strade, lockdown e una situazione di assedio”. Al Qurashi compara quindi il virus ai segni che Dio mandò contro il Faraone e gli egiziani al tempo di Mosè, augurandosi che continui, e la pandemia alla campagna della coalizione anti-IS contro IS e le popolazioni che vivono nei suoi territori, soffermandosi anche sulla profonda crisi economica che seguirà, invitando i governi del mondo intero a riflettere sul fatto che è la volontà divina, la punizione divina per le proprie azioni, e invitandoli di conseguenza ad avere timore di Dio. La punizione sarà vera e completa, ha continuato Abu Hamza al Qurashi, quando i jihadisti raggiungeranno la vittoria e stabiliranno nuovamente il loro dominio. A questo punto il portavoce di IS ha di fatto deriso l’Occidente affermando che il virus lo ha distratto dai suoi sforzi senza successo di raggiungere un accordo, accusando i talebani di essere degli infedeli per aver invece stretto un accordo con gli Stati Uniti. Quindi, continuando a parlare di coronavirus e delle misure imposte per contrastarlo, forte è da parte di Abu Hamza al Qurashi la critica per la chiusura delle Moschee sulla base della falsa notizia che esse siano causa della diffusione del virus, “come se il covid si trasmettesse solo nelle Moschee”. Nel messaggio[41], che continua parlando dell’Iraq e si concentra lungamente anche sugli scontri con AQ in Africa Sahelo-sahariana e ed è poi insolitamente citato a lungo il Qatar mentre è per la prima volta ignorata l’Arabia Saudita, Abu Hamza al Qurashi parla molto delle prigioni e dei prigionieri: da un lato, egli invita a organizzare operazioni per liberare i prigionieri, approfittando del coronavirus; dall’altro afferma con forza l’ipocrisia dei governi che promettono di proteggere la sicurezza e poi abbandonano migliaia di musulmani nelle prigioni, dove sono tormentati e rischiano di infettarsi[42]. Capitalizzando al massimo la pandemia, IS lancia un duplice messaggio: il coronavirus è una punizione divina per i crociati della coalizione anti-IS e il gruppo continuerà a combattere fino alla vittoria[43].
Parlando dell’incredibile abilità con cui IS approfitta in modo opportunista di qualsiasi situazione per far propaganda in suo favore, accenniamo al fatto che nel mese di giugno sono scoppiati disordini negli Stati Uniti in seguito alla morte dell’afro-americano George Floyd durante un fermo di polizia, un lungo editoriale del settimanale al Naba è stato dedicato ai disordini, con significativi parallelismi della loro diffusione in tutto l’Occidente con quanto è avvenuto con la diffusione del coronavirus. Alla luce delle disparità etniche e sociali presenti in Occidente e dell’acuirsi delle tensioni a causa della crisi economica e sociale dovuta al coronavirus, l’Islamic State prevede nel settimanale che anche i disordini si diffondano in tutti i Paesi Occidentali come fossero una pandemia e aggiunge che sarebbe sbagliato ritenere che restino circoscritti agli Stati Uniti: si commetterebbe, prosegue IS, lo stesso errore fatto quando nelle fase iniziali della diffusione del COVID-19 molti ritennero si trattasse di un problema cinese.
Tornando quindi al coronavirus, va detto che alla propaganda IS ha affiancato anche attività operative, che però non rientrano propriamente tra quelle assistenziali che invece stanno distinguendo altri gruppi jihadisti, bensì in azioni terroriste (in Medio Oriente, Africa e, attraverso il terrorismo “fai da te”, Europa) e di vera e propria guerriglia (nel teatro siro-iracheno).
Di sicuro IS sta sfruttando questo periodo per avvicinare più persone, fare propaganda, chiamare chi vive in Occidente all’azione con attacchi del c.d. terrorismo “fai da te” e colpendo pesantemente in varie zone del mondo islamico, ad iniziare dal nord dell’Iraq e dall’Africa Occidentale, sfruttando anche il fatto che l’attenzione delle Forze Armate e delle Forze di Sicurezza locali si sta focalizzando sul contrasto alla diffusione del virus. Tra i fattori legati alla pandemia, da non sottovalutare, poi, l’incidenza della crisi economica che porta nella zona numerosi giovani ad unirsi ad IS. Dobbiamo considerare che per i Paesi del Medio Oriente esportatori di greggio il crollo del prezzo del petrolio (addirittura negativo in alcuni giorni[44]) sta portando e porterà conseguenze che al momento sono difficili anche solo da immaginare.
Lasciando il campo dei gruppi che possiamo far rientrare a pieno titolo tra quelli jihadisti, affiliati ad AQ o che hanno giurato fedeltà a IS, vediamo che anche gli altri hanno registrato reazioni molto diversificate. Dobbiamo premettere un po’ per tutti che si tratta di gruppi che non sempre rientrano propriamente nella categoria dei gruppi terroristi, ma che sono considerati da molti estremisti islamici ed autori di atti violenti, a volte di attentati terroristici.
Quanto ai gruppi non rientranti nei due network, tra i gruppi che hanno classificato il virus come una punizione divina nei confronti di infedeli e non credenti si devono innanzitutto annoverare anche il Turkistan Islamic Party e, in Cina, gli estremisti Uiguri[45].
Pur non rientrando nella categoria dei gruppi jihadisti e non potendo quindi essere annoverati né tra gli affiliati di AQ né tra i gruppi che hanno giurato fedeltà a IS, consideriamo ora altre importanti organizzazioni che hanno approfittato della situazione per dimostrare le proprie doti nel “fornire servizi”: talebani, Hezbollah e Hamas[46].
I Talebani, storici alleati di Al Qaeda e freschi firmatari a fine febbraio 2020 di un accordo con gli Stati Uniti che secondo un recente rapporto della Nazioni Unite sarebbe stato condotto dal gruppo afghano in costante coordinamento con AQ[47], hanno addirittura diffuso materiale propagandista in cui si vedono loro uomini che prestano assistenza alle popolazioni e forniscono beni di prima necessità[48]. Nei filmati gli esponenti talebani si mostrano con la mascherina e nel pieno rispetto del distanziamento sociale, mentre accusano il virus di essere una punizione divina ma al contempo costruiscono centri per il trattamento dei malati e assistono alcuni di loro[49]. Si tratta di immagini che contrastano fortemente con quello che è stato sino ad oggi l’atteggiamento ostile del gruppo verso ogni forma di assistenza medica e vaccinazione, nonché, come noto, di istruzione, soprattutto femminile.
Quanto invece al gruppo armato sciita libanese Hezbollah, formalmente annoverato da alcuni Paesi tra i gruppi terroristi[50], ha usato il caos seguito alla diffusione del coronavirus per mostrare delle presunte proprie capacità di salute pubblica, seppur molto deboli[51].
Parlando di gruppi che operano nell’area con chiaro orientamento anti-israeliano e stanno cercando di farsi vedere vicini alla popolazione, veniamo, infine, ad Hamas. Pure i suoi uomini stanno provando a fornire aiuti alla popolazione, anche grazie ai sostegni esterni di cui godono, ma la loro propaganda è concentrata soprattutto nell’accusare Israele di aver diffuso il virus e di curare solo gli ebrei, cosa smentita dai fatti.
Ovviamente non possiamo dimenticare come alcuni dei gruppi citati abbiano in passato attaccato strutture sanitarie e medici, così come da anni stiano concentrando i loro sforzi per fermare alcune campagne volte a vaccinare la popolazione da malattie debellate nella gran parte del mondo ma tristemente responsabili di un elevato numero di morti nelle zone più rurali di alcuni Paesi (si pensi agli attacchi che da anni i talebani conducono nei confronti della campagna che sta cercando di vaccinare contro la poliomielite i bambini afghani)[52].
Quanto ad altre organizzazioni jihadiste, come non citare Boko Haram, il gruppo nigeriano che dovremmo considerare tra quelli fedeli all’Islamic State, cui nel marzo 2015 ha giurato fedeltà ricevendo immediata accoglienza (mentre per anni aveva visto respinta la sua richiesta di affiliazione ad Al Qaeda), ma che si è poi diviso in due parti rendendo non univocamente identificabile la propria appartenenza. Oggi abbiamo infatti l’Islamic State nell’Africa Occidentale, fedele a IS e con un nuovo leader, e la parte fedele alla vecchia leadership di Shekau, normalmente ancora denominata Boko Haram, che pur usando spesso nei propri video la bandierina di IS è di difficile inquadramento. Ecco che in queste settimane proprio Shekau ha diffuso un video nel quale ha affermato che BH e il “suo Islam” sono il migliore anti-virus possibile, mentre le misure statali che hanno chiuso le Moschee sarebbero solo un attacco alla Fede[53]. Anche il distanziamento è fortemente deriso da Shekau, secondo il quale la migliore cura contro il coronavirus è l’Islam, o meglio, il suo Islam.
Quanto ai risultati di tale campagna, si sono in questi mesi registrati alcuni attentati anche in Occidente, attacchi del c.d. terrorismo fai da te, ma non sapremo mai se tali attacchi, e quanti a nostra insaputa in questo periodo sono stati sventati o sono falliti, sono stati ispirati proprio dalla copiosa propaganda di IS che ha invitato a colpire l’Occidente mentre è più vulnerabile.
Tra le altre significative conseguenze del coronavirus legate ai gruppi jihadisti, dobbiamo poi sicuramente registrare lo stop ai rimpatri dei foreign fighter, e dei loro familiari, dai campi/profughi e dai campi di detenzione in teatro siro-iracheno, dovuto alle misure di contenimento del virus stabilite da quasi tutti gli Stati per i viaggi internazionali.
Restando alle conseguenze che si avranno in Occidente, infine, una considerazione che porta una nota positiva (forse l’unica) allo studio degli effetti del coronavirus sui gruppi jihadisti: al di là dell’uso strumentale che essi stiano facendo dello stesso, che potrebbe avere purtroppo conseguenze anche nel lungo periodo, per alcuni mesi il distanziamento sociale imposto dalla pandemia ha di fatto reso impossibile la realizzazione di attacchi terroristi mediante un gran numero di modalità operative, tutte quelle che richiedono la presenza della folla o l’utilizzo dei mezzi pubblici, e chissà per quanto tempo non ci saranno più assembramenti con migliaia di persone, obiettivo ideale per grandi attentati. Di contro, l’uso della mascherina facilita la mobilità di criminali e latitanti, ivi compresi i terroristi.
Facendo un salto geografico in Medio Oriente, al di là delle azioni e della propaganda dei gruppi jihadisti, molti esperti ritengono che tra le maggiori conseguenze sociali del coronavirus, sarà un inevitabile inasprimento delle già delicate tensioni sociali.
Inimmaginabili poi al momento le conseguenze che si avranno in Africa, ove sempre più forti sono i gruppi jihadisti, con entrambi i network che puntano moltissimo sul continente nero, tanto che in molti parlano di alcune zone come i prossimi safe haven dei gruppi terroristi. Il virus pur essendo arrivato leggermente in ritardo si sta diffondendo con una forza di cui noi non abbiamo pienamente contezza, ma possiamo immagine le conseguenze che potrebbe avere alla luce del debole sistema sanitario e del numero particolarmente esiguo di posti letto in rianimazione.
- L’estremismo di destra
Al di là di chi sia più o meno direttamente colpito dalla malattia, questa pandemia sta facendo crescere in tutti insicurezza e ansietà per il futuro. Si tratta di fenomeni legati soprattutto all’economia ed a problematiche sociali quali la perdita del lavoro ed i sostegni statali agli immigrati o ad altre categorie sociali già di per sé viste come dei rivali “senza titolo” con cui si è in un certo senso in competizione, o comunque come qualcuno che non dovrebbe godere degli stessi benefici e invece sottrae risorse economiche o possibilità lavorative, o mette in qualche modo in pericolo il proprio stile o tenore di vita, o la propria stessa sicurezza, economica e non solo. Si tratta di una situazione esplosiva.
Ecco, dunque, che anche durante i mesi più duri del lockdown della primavera 2020, mentre tutto sembrava paralizzato, gli estremisti hanno visto tale situazione e le sue drammatiche implicazioni come un’opportunità unica, un’opportunità da non perdere.
È tra le persone che maggiormente avvertono disagi economici e sociali che l’estremismo di destra, indipendentemente della sua classificazione e appartenenza a specifici gruppi, trova il perfetto bacino di utenza nel quale reclutare seguaci.
Inoltre, per settimane siamo tutti stati in casa avendo come unico collegamento con il mondo esterno esclusivamente le connessioni online e gli estremisti di destra hanno dimostrato in questi ultimi anni di essere tra i movimenti che maggiormente riescono ad utilizzare le potenzialità di internet, sia per diffondere le loro deliranti idee cercando di reclutare tra le loro fila nuovi seguaci o pubblicando i loro “manifesti”, sia per trasmettere in diretta i loro attacchi[54]. Esemplare in tal senso il caso dell’attacco del 2019 alle moschee della cittadina neozelandese di Christchurch, con l’australiano Brenton Tarrant che ha usato i social media sia per compiere in diretta streaming l’attacco sia, come è stato verificato purtroppo solo a posteriori, rendere pubblico in precedenza il proprio “manifesto”[55].
Possiamo dire che il mondo dell’estremismo violento di destra sia una comunità dell’odio che vive sul web, espandendosi oggi[56] grazie alla rapida e capillare diffusione di internet,[57] e si autoalimenta soprattutto mediante l’utilizzo di alcuni social network[58], che in modo apparentemente incredibile non riescono ad individuare e bloccare tempestivamente la diffusione del materiale sopra citato.
Va ricordato che a differenza di quanto avviene nei gruppi terroristi jihadisti, ove è facilmente individuabile una chiara leadership e, almeno per i comunicati degli organi ufficiali, il flusso delle informazioni è discendente, con il gruppo che dissemina comunicati e incitamenti, nel caso dell’estremismo di destra ci troviamo dinanzi a movimenti, non gruppi strutturati, la cui comunicazione è quasi circolare, laddove è assente qualsivoglia forma di gerarchia e tutti in internet possono influire attivamente nel fomentare l’odio e contribuire a generare un sentimento di solidarietà di gruppo (sempre da intendersi come gruppo sociale, non come gruppo organizzato), cui conseguono comunanza di finalità da perseguire e di metodologie da utilizzare per “difendere” i comuni interessi, per tutelarsi dal “nemico”.
Sono pertanto gli estremisti di destra quelli che maggiormente stanno traendo vantaggi dall’attuale diffusione del virus e dalle misure di lockdown prese dagli Stati, riuscendo a raggiungere via internet un sempre più ampio pubblico[59] e convincendo le fasce economicamente e socialmente più disagiate che la responsabilità della situazione sia di un determinato gruppo etnico o religioso, o che tale gruppo etnico o religioso metta in serio pericolo il loro futuro.
Si tratta di sentimenti che stanno proliferando in tutto il mondo e non sono esclusivi dei suprematisti bianchi statunitensi o dei gruppi antisemiti europei, come di nessun altro movimento, e infiniti sono gli esempi che possiamo portare. Ci sono infatti sentimenti xenofobi che vedono crescere l’odio un po’ ovunque verso chiunque abbia un aspetto fisico asiatico, che ricordi quello dei cinesi, ritenuti “responsabili” della diffusione del virus (da alcuni sono ritenuti responsabili della stessa creazione del virus), ma che poi sono diversamente sfruttati nei differenti contesti per fomentare l’odio verso minoranze etniche e religiose di ogni tipo. Si sono riaccese (se mai si fossero sopite) le tensioni tra musulmani e indù nella penisola indiana, mentre in una buona parte dell’Asia (Cina compresa) sono gli immigrati neri ad essere considerati i responsabili della diffusione della malattia. In Europa e Nord America sono invece aumentati gli episodi di razzismo nei confronti di ebrei e musulmani, così come di numerose comunità di migranti, o anche di connazionali appartenenti alle comunità nere (fenomeno quest’ultimo registrato soprattutto negli USA). Potremmo continuare con tantissimi altri esempi, ma ciò che merita essere sottolineato è anche che all’odio xenofobo si sovrappongono in Occidente manifestazioni di forza contro il sistema, che non sarebbe in grado di gestire la crisi e sarebbe in mano a gruppi di potere che per tutelare gli interessi di una determinata minoranza etnica o religiosa non difenderebbero gli interessi dei cittadini bianchi.
Una brevissima parentesi, dunque, sui “suprematisti bianchi: si tratta di individui e piccoli gruppi che credono nella supremazia della razza bianca e si oppongono all’immigrazione, arrivando in taluni casi a sostenere l’espulsione dal Paese dei non bianchi. Se fino ad alcuni decenni fa vantavano tra le loro fila anche la presenza di gruppi organizzati come il Ku Klux Klan[60] e alcune organizzazioni neonaziste, il movimento è poi diventato sempre più disgiunto e privo di leader, e negli ultimi anni la maggior parte dei membri operano online in modo pressoché autonomo. Sebbene molti suprematisti bianchi non sostengano la violenza, negli ultimi anni un numero crescente di persone ispirate da tali sentimenti si sono resi autori di gravi episodi con sparatorie mortali. Tra le sue componenti più violente, si registrano i c.d. “acceleratori”, di cui parleremo a breve, così chiamati perché operano cercando promuovere, o quantomeno favorire e “accelerare” una nuova guerra civile, una guerra razziale, ed un totale cambiamento istituzionale e valoriale.
E’ proprio tra i suprematisti bianchi che il tema del coronavirus è divenuto maggiormente centrale per “incolpare”, “emarginare” o “infettare” qualcuno di un altro gruppo etnico o religioso, o anche solo tenerlo a distanza in nome di un distanziamento che imposto dai Governi per limitare la diffusione del virus è stato da molti sul web parafrasato e trasformato in “distanziamento razziale”.
E’ impossibile analizzare l’estremismo di destra in ogni sua componente, basti pensare che le teorie che stanno promuovendo in queste settimane vanno dal negazionismo di chi sostiene che la diffusione del virus sia una montatura degli Stati, all’ “apocalitticismo” di chi crede stia arrivando la fine del mondo e la pandemia sia uno dei segnali. Tuttavia, tra quelle che stanno acquisendo importanza e seguito in questo periodo di coronavirus possiamo ricordare le seguenti:
- gli “accelerazionisti” o “acceleratori” che stanno dominando online la scena con una serie di teorie complottiste e fake news, secondo una propaganda che accusa ebrei e migranti di essere rispettivamente responsabili dell’avvio e della diffusione del virus. Gli acceleratori promuovono uno sconvolgimento sociale visto come un preludio necessario che introdurrà la ricostruzione della società sulla base del potere bianco. La loro delirante teoria, l’ “accelerazionismo”, è ritenuta dagli esperti essere l’ideologia intrinsecamente più violenta e pericolosa tra quelle che circolano nel movimento estremista suprematista bianco globale[61], poiché gli acceleratori ritengono che una guerra razziale non sia solo inevitabile, ma auspicabile, in quanto è l’unica strada per raggiungere il potere bianco causando la caduta degli attuali sistemi di governo. Come già accennato, il loro nome deriverebbe proprio dal fatto che essi operano, con azioni violente, con lo scopo di “accelerare” i disordini sociali per avvicinare il momento in cui ci sarà la nuova guerra civile. Gli acceleratori chiedono l’espulsione o lo sterminio del popolo ebraico, delle minoranze etniche e razziali, e dei bianchi “traditori della razza”, una categoria che include donne bianche, accademici, giornalisti e politici che mescolano la razza; tra di loro starebbero aumentando negli ultimi anni anche gli anti-islamici[62]. Le loro conversazioni online sono plasmate dalla convinzione che altri suprematisti bianchi siano insufficientemente estremi e che solo la violenza diretta contro il sistema politico possa portare all’istituzione del potere bianco. Gli acceleratori sono particolarmente pericolosi anche perché credono che un atto di violenza di massa da parte di un singolo individuo (un “lupo solitario”) o una piccola cellula possano scatenare la guerra razziale desiderata, costringendo la popolazione bianca a riconoscere il loro “vero” nemico, unirsi a una rivolta rivoluzionaria e distruggere l’attuale sistema politico.
- Altri movimenti dell’estremismo di destra hanno invece invitato i loro seguaci a non rispettare il lockdown e non indossare le mascherine, chiamandoli ad una ribellione anche armata, soprattutto negli Stati Uniti, ove in molti sono scesi in piazza a manifestare con armi in bella vista (comprese quelle che noi classifichiamo come armi “da guerra”). Tali manifestazioni sarebbero volte ad opporsi a quella che da taluni di questi fanatici è stata chiamata “Medical Martial Law” (Legge marziale medica), ovvero l’imposizione della Legge marziale con i militari dovuta ad asserite ragioni sanitarie, che loro non credono sussistere[63]. Celebri sono divenute anche le scene di medici ed infermieri che per quanto stremati da turni interminabili nelle terapie intensive sono scesi anch’essi in strada per opporsi pacificamente a tali manifestanti, bloccando anche fisicamente alcuni cortei di estremisti armati fino ai denti, dando vita ad immagini dalla forza altamente simbolica che taluni hanno paragonato al celebre scatto del ragazzo cinese che disarmato fermò una colonna di carri armati che avanzava nelle strade intorno a Piazza Tienanmen in quel lontano e tragico giugno del 1989. E’ preoccupante notare come in tali manifestazioni alcuni abbiano in questi mesi fatto ricorso a slogan nazisti ed antisemiti, talvolta utilizzandoli come farebbe un estremista nazista, talaltra nel senso opposto accusando i governatori e le Autorità in genere di essere dei nazisti che chiudono le persone a casa così come i nazisti chiudevano nei campi di sterminio o addirittura utilizzando la celebre frase che era posta all’ingresso dei lager nazisti, “il lavoro rende liberi” (Arbeit macht dich Frei), per chiedere di interrompere le misure del lockdown e poter lavorare[64].
- Tornando alle manifestazioni che hanno visto un gran numero di estremisti bianchi armati nelle strade di diverse città statunitensi, dobbiamo con preoccupazione aggiungere che a metà aprile è stato individuato su Facebook un gruppo con centinaia di membri che richiamando il termine “boogaloo”, con cui l’estrema destra americana descrive il concetto dell’inevitabile guerra civile, invitava a combattere con armi ed esplosivi (per i quali venivano diffusi vari manuali addestrativi) per interrompere le linee di rifornimento del materiale sanitario e iniziare ad assassinare personale delle istituzioni governative coinvolte nella gestione della pandemia[65]. Si tratta dei c.d. “boogaloo boys”, una comunità non omogenea attiva online, che vorrebbe sentirsi milizia e che sin dall’estate 2019 incarna i sogni dei movimenti bianchi di destra desiderosi di condurre gli Stati Uniti ad una seconda guerra civile[66]. Il termine deriverebbe da un film del 1984, totale fiasco al botteghino, dal titolo 1984 “Breakin’ 2: Electric Boogaloo”, e richiamandosi ad alcune scene e frasi del film i suoi componenti pur girando armati fino ai denti indossano spesso (magari sotto un giubbotto anti-proiettile mimetico) delle insolite e colorate camicie hawaiane[67]. Da un punto di vista ideologico, sono dei suprematisti bianchi, amanti delle armi, che condividono le teorie degli accelerazionisti ma per la loro forte critica alle Autorità hanno molto in comune anche con gli anarchici (che sono di sinistra)[68].
- Appartenenti al movimento QAnon, che sostengono tesi complottiste secondo le quali ci sarebbe un Deep State contro il Presidente Trump[69].
- Tra le deliranti teorie promosse da alcuni gruppi dell’estremismo di destra si fanno normalmente rientrare anche quelle assurde teorie complottiste che legano la pandemia agli effetti negativi della rete 5G, con attacchi incendiari che hanno distrutto numerose antenne o centraline della rete ultra-veloce per cellulari di ultima generazione. Gli attacchi si sono verificati soprattutto nel Regno Unito, ma con episodi registrati pure in Olanda, Irlanda, Belgio, Nuova Zelanda e persino, anche se in pochi lo sanno, in Italia[70]. E’ soprattutto attraverso i social che si sta diffondendo questa pericolosa quanto falsa teoria, che si basa su presunti collegamenti in diverse città tra l’installazione di antenne della rete 5G e l’insorgere di casi di COVID-19, nonché secondo alcuni nel legame tra questa nuova tecnologia e la Cina, Paese “creatore” sia del virus che della tecnologia 5G, suo mezzo di trasmissione. Tali fake news assumono almeno due differenti varianti: esiste infatti una versione secondo la quale le onde elettromagnetiche propagate dalle antenne 5G andrebbero ad indebolire il sistema immunitario, esponendo a maggiori rischi di contagio le popolazioni delle aree limitrofe, mentre un’altra versione si baserebbe sulla teoria secondo la quale il virus potrebbe diffondersi più agevolmente e massicciamente viaggiando attraverso le onde stesse[71].
- Tra le più diffuse teorie cospirative di destra inerenti il coronavirus si possono annoverare anche quelle che considerano la pandemia frutto di un’arma biologica cinese “sfuggita di mano”. Secondo tali teorie, il virus sarebbe stato creato nei laboratori della città di Wuhan, e più precisamente del “Wuhan Institute of Virology”, e, per errore o per un deliberato atto doloso, sarebbe uscito dai laboratori dell’istituto infettando prima la città e poi buona parte del Paese, le cui Autorità avrebbero a lungo taciuto, fino a colpire tutto il pianeta trasformandosi nella peggiore pandemia dell’ultimo secolo. Si tratta di una teoria in parte sostenuta dalla stessa Presidenza statunitense, ma smentita con voce quasi unanime dalle Agenzie intelligence di tutto il mondo.
- Che la fuoriuscita del virus sia frutto di un errore o di un atto doloso, per i teorici della “cospirazione del controllo sociale” la sua diffusione sarebbe poi stata favorita dalle Autorità nazionali per poter imporre restrizioni sociali e vaccinazioni di massa[72]. Ecco che possiamo passare ad un altro tra i gruppi che non credono alla versione data dagli Stati per spiegare la diffusione del coronavirus, i gruppi anti-vaccino, che credo rientrino tra gli estremisti di destra anche se in realtà è per loro veramente difficile formulare alcuna classificazione. Comunque, al di là di quale sia la classificazione più corretta, di sicuro i movimenti “no-vax” sono prepotentemente entrati nella scena delle proteste anti-governative con numerose manifestazioni, soprattutto negli Stati Uniti, sostenendo teorie molto preoccupanti per la salute pubblica[73]. Il loro ingresso nel dibattito relativo al coronavirus si basa infatti su teorie secondo le quali sarebbero i vaccini all’origine della diffusione del coronavirus.
- Tra le deliranti teorie diffuse dagli estremisti bianchi in relazione al coronavirus dobbiamo poi annoverarne anche alcune “religiose”, legate ai Neo-Carismatici e ad altre “chiese” presenti negli Stati Uniti e fortemente legate a leader religiosi sostenitori del suprematismo bianco cristiano, che hanno accusato anch’essi i cinesi, colpevoli di aver creato e diffuso il virus per colpire la società americana e la sua economia. Anche questi gruppi si oppongono all’uso dei vaccini e sostengono che il virus sia attualmente una lotta tra Bene e Male, che va combattuta con l’intercessione di Dio e non con le medicine[74].
- Non sono poi mancati proclami con i quali estremisti di destra hanno invitato i propri sostenitori a diffondere il più possibile il virus, chiedendo di non lavarsi le mani e di toccare tutto e tossire ovunque, con una sorta di protesta sociale che trasformi i loro stessi corpi in armi. Ci si riferisce a tutta quella serie di proclami che hanno iniziato a circolare sin dalla fine di marzo soprattutto su Telegram, e in misura molto minore su Facebook e Twitter, nei quali si invitava i propri sostenitori a trasformare i loro corpi in armi di bio-terrorismo[75].
- Ricordiamo, tra l’altro, che le misure anti-coronavirus hanno fomentato contro i Governi che le hanno adottate anche tutti i simpatizzanti dei movimenti insurrezionalisti, che, a differenza di quanto spesso si pensi, non sono solo di sinistra, ma in alcuni casi possono essere classificati di destra. Mentre gli anarco-insurrezionalisti rientrano infatti nella sinistra violenta, per insurrezionalisti si intendono semplicemente quelle persone che vedono il governo come illegittimo e cercano di seminare il caos per poter sovvertire l’attuale ordine e sostituirlo con un altro, si tratta di quelli che comunemente sono chiamati, quando le loro azioni vanno a buon fine, golpisti. Ovviamente, anche per i movimenti insurrezionalisti di destra il malcontento generato dalle misure del lockdown rappresenta un’occasione da sfruttare.
- Il lockdown potrebbe poi secondo alcuni favorire la diffusione del movimento “incel”, trasformandolo in vera e propria misoginia[76]. Si tratta di un movimento nato nel corso degli anni Novanta del secolo scorso e che vede tra i propri seguaci prevalentemente, ma non esclusivamente, uomini bianchi eterosessuali[77]. Il termine “incel” è un neologismo nato dall’abbreviazione nel linguaggio di internet e dei social network di due vocaboli inglese “involuntary” e “celibate”, che potremmo tradurre in italiano con l’espressione “celibe involontario” e sta ad indicare una persona che si sente rifiutata poiché poco attraente e che comunque stenta a trovare un partner sessuale, malgrado lo desideri. Se la prima comparsa del termine si deve all’inizio degli anni Novanta ad una studentessa canadese bisessuale, oggi sono soprattutto uomini bianchi etero in Canada e Stati Uniti che si definiscono come tali ed incolpano tanto la società quanto la donna moderna. Ciò ha portato purtroppo ad alcuni attacchi contro le donne attraenti, e pertanto considerate irraggiungibili, spesso dagli atteggiamenti disinvolti; ma agli attacchi contro singole donne (numerosi anche nel 2020 gli accoltellamenti di giovani ragazze in luoghi pubblici) si sono affiancati attacchi molto meno mirati, che volevano colpire donne belle e uomini sessualmente di successo, ma più in generale la società moderna, considerata responsabile dell’atteggiamento delle donne. Tra questi attacchi si deve ricordare la strage di Toronto dell’aprile 2018, che ha visto un giovane ragazzo bianco canadese incel falciare la folla con un furgone provocando la morte di 10 persone e numerosi feriti[78]. Il forzato isolamento imposto dal lockdown prima, e dalle misure anti-COVID dopo, tra cui il distanziamento sociale e l’obbligo della mascherina nei luoghi pubblici, potrebbe far crescere in modo esponenziale il numero dei simpatizzanti di tale movimento e portare ad una vera e propria misoginia.
Finita questa breve e sicuramente non esaustiva carrellata dei movimenti di destra che sono risultati maggiormente attivi in tema di coronavirus, o che potrebbero comunque trarre vantaggi dalla situazione, vanno sottolineate almeno due considerazioni.
La prima riguarda le piattaforme utilizzate per la diffusione dei messaggi: ancorché Facebook e Twitter siano social network largamente più utilizzati di Telegram, così come avviene per i gruppi jihadisti, anche per gli estremisti bianchi è Telegram la piattaforma più utilizzata[79]. Essa infatti offre numerosi vantaggi agli estremisti in quanto, oltre a sistemi di criptaggio end-to-end fornisce la possibilità di avere sia “gruppi” (funzionamento simile a quelli su WhatsApp, con tutti i partecipanti che possono comunicare tra loro) che “canali”, ove gli utenti hanno solo la possibilità di vedere cosa l’amministratore del canale pubblichi, che sia un file, un messaggio, un video o una foto[80].
Quanto alla seconda considerazione, nelle risposte elaborate dai gruppi del suprematismo bianco si è registrata una chiara evoluzione. In una prima fase essi si sono concentrati quasi esclusivamente sull’attribuire la responsabilità del virus a talune minoranze (ebrei e cinesi in primis), mobilizzando i propri adepti in direzione antisemita e anticinese (e naturalmente, seppur in misura minore, anche anti-ispanica, anti-musulmana e, più in generale, anti-minoranza). Sono poi emerse altre tesi complottiste, tra cui quelle che hanno portato agli attacchi incendiari contro le antenne del 5G. Nel frattempo, di pari passo con l’acuirsi dei problemi economici dovuti al lockdown, l’attenzione di tali gruppi si è concentrata sulle istituzioni statali, e il loro odio si è indirizzato non solo nei confronti dei decisori politici, ma anche del personale sanitario. Quindi, con la diffusione del coronavirus in tutti i continenti, si è di pari passo sviluppato un sentimento di gioia dovuto al fatto che il contagio era arrivato a colpire anche alcuni Paesi odiati, quali Israele[81], e un incitamento a diffondere il coronavirus per infettare talune comunità usando il proprio corpo come arma-vettore. A tutto ciò la morte di Floyd ha aggiunto lo scontro razziale bianchi – neri.
Senza arrivare fortunatamente per il momento a vere e proprie “fasi operative” con attacchi o manifestazioni violente, anche in Italia dobbiamo registrare movimenti di estrema destra con teorie sulla pandemia e contro il lockdown. Si tratta di movimenti che sono molto attivi sul web nel diffondere fake news sia sull’origine e la diffusione del coronavirus, sia sul negare la sua stessa esistenza, attaccando il Governo per aver diffuso false notizie circa la sua esistenza e/o i pericoli, ed aver quindi chiuso il Paese senza reali motivi. Nel nostro Paese dobbiamo poi registrare in questo periodo anche diverse manifestazioni, che hanno visto la partecipazione di gruppi più o meno organizzati riconducibili alla destra radicale e a movimenti anti-sistema di difficile classificazione.
Premesso che in alcune realtà occidentali gli attacchi dell’estremismo di destra hanno determinato negli ultimi anni più morti del terrorismo jihadista, al quale sono però ancora attribuibili più del 60% delle vittime in Europa[82], e un report recentemente pubblicato le Nazioni Unite parlano di un più 320% del numero di attacchi degli estremisti di destra negli ultimi cinque anni[83], sino ad ora tutti i proclami registrati dallo scoppio della pandemia, non si sono concretizzati in attacchi significativi. Ma, forse anche grazie all’enorme attivismo online di cui abbiamo parlato e alla mobilitazione che si è vista nelle strade di alcune citta, sono aumentati i c.d. crimini di odio, con insulti, aggressioni e scritte verso numerose comunità, loro luoghi di culto o cimiteri, e sono stati sventati alcuni attacchi.
- Conclusioni
Ancorché si siano recentemente registrati alcuni attacchi terroristici in Europa di matrice jihadista, e siano aumentando le manifestazioni anti-governative in quasi tutte le grandi città occidentali, al momento possiamo comunque affermare che le risposte di gruppi jihadisti e movimenti estremisti rientrino quasi esclusivamente nel piano della propaganda. Si tratta, infatti, essenzialmente di azioni di proselitismo/indottrinamento, anche mediante la fornitura di servizi da parte di alcuni gruppi jihadisti per dimostrarsi più efficienti delle Autorità e soprattutto più attenti alle necessità dei cittadini, anche se non sono mancate richieste di passare all’azione per colpire il “nemico” mentre è in difficoltà, e, purtroppo, si sono registrati alcuni attacchi. Ma va rilevato che l’entità e il numero di tali attacchi, che hanno coinciso anche al riacuirsi dello scontro tra laicismo e oltranzismo religioso, non è tale da far individuare un legame certo di essi con l’azione jihadista connessa al COVID.
Tra le conseguenze negative certe che questa pandemia lascerà vi sarà però, a fronte di un diffuso senso di resilienza e solidarietà da parte di larghe fette della popolazione mondiale, un clima di odio e risentimento crescente in alcune fasce più emarginate della popolazione, che a causa di un crescente disagio economico e sociale si lasceranno facilmente avvicinare da chi fomenta l’odio etnico o religioso. Abbiamo in tal senso già visto come si stia registrando un numero crescente di episodi di odio xenofobo, sia in Occidente contro minoranze nere o asiatiche[84], ritenute responsabili della diffusione del COVID-19, sia paradossalmente nella stessa Cina nei confronti degli immigrati di colore, a loro volta accusati di aver portato il virus nel Paese. Mentre aumentano atti di antisemitismo e islamofobia, anche se per una scelta a mio parere non sempre condivisibile il più delle volte non vengono riportati dalla stampa per paura di atti emulatori o comunque di fare il loro gioco facendogli pubblicità.
Ma quali saranno le conseguenze che questa pandemia avrà su gruppi terroristi e movimenti estremisti? Difficile fare un discorso unico per tutti, ma di sicuro, comunque, l’influenza dei gruppi terroristi e dei movimenti estremisti, e le modalità con cui essi si avvicinano ai potenziali futuri adepti non sarà più la stessa per alcuni di loro. Ma dobbiamo continuare a distinguere tra le varie categorie di estremismo, sottolineando come nell’immediato sia stato soprattutto il suprematismo bianco ad avvantaggiarsi da questa situazione, fomentando l’odio verso comunità ritenute “responsabili” della pandemia. Più in generale sia l’estremismo di destra che di sinistra si avvantaggeranno nella misura in cui si presentano come forze anti-sistema, laddove gli Stati nazionali e le Organizzazioni Internazionali per molti hanno dimostrato la loro incapacità a gestire l’emergenza, mentre il jihadismo si avvantaggerà forse nel ungo periodo, ma molto dipende da noi.
In particolare, se alcuni gruppi jihadisti hanno dimostrato ulteriori capacità nella fornitura di servizi su territorio, molti sul web si sono inizialmente dimostrati spesso indecisi, se non approfittatori maldestri, non guadagnando da principio molte simpatie tra utenti terrorizzati dalla diffusione del virus. Solo a partire da maggio, quando è stata direttamente la leadership a scendere in campo, Al Qaeda e l’Islamic State hanno parlato con voce finalmente decisa e accattivante, ma è presto per vedere quali saranno i frutti che raccoglieranno, anche se la “mano tesa” di Al Qaeda agli occidentali in difficoltà potrebbe spingere alcuni di loro ad avvicinarsi quantomeno all’Islam salafita, se non addirittura al gruppo di Al Zawahiri. Molto dipenderà anche dalla tenuta dell’Occidente e dei suoi valori: se l’Occidente “barcollerà” dinanzi alla crisi economica e sociale che presumibilmente seguirà quella sanitaria, il pensiero jihadista e più in generale l’Islam radicale, se ne avvantaggeranno. In caso contrario, probabilmente, non vi saranno cambiamenti significativi e quello della pandemia sarà solo uno dei nuovi temi che di tanto in tanto verranno utilizzati dalla propaganda jihadista.
I gruppi estremisti bianchi, al contrario, sono riusciti sin dalle prime settimane a raggiungere un pubblico molto più ampio di quello che avevano probabilmente mai sperato di trovarsi difronte, con milioni di giovani annoiati, spaventati dal virus e arrabbiati per la crisi economica, che navigavano in rete pronti a credere alle loro deliranti teorie sull’origine della malattia e sulle conseguenze economiche, fine ultimo di taluni gruppi etnici o sociali secondo alcune “teorie complottiste”.
Merita quindi attenzione anche un maggior controllo dei social network da un lato, e delle fake news dall’altro. I primi stanno divenendo spazi incontrollati di diffusione di odio e di qualsivoglia materiale, mentre le seconde, se non controllate, rischiano di generare paure che si basano su notizie e teorie totalmente false, diffuse con intenti criminali e corredate da riferimenti a studi scientifici o ad opinioni di sedicenti esperti che approfittando di un momento di particolare debolezza delle persone fanno facilmente breccia. A tal proposito significativo che sotto la spinta di quanto avvenuto in relazione al coronavirus anche l’Unione Europea, come abbiamo visto[85], stia lavorando per una nuova strategia unitaria contro fake news e disinformazione.
Un altro aspetto da non sottovalutare, infine, è la paura del c.d. bio-terrorismo[86]. Indipendentemente dal fatto che si provi che la vera origine del COVID-19 sia un salto di specie di una malattia endemica in alcuni animali selvatici, oppure un atto deliberato (in tal caso presumibilmente avvenuto in un laboratorio cinese), oggi abbiamo tutti paura che si verifichino nuove epidemie o che agenti patogeni di qualsiasi tipo vengano volontariamente dispersi da attori statali o non statali, e sia i primi che i secondi potrebbero avvantaggiarsi anche solo minacciando di farlo. Ora che il mondo ha nuovamente conosciuto, dopo un secolo, la paura che solo una pandemia riesce a provocare in modo così capillare, diffuso e profondo in ogni uomo, tale paura resterà infatti latente per anni e sarà sicuramente sfruttata.
Per concludere, al di là di ciò che prevediamo possa avvenire o non avvenire nel prossimo futuro, ricordiamo che ogni pandemia comporta un aumento delle tensioni sociali interne nei Paesi colpiti e è ovvio che, purtroppo, qualcuno le sfrutti: nel caso del coronavirus sono alcuni gruppi jihadisti e ancora più i gruppi dell’estremismo violento bianco e xenofobo a sfruttarli maggiormente.
Si tratta di due tipi di estremismo che possono sembrare totalmente diversi, ma che in realtà hanno in comune molto più di quello che normalmente si pensi[87], e che nel periodo di lockdown, mentre tutto il resto è stato fermo, hanno dimostrato di essere più attivi che mai, ponendo le basi per azioni che sfruttano tensioni sociali e crisi economica, azioni che stanno ora continuando a portare avanti.
Dobbiamo comunque ricavare una riflessione dalla nostra analisi: le attività che in questo periodo stanno portando avanti i gruppi jihadisti e i movimenti dell’estremismo bianco non deriverebbe solo dalla capacità di saper cogliere le opportunità che la pandemia sta offrendo, ma anche dalla consapevolezza che un po’ tutti gli Stati, comprese quelle che una volta erano definite “Grandi Potenze”, si sono dimostrati impreparati a gestire emergenze sanitarie su larga scala, sia da un punto di vista di assistenza medica che di misure da adottare per contenere la diffusione garantendo stabilità economica. Ciò ha provocato un declino della fiducia nelle Autorità, o meglio, nelle autorità statali[88], un po’ ovunque. Si tratta di un discorso che è sicuramente valido in tutto il mondo, ma è forse ancora più forte in tutte quelle realtà, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, ove le persone vedono altre entità come un’alternativa alle Autorità statali. Si pensi ad esempio a tutte quelle organizzazioni dell’Islam politico che si occupano, tra l’altro, di assistenza, come la Fratellanza Musulmana, ma anche, restando nei Paesi a maggioranza islamica, ai gruppi jihadisti, che hanno lavorato molto in questo periodo per farsi vedere vicini ai bisogni delle popolazioni colpite dal COVID-19 e dalla crisi economica che ne è seguita, ed a quelle autorità etnico-claniche come i capi tribù che noi erroneamente sottovalutiamo ma godono ancora di ampia influenza. In altre zone del mondo, soprattutto in America Latina, sono invece i gruppi criminali a presentarsi come una valida alternativa allo Stato. In Italia, infine, potrebbe essere la criminalità organizzata ad approfittare della situazione e riguadagnare quel terreno che con tanta fatica le avevamo fatto perdere in questi ultimi decenni.
È naturale che non si avvantaggerà della situazione solo il terrorismo jihadista e l’estremismo, di destra e di sinistra, ma anche il crimine organizzato, nazionale e transnazionale, e, più in generale, qualsivoglia malintenzionato. La gente è fragile, economicamente e psicologicamente, ha difficoltà a riprendere la vita quotidiana e le normali relazioni interpersonali, vive connessa al web e spesso non sa come arrivare a fine mese né come potersi comportare nella vita di tutti giorni, imbrigliata in mille restrizioni, mentre forte è talvolta in alcune categorie la percezione del vuoto del potere dello Stato, incapace secondo alcuni di garantire la salute pubblica e la stabilità economica. Questi fattori non fanno che spianare la strada al crimine, da quello comune alla grande criminalità organizzata, compresa quelle transnazionale. Se qualsiasi criminale, compreso quello comune, riesce a celare il proprio volto dietro ad una mascherina e capitalizza al massimo le paure e le opportunità che il virus e la disperazione offrono su un piatto d’argento, la criminalità organizzata vede aprire davanti a sé l’opportunità per accaparrarsi enormi fette di mercato, mentre gang criminali sfruttano anche l’odio inter-etnico del quale abbiamo lungamente parlato.
Ecco che in modo diverso e con finalità diverse, tutti i gruppi criminali, estremisti e terroristi cercano di approfittare di questa situazione, per arricchirsi o portare verso la propria delirante causa il maggior numero possibile di persone. La situazione è molto delicata e non migliorerà né nel breve né nel medio termine, ma serviranno anni affinché le negative conseguenze vadano pian piano a scomparire e le masse siano meno esposte ai rischi che terroristi, estremisti e criminali pongono loro per via del coronavirus e del lockdown.
Abbiamo detto che nulla sarà più come prima dopo questa Pandemia, solo il tempo dimostrerà quanto jihadisti ed estremisti si avvantaggeranno, ma tanto più la pandemia sarà lunga e la crisi socio-economica profonda, tanto più guadagneranno terreno sfruttando, rispettivamente, le crisi socio-economiche dei Paesi più poveri di Medio Oriente e Africa e delle fasce più deboli dei Paesi occidentali, in primis Stati Uniti, ove le conseguenze della pandemia si sommano ad un clima di tensione inter-etnica e inter-sociale che è sempre sull’orlo dell’esplosione, come dimostrato anche da altri fatti di cronaca[89].
Affronteremo probabilmente un periodo buio nei prossimi decenni, un periodo di declino economico e sociale, ma anche democratico, un periodo che da taluni è stato definito “global democratic recession”[90]. Si tratta di un’espressione con la quale non si indica quella compressione delle libertà individuali che si è resa necessaria per controllare la diffusione del virus, limitando e monitorando i movimenti dei cittadini, e che tanto è stata criticata[91], ma di un’espressione che si usa in riferimento alla spesso incontrollata diffusione di fake news e teorie estremiste da parte di gruppi pericolosi, capaci di influenzare le fasce più deboli.
I più attivi in tal senso, e quelli che hanno anche riscosso sino ad ora i risultati più significativi sono due: gli estremisti di destra ed i gruppi jihadisti.
Quanto ai primi, gli estremisti di destra, suprematisti bianchi, la destra xenofoba e antisemita, stanno cercando di provocare scontri etnico-razziali-religiosi, mirando alla promozione di una nuova guerra civile che possa avvantaggiare il proprio gruppo etnico e costruire una nuova società che li veda in posizione di chiara preminenza su tutti gli altri. La pandemia ha messo in crisi il sistema sociale ed economico, provocando una profonda crisi che sta parzialmente sconvolgendo le classi sociali che si erano delineate negli ultimi decenni laddove tantissime persone hanno perso il posto di lavoro ed alcuni settori si sono totalmente fermati, mentre dei nuovi sono all’improvviso esplosi sul mercato. Si tratta di cambiamenti che richiedono normalmente decenni per verificarsi, o addirittura secoli se pensiamo a quanto avveniva prima che il processo tecnologico velocizzasse ogni trasformazione della società. Con il coronavirus invece nel giro di alcune settimane si sono verificati dei cambiamenti tali che si può parlare di un vero e proprio stravolgimento. Basti pensare a quello che è drammaticamente avvenuto nel mondo della ristorazione o del turismo o del commercio, a fronte di un fiorire del commercio online e delle consegne a domicilio, solo per fare degli esempi. Tutto ciò sta creando qualche nuovo ricco e molti nuovi poveri, e più in generale un cambiamento che i suprematisti bianchi vogliono assolutamente girare a proprio favore, anche sfruttando la paura di chi sta vedendo il proprio mondo crollare. E, applicando il detto mors tua vita mea, ecco che per stare a galla si cerca di far affondare qualcun altro, e questo “altro” è un altro gruppo etnico o religioso.
Quanto invece alla galassia jihadista, seppur con le profonde differenze che abbiamo visto sussistere tra le risposte dei sostenitori di Al Qaeda e quelli dell’Islamic State, dovute ai differenti approcci che caratterizzano da anni i due schieramenti, si sta in realtà muovendo nella stessa direzione: sta lavorando in vista di un ordine mondiale totalmente nuovo. Un nuovo ordine mondiale che secondo le leadership jihadiste potrebbe essere disegnato al termine della pandemia, soprattutto se ci dovessero essere nuove ondate di contagio e la fase acuta della crisi sociale ed economica, oltre che sanitaria, si dovesse prolungare per più anni.
Le risposte delle leadership jihadiste sono chiare: quando il coronavirus sarà sconfitto ci troveremo a vivere secondo un nuovo ordine mondiale, nel quale potrebbero essere invertiti i rapporti di forza attuali, nel quale i jihadisti potranno giocare un ruolo fondamentale[92]. La pandemia sta facendo crollare le certezze dell’Occidente, e con loro potrebbe svanire anche la Comunità Internazionale così come noi oggi la conosciamo, così come si è sviluppata nel corso del XX secolo stravolgendo i principi che erano alla base della precedente e portando via le Potenze che la governavano da secoli. Potrebbe accadere di nuovo e potrebbe rappresentare il riscatto dell’Islam, dei suoi principi, delle sue forme di governo (leggasi “Califfato”).
Da qui l’invito che entrambe le leadership rivolgono ai propri follower, seppur con motivazioni e modalità diverse (impulsivo e astioso IS, saggia e con mano tesa verso tutti AQ): tenetevi pronti per cogliere le opportunità future! Perché dobbiamo ricordare che quelli che noi additiamo (giustamente) come terroristi, hanno come fine ultimo la ricostituzione di quel Califfato che manca dalla fine della Prima Guerra mondiale, e che per un lunghissimo periodo aveva in un certo senso “dominato” buona parte del mondo allora conosciuto. L’Islamic State ha dimostrato, tra il 2014 ed il 2017, che il sogno del Califfato è qualcosa di molto più reale e possibile di quanto noi possiamo immaginare, mentre Al Qaeda, che in modo saggio ha teso una mano verso tutti dimostrandosi in questo periodo molto vicina a quanti hanno bisogno di aiuto, a prescindere dal proprio credo religioso, proprio in relazionale al post-COVID nel numero del suo magazine “One Ummah”[93] ha affermato che i Musulmani guideranno di nuovo il mondo!
E ricordiamo che persino il Califfato di IS, che per molti è stato solo cieca crudeltà, per molti altri ha per alcuni aspetti rappresentato la realizzazione di un sogno e la rivincita verso l’Occidente e gli sciiti, grazie alla ricostituzione del Califfato[94]: la globale crisi economica e sociale potrebbero fornire ai jihadisti su un piatto d’argento una grande possibilità di riscatto e le violenze dell’estremismo di destra non faranno che acuire i contrasti e favorirli.
Per concludere, sottolineiamo che mentre la seconda ondata della pandemia sta mietendo più vittime della prima e la gran parte dei governi occidentali sta adottando misure volte a contenere il contagio limitando spostamenti e attività, in mini-lockdown mirati, salgono al massimo le tensioni sociali. Esse sono sfruttate da gruppi jihadisti e estremisti, facendo registrare in Europa una nuova ondata di attacchi terroristi (favorita anche da alcune prese di posizione della Francia in tema di difesa della laicità e della libertà di stampa) e di scontri anti-governativi manovrati ad arte dall’estrema destra, che fomenta gli animi di tutte quelle categorie che maggiormente risentono economicamente a causa della pandemia e delle misure adottate per contenere il contagio.
[1] Le opinioni espresse si riferiscono all’Autrice, e non corrispondono necessariamente alla posizione dell’Amministrazione di appartenenza.
[2] Si veda Sanfelice di Monteforte Ferdinando, Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Il mondo dopo il COVID-19. Conseguenze geopolitiche e strategiche. Posture dei gruppi jihadisti e dell’estremismo violento, Mursia, Milano, 2020, e ampia bibliografia ivi citata
[3] Ricordiamo che a cavallo tra il mese di ottobre e novembre 2020 sono state colpite da attacchi del terrorismo fai da te di matrice jihadista sia la Francia, con almeno tre attacchi mortali, che la capitale austriaca.
[4] Si tratta di scontri di varia natura, legati negli USA anche alle elezioni presidenziali e alle crescenti tensioni razziali, e in Europa alle misure adottate per limitare la diffusione del virus, ma in ogni caso siamo in presenza di un malcontento che pur avendo origini diverse viene più facilmente sfruttato in questo periodo di pandemia da gruppi jihadisti e movimenti dell’estremismo violento.
[5] Per la struttura della galassia jihadista, si veda Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Perché ci attaccano. Al Qaeda, l’Islamic State e il terrorismo “fai da te”, Aracne, Roma, 2017, e ampia bibliografia ivi citata
[6] Per analizzare come l’Islamic State ha organizzato il Califfato nel teatro siro-iracheno tra il 2014 ed il 2017, si veda Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Vivere a Mosul con l’Islamic State. Efficienza e brutalità del Califfato, Mursia, Milano, 2019, e ampia bibliografia ivi citata.
[7] Per l’Unione Europea è stato soprattutto Gilles de Kerchove, il coordinatore anti-terrorismo, a lanciare l’allarme già nel mese di aprile. Si veda, The Straits Times editorial board, Militants, fringe groups exploiting coronavirus outbreak, warns EU anti-terrorism chief, in The Straits Times, 30 April 2020.
Per le Nazioni Unite, invece, i richiami sono venuti soprattutto dal Segretario Generale Guterres, che in un comunicato dal titolo “We must act now to strengthen the immunity of our societies against the virus of hate“, ha dichiarato: “COVID-19 does not care who we are, where we live, what we believe or about any other distinction. We need every ounce of solidarity to tackle it together. Yet the pandemic continues to unleash a tsunami of hate and xenophobia, scapegoating and scare-mongering.
Anti-foreigner sentiment has surged online and in the streets. Anti-Semitic conspiracy theories have spread, and COVID-19-related anti-Muslim attacks have occurred. Migrants and refugees have been vilified as a source of the virus — and then denied access to medical treatment. With older persons among the most vulnerable, contemptible memes have emerged suggesting they are also the most expendable. And journalists, whistleblowers, health professionals, aid workers and human rights defenders are being targeted simply for doing their jobs”. Per le dichiarazioni del Segretario Generale si vedano articolo e video nel sito delle Nazioni Unite, Guterres António, We must act now to strengthen the immunity of our societies against the virus of hate, in United Nations website, April 2020.
Per le forze di polizia e i servizi di sicurezza si vedano, ad esempio, le dichiarazioni dei vertici della Polizia di metà settembre, riportate in Dearden Lizzie, Coronavirus creating ‘climate of extremism’ in UK, security chiefs tell MPs, in Indipendent, 23 September 2020.
[8] Si veda EU Counter-Terrorism Coordinator, Terrorism in Times of Corona: The development of the terrorist threat, Council of the European Union Doc. 7838/20, 7 May 2020.
[9] UN, CTED “Trends Alert about extreme right-wing terrorism”, in UN web site, 1 July 2020
[10] In tal senso si veda, con particolare riferimento al counter-terrorism britannico, Pantucci Raffaello, Key Questions for Counter-Terrorism Post-COVID-19, in Raffaello Pantucci website, April 2020.
[11] Si veda, ad esempio, Dearden L., Coronavirus creating ‘climate of extremism’ in UK, security chiefs tell MPs, in The Indipendent, 23 September 2020.
[12] A sottolineare come pur concentrandosi sul terrorismo jihadista il settore del counter-terrorism non abbia mai sottovalutato l’estremismo, e sia sempre stato costantemente considerato anche dalle varie strategie statunitensi di counter-terrorism, è stato anche uno dei massimi esperti di terrorismo, Bruce Hoffman, autore di uno dei principali manuali sul tema. Si veda: Hoffman Bruce, Inside terrorism, third edition, 2017; Hoffman Bruce, How Serious Is White Nationalist Terrorism?, in Council on Foreign Relations, 29 March 2019.
[13] Anche per l’Europa, da anni le minacce vengono tanto dal terrorismo jihadista quanto dall’estremismo bianco, e in entrambe le direzioni si è mosso il settore del counter-terrorism. Si veda Jones Seth G., From the IRA to the Islamic State: The Evolving Terrorism Threat in Europe, in Center for Strategic and International Studies, 19 December 2018.
[14] In tal senso si veda Malik Nikita, Self-Isolation Might Stop Coronavirus, but It Will Speed the Spread of Extremism, in Foreign Policy, 26 March 2020, nel quale si legge “Millions of people stuck at home will turn to social media, where disinformation is rife. Radical Islamists and far-right groups are exploiting widespread confusion and fear to spread hate”.
[15] Si tratta di un aspetto che stanno sottolineando anche alcuni dei massimi esperti di terrorismo jihadista. Si veda, a tal proposito, soprattutto Colin Clarke, che ha affermato che “Insurgents around the world are using the pandemic to win new converts and weaken their enemies.” (Clarke Colin P., Yesterday’s Terrorists Are Today’s Public Health Providers, in Foreign Policy, 8 April 2020).
[16] Si veda ricerca SOCINT, Luigi Giungato – Mario Caligiuri, La pandemia immateriale. Gli effetti del Covid-19 tra social asintomatici e comunicazione istituzionale, in SOCINT, 11 aprile 2020.
[17] Josep Borrell, Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza ha dichiarato il 10 giugno, presentando il documento Joint Communication on tackling COVID-19 disinformation: “It is clear that the coronavirus has had a massive and devastating impact on people around the world. It is still not over and for the time being has taken over 400,000 lives globally. But this is not the only virus that is causing problems. The coronavirus pandemic has been accompanied by a massive infodemic. / We have witnessed a wave of false and misleading information, hoaxes and conspiracy theories, as well as targeted influence operations by foreign actors. Some of these are aimed at harming the European Union and its Member States, trying to undermine our democracies, the credibility of the European Union and of national authorities. / What is more, disinformation in times of the coronavirus can kill. Misleading health information, consumer fraud, cybercrime or targeted disinformation campaigns by foreign actors pose several potential risks to our citizens, their health and their trust in public institutions. We have, for example, seen disinformation saying that drinking bleach can cure the coronavirus or that washing hands does not help. It can also have a very direct material impact. Take, for instance, the vandalism against 5G infrastructures in some Member States. / In front of all this, we need to take decisive actions and we have a duty to our citizens to make them aware of false information, to expose the actors responsible for spreading it, and to step up our existing work to deal with this challenge. / In today’s technology-driven and competing world, warriors wield keyboards rather than swords. Targeted influence operations and disinformation campaigns are a recognised weapon of State and non-State actors. That is why we have been working together – the European External Action Service and Commission services, led by my colleague and friend Vĕra [Jourová, Vice-President in charge of a stronger Europe in the World], and we have been working together on this Joint Communication. / We looked at the lessons learned and key activities undertaken in response to the infodemic. We also outlined concrete steps to be taken immediately to increase our capacity to deal with disinformation.” (Response to disinformation around COVID-19: Remarks by High Representative/Vice-President Josep Borrell at the Read-out of the College meeting), Brussels, 10 June 2020.
[18] Per quanto riguarda le teorie cospirative in questo periodo di pandemia, ha scritto l’Unione Europea: “The corona crisis has given rise to all sort of conspiracy theories. Some of these theories are conceived and disseminated by known violent extremists and terrorist groups, notably online. The pandemic has also sparked conspiracy theories that have no link to existing extremist ideologies (although extremists are often quick to appropriate them).” (EU Counter-Terrorism Coordinator, Terrorism in Times of Corona: The development of the terrorist threat, Council of the European Union Doc. 7838/20, 7 May 2020).
[19] Per sottolineare il diverso approccio dei due network nei confronti della pandemia, pur perseguendo le stesse finalità, un noto esperto ha scritto: “While al-Qaeda commonly pursues a ‘hearts-and-minds’ strategy to win over ordinary Muslims and occasionally Western nations, IS adopts a blunt, confrontational and uncompromising approach” (al-Lami Mina, Jihadists see COVID-19 as an Opportunity, in Global Network, 1 June 2020).
[20] In tal senso si veda anche l’analisi di al-Lami Mina, Jihadists see COVID-19 as an Opportunity, in Global Network, 1 June 2020.
[21] Scrive Al Qaeda nel suo comunicato “We would like to express our strong desire for you [non-Muslims] to become our partners in heaven… Just as we share life on this earth. It is our desire and wish that we all share eternal life in heaven. Therefore, we invite you to get to know Islam and convert to it”.
[22] Le parole di Trump risalgono al 24 aprile. Ha pertanto quasi dell’incredibile che AQ abbia la capacità per preparare, registrare e disseminare un video ufficiale in meno di un mese se pensiamo al fatto che i vertici del gruppo sono presumibilmente isolati e privi di collegamenti informatici, e comunicano con il mondo esterno con tantissime precauzioni e probabilmente numerosi passaggi per evitare di essere scoperti, cosa che sarebbe piuttosto agevole per il personale dei servizi intelligence di mezzo mondo che li stanno cercando: seguendo una delle “staffette” che porta materiale da e per il covo sarebbe facile individuale la leadership del gruppo.
[23] “Herd Immunity”, letteralmente immunità di mandria, in inglese.
[24] AQ afferma nel video: “this theory is merely a cosmetic makeover for Darwinist philosophies that are deeply ingrained in Western psyche”.
[25] La versione inglese del primo numero era stata pubblicata l’11 settembre 2019, in occasione della ricorrenza degli attacchi del 2001.
[26] Si pensi che la rivista Rumiyah, pubblicata da IS per un paio di anni a partire dal settembre 2016, in sostituzione dei precedenti magazine nelle varie lingue diverse dall’arabo che erano stati distribuiti dal 2014 (tra di essi i più famosi erano Dabiq in inglese, Dar al-Islam in francese, Constantinople in turco, Istok in russo e Kibernetiq in tedesco) venne pubblicata con cadenza mensile in una decina di lingue, presentando nelle varie versioni delle differenze non solo linguistiche, ma anche di contenuto, per renderlo più in linea con le sensibilità dei popoli che li andavano a leggere. Per la rivista Rumiyah, si veda, ampiamente, Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Perché ci attaccano, Al Qaeda, l’Islamic State e il terrorismo “fai da te”, op. cit., pagg. 205ss.; per i magazine pubblicati da IS nelle varie lingue, Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Perché ci attaccano, Al Qaeda, l’Islamic State e il terrorismo “fai da te”, op. cit., pagg. 99ss.
[27] Ricordiamo che ai problemi connessi alla pandemia negli Stati Uniti da fine maggio si è aggiunto e sovrapposto un altro fattore, che ha dimostrato quanto in questo periodo in Occidente le tensioni sociali, sicuramente acuite dal COVID-19 e dalla seguente crisi economica, siano sul punto di esplodere: la morte di un afro-americano, George Floyd, avvenuta a Minneapolis il 25 maggio durante un fermo di polizia. La sua morte e le manifestazioni che in tutto il mondo sono seguite, accompagnate talvolta da scontri violenti, sono state prontamente sfruttate sia dai gruppi jihadisti, che hanno finito nella loro propaganda di giugno per fondere le due problematiche (a loro dire entrambe frutto dei governi infedeli Occidentali), sia dai movimenti estremisti (sia di destra che di sinistra), che hanno iniziato a partecipare anche “attivamente” alle manifestazioni per fomentare l’odio e favorire lo scontro.
[28] Molto probabilmente AQ fa riferimento soprattutto all’attacco del dicembre 2019 alla base militare di Pensacola, negli USA, diretto da Al Qaeda nella Penisola Araba, come vedremo a breve parlando del gruppo yemenita affiliato ad AQ.
[29] Malcom X era stato già citato da AQ almeno in un paio di occasioni durante la Presidenza Obama, per paragonare il diverso attivismo dei due uomini di colore, laddove Obama avrebbe, secondo AQ, abbandonato le persone di colore per la sua carriera politica, alleandosi con i bianchi.
[30] Il gruppo ha parlato, anche se in misura minore, anche della Spagna, altro Paese europeo facente parte della coalizione che li combatte nella Regione.
[31] L’annuncio è stato dato dal Segretario Generale Gueterres, che ha detto il virus non risparmia nessun Paese, e ovviamente neanche i 93000 Caschi Blu che (al maggio 2020) servono in 13 missioni di pace sparse intorno al mondo. Si veda, Associated Press, UN announces first 2 deaths of UN paecekeepers from covid, in The Washngton Post, 29 May 2020.
[32] Abdulmalek Droukdel, al vertice del gruppo sin dagli anni Novanta, quando fuoriuscì dall’algerino GIA, quindi ancor prima che il gruppo si affiliasse ad Al Qaeda, sarebbe stato ucciso il 3 giugno, secondo quanto dichiarato dai vertici della Difesa francese. Si veda Joscelyn Thomas, AQMI Emir reportedly killed by French Forces in Mali, in Long War Journal, 6 June 2020.
[33] È solo l’ultimo di una lunga serie, tra cui ricordiamo, ad esempio, quello alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo nel gennaio 2015. Si veda Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Perché ci attaccano, Al Qaeda, l’Islamic State e il terrorismo “fai da te”, op. cit.
[34] Per approfondimenti si veda Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Terrorismo “fai da te”. Inspire e la propaganda online di AQAP per i giovani musulmani in occidente, Roma, op. cit., e Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Perché ci attaccano, Al Qaeda, l’Islamic State e il terrorismo “fai da te”, op. cit., pagg. 99ss.
[35] Il leader di AQAP, Qassem al Rimi, è stato ucciso nel gennaio 2020, come confermato dalla leadership del gruppo yemenita e da quella di Al Qaeda Core.
[36] Per la gravissima situazione sanitaria yemenita, uno dei più poveri Paesi al mondo, duramente colpito da anni di guerra civile, e guerre per procura giocate da Potenze sunnite e sciite sul suo suolo, si veda The Soufan Center editorial board, Yemen remains among world’s most vulnerable countries to coronavirus, in The Soufan Center, 29 May 2020.
[37] Si veda in tal senso El Sirgany Sarah, Kiley Sam, In Yemen’s Aden, coronavirus death rates are worse than its wartime fatalities, in CNN, 12 June 2020.
[38] Per i numerosi articoli che hanno approfondito le prime fasi dell’evoluzione delle risposte dello Stato Islamico alla pandemia si veda: Van Ostaeyen Pieter, The Islamic State and Coronavirus, Time for a Comeback?, in ISPI, 15 May 2020; Krona Michael, Online Jihadi Sympathizers and the Coronavirus Outbreak, 15 May 2020.
[39] Sarebbe prescritto da alcune hadith presenti nel Corano. Si tratta di brevi narrazioni, aneddoti, sulla vita del Profeta.
[40] I due precedenti risalgono all’ottobre 2019 e al gennaio 2020.
[41] La trascrizione completa in inglese è stata rilasciata il 31 maggio dall’organo mediatico di IS al-Furqan, per consultarla si veda Al-Tamimi Aymenn Jawad, New Speech by the Islamic State’s Official Spokesman: Translation and Analysis, in Aymenn Jawad website, 1 June 2020.
[42] Sicuramente il portavoce di IS si riferisce in particolare alle decine di migliaia di uomini e donne di IS che sono tenuti prigionieri in territorio siriano nelle carceri curde. Per approfondire la difficilissima situazione che i prigionieri stanno vivendo in queste settimane, si veda, tra gli altri, Schmitt Eric, ISIS Prisoners Threaten U.S. Mission in Northaest Syria, in The New York Times, 25 May 2020.
[43] Significativo sottolineare che il video, diffuso inizialmente solo in lingua araba, è stato poi prodotto in numerose versioni in lingue diverse, con traduzione del discorso sia audio che come sottotitolo, rilasciate sul web il 4 giugno. Ricordiamo che l’Islamic State è da anni il campione della propaganda internazionale, producendo il proprio materiale in decine di lingue diverse in modo da raggiungere il più ampio numero di persone, mentre Al Qaeda continua ad usare, oltre all’arabo e all’inglese, un numero nettamente inferiore di lingue, quelle c.d. veicolari con l’aggiunta di alcune lingue locali in specifiche occasioni.
[44] Per la prima volta nella storia, intorno al 20 aprile, il prezzo del petrolio al barile è sceso talmente in basso da risultare negativo, nel senso che i possessori di petrolio avendo finito lo spazio di stoccaggio sono stati disposti a pagare pur di darlo via e tornare ad avere la possibilità di fare seppur minime operazioni sul mercato.
[45] Si veda: Pantucci Raffaello, After the Coronavirus Terrorism won’t be the Same, in Foreign Policy, 22 April 2020.
[46] Si veda in tal senso: Clarke Colin P., Yesterday’s Terrorists Are Today’s Public Health Providers, in Foreign Policy, 8 April 2020; Pantucci R. e Taneja Kabir, Beware of terrorists offering COVID19 aid, in ORFONLINE, 17 April 2020.
[47] Opinione pressoché unanime di tutti gli esperti del counter-terrorism è che i talebani non solo non abbiano mai rinnegato Al Qaeda, ma continuino ad essere strettamente legati al gruppo fondato da bin Laden. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato a fine maggio, la stessa trattativa tra talebani e americani sarebbe stata condotta dai primi in totale coordinamento con AQ. Si legge nel rapporto: i talebani “regularly consulted with Al Qaeda during negotiations with the United States and offered guarantees that it would honor their historical ties,”. In tal senso si veda, ad esempio, Joscelyn Thomas, U.N.: Taliban “regularly consulted” with Al Qaeda throughout negoziations with U.S., in Long War Journal, 1 June 2020.
[48] A tal proposito, si veda, Jackson Ashley, For the Taliban, the Pandemic Is a Ladder. The Islamist group is using the coronavirus crisis for propaganda—with potentially dire consequences for those living under its control, in Foreign Policy, 6 May 2020.
[49] Descrizioni del materiale multimediale diffuso dai talebani si trovano in Pantucci Raffaello e Taneja Kabir, Beware of terrorists offering COVID19 aid, in ORFONLINE, 17 April 2020.
[50] Il Gruppo, che non rientra nella lista dei gruppi terroristi delle Nazioni Unite, è considerato tale da numerosi Paesi, quali Stati Uniti. Il tema è tornato di estrema attualità poiché il gruppo è stato inserito tra i gruppi terroristi dalla Germania nel maggio 2020, suscitando le critiche da parte di altri, nonché di numerosi esperti.
[51] Si veda Pantucci Raffaello, After the Coronavirus Terrorism won’t be the Same, in Foreign Policy, 22 April 2020.
[52] In tal senso di veda: Pantucci Raffaello, Taneja Kabir, Beware of terrorists offering COVID19 aid, in ORFONLINE, 17 April 2020; Clarke Colin P., Yesterday’s Terrorists Are Today’s Public Health Providers, in Foreign Policy, 8 April 2020.
[53] Quanto al video, si tratta in realtà di un audio clip, con immagine fissa di Shekau, la cui voce di sottofondo parla per più di un’ora. Per leggere alcuni passaggi, si veda Anka Yusuf, Abubakar Shekau Mocks World Leaders And Derides Social Distancing In New Audio Message, in Humangle, 15 April 2020.
[54] Per qualche approfondimento sull’uso di internet da parte della propaganda dell’estremismo di destra, oltre che gli approfondimenti pubblicati in relazione a singoli episodi, si veda, ad esempio: Ana-Maria Bliuc, John Betts, Matteo Vergani, Muhammad Iqbal, Kevin Dunn, The growing power of online communities of the extreme-right: deriving strength, meaning, and direction from significant socio-political events ‘in real life’, in ICCT, 28 April 2020 .
[55] Tra i numerosi studi realizzati dopo l’attacco compiuto in Nuova Zelanda, si veda: Berger Peter, Three terrorism trends converged in sickening New Zealand attacks, in CNN, 15 March 2019 ; Burke Jason, What does Christchurch attack tell us about rightwing extremism?, in The Guardian, 15 March 2019.
Burke sottolinea come leggendo il manifesto dell’attentatore emerga come questi si voglia vendicare delle morti provocate dai musulmani non in tempi recenti, ad esempio con gli attacchi terroristi, ma durante battaglie di secoli fa; egli in particolare ricorda la Battaglia di Tours del 732 e l’assedio di Vienna del 1683, e spiega “to take revenge on the invaders for the hundreds of thousands of deaths caused by foreign invaders in European lands throughout history … the enslavement of millions of Europeans taken from their lands by the Islamic slavers and the thousands of European lives lost to terror attacks throughout European lands” (Burke Jason, What does Christchurch attack tell us about rightwing extremism?, in The Guardian, 15 March 2019).
A distanza di molti mesi, un’analisi completa di quanto accaduto è stata pubblicata nella rivista di West Point CTC Sentinel: Macklin Graham, The Christchurch Attacks: Livestream Terror in the Viral Video Age, in CTC Sentinal, Volume 12, Issue 6, July 2019.
[56] Per l’evoluzione storica del fenomeno negli ultimi tre secoli, si veda Wilson Tim, Rightist Violence: An Historical Perspective, in International Center for Counter-terrorism, 2 April 2020.
[57] Nel report sul terrorismo di destra pubblicato lo scorso anno da uno dei maggiori centri di ricerca sul terrorismo è ampiamente sottolineato come sia stata la diffusione del web a aiutare i movimenti estremisti bianchi ad espandersi, si pensi quanto una situazione come il lockdown e lo smart working lo abbiano favorito. Già nell’abstract del report si legge: “The rapid expanse of social media facilitates radicalization and recruitment within the white supremacy extremist domain. Spaces in which radicalized individuals can communicate and share content enable the development of a worldwide, rapidly expanding network of white supremacy extremists” (The Soufan Center, White Supremacy Extremism: The Transnational Rise of The Violent White Supremacist Movement, in The Soufan Center, September 2019 ).
[58] Se nel corso del 2019 alcune grandi del web, come Facebook e YouTube, hanno annunciato che avrebbero iniziato a bloccare e rimuovere materiale che fomenta l’odio e l’estremismo violento, non è ancora stato previsto nulla da altri, quali Telegram, che sono così divenuti dei safe haven per l’estremismo violento. Si veda: DfrKaul, Terrorgram: A comunity built on Hate – Telegram’s far-right ecosystem provides a haven for online hate communities and a gateway to extremist content, in DFR Lab, 20 April 2020.
[59] In tal senso, Scott Mark, Overly Steven, Conspiracy theorists, far-right extremists around the world seize on the pandemic. Civil rights advocates have warned for months that the coronavirus could aid recruiting for the most extreme white-supremacist and neo-Nazi groups, in Politico, 13 May 2020.
[60] Interessante notare come gli Stati Uniti non abbiano mai incluso il Ku Klux Klan tra le organizzazioni terroriste.
[61] Gartenstein-Ross Daveed, Hodgson Samuel, Clarke Colin P., The Growing Threat Posed by Accelerationism and Accelerationist Groups Worldwide, in Foreign Policy Research Institute, 20 April 2020.
[62] In molti classificano ad esempio come suprematista bianco islamofobico e accelerazionista anche l’attentatore australiano che nel 2019 ha colpito i fedeli raccolti in alcune moschee della cittadina di Christonchurch in Nuova Zelanda, Brenton Tarrant, di cui abbiamo già parlato.
[63] Si veda, ADL editorial board, Theorists Urge Resistance to ‘Medical Martial Law’, in ADL Fighting Hate for Good, 23 April 2020.
[64] In tal senso, ADL editorial board, “Anti-Lockdown” Protesters Co-Opt Holocaust, Nazi Imagery, in ADL Fighting Hate for Good, 22 May 2020.
[65] Si veda Mathias Chritopher, Amid The Pandemic, U.S. Militia Groups Plot ‘The Boogaloo’ AKA Civil War, On Facebook, in Huffington Post, 24 April 2020 .
[66] Tra i primi e più completi articoli pubblicati nel 2019 su questo nuovo movimento, si veda: ADL editorial board, The Boogaloo: Extremists’ New Slang Term for A Coming Civil War, in ADL Fighting Hate for Good, 26 November 2019. In esso si capisce meglio la nascita di un movimento che prende piede sul web nel 2019 ma che in realtà usa slogan che alcuni estremisti bianchi pro-armi utilizzavano già da alcuni anni, riprendendo, appunto, il film del 1984. Sarebbe però solo dall’estate 2019 che un numero consistente di estremisti bianchi e accelerazionisti iniziano ad usare il nome e la simbologia sia nella loro propaganda che indossando t-shirt che lo richiamano in modo specifico.
[67] In tal senso, Evans Johnathan, Rightwing Shitheads Are Trying to Ruin Hawaiian Shirts Now, in Esquire, 3 June 2020.
Singolare anche l’uso delle immagini con delle igloo; si veda il citato articolo ADL editorial board, The Boogaloo: Extremists’ New Slang Term for A Coming Civil War, in ADL Fighting Hate for Good, 26 November 2019.
[68] In tal senso si veda Kuznia Robert, Griffin Drew, Devine Curt, Gun-toting members of the Boogaloo movement up to protests, in CNN, 4 June 2020.
[69] Si veda, Lois Beckett, QAnon: a timeline of violence linked to the conspiracy theory, in The Guardian, 16 October 2020.
[70] Si veda, Subramaniam Samath, Vandals and conspiracists across the Continent have a new target: 5G telephone towers, in Politico, 18 May 2020.
[71] Si veda, Crippa Paolo, 5G E COVID-19: L’IMPATTO DELLA DISINFORMAZIONE SULLA SICUREZZA DELLE INFRASTRUTTURE CRITICHE, in CeSI, 29 aprile 2020.
[72] Per alcune di queste teorie complottiste si veda, Argentino Marc-Andrea, Amarasingam Amarnath, The Covid Conspirancy Files, in Global Network on Extremism and Tecnology, 8 April 2020.
[73] Bogel-Burroughs Nicholas, Antivaccination Activists Are Growing Force at Virus Protests, in The New York Times, 2 May 2020.
[74] Anche in questo caso si veda Argentino Marc-Andrea, Amarasingam Amarnath, The Covid Conspirancy Files, in Global Network on Extremism and Tecnology, 8 April 2020
[75]Si veda Perrigo Billy, White Supremacist Groups Are Recruiting With Help From Coronavirus – and a Popular Messaging App, in Time, 8 April 2020 .
Per il problema del bioterrorismo si rimanda all’ultimo capitolo.
[76] Si veda, Hans Gursimran, Why coronavirus lockdown may have increased threat posed by THIS movement, in Express.uk, 1 June 2020.
[77] Per approfondimenti sul movimento si veda anche: Ling Justin, Incels Are Radicalized and Dangerous. But Are They Terrorists?, in Foreign Policy, 2 June 2020; Godin Melissa, Canadian Teen Charged With Terrorism Over Attack Allegedly Motivated By ‘Incel Movement’, in Time, 20 May 2020; Sharpan Jon, Canadian teenager charged with ‘incel’ terrorism after woman stabbed to death with sword, in Indipendent.uk, 20 May 2020 ; Nasser Shanifa, Terror charges in alleged ‘incel’-inspired stabbing could force reckoning of Canada’s terrorism laws: experts, in CBC Canada, 20 May 2020; Russell Andrew, Bell Stewart, Threat of ‘incel’ terrorism continues to grow, attract younger followers: experts, in Global News, 20 May 2020 .
[78] Per l’attacco di Toronto e la sua matrice “incel”, apparsa evidente nel giro di pochissimi giorni, si veda, ad esempio, Beauchamp Zack, Incel, the misogynist ideology that inspired the deadly Toronto attack, explained, in VOX, 25 April 2018; BBC editorial board, Elliot Rodger: How misogynist killer became ‘incel hero’, in BBC, 26 April 2018.
[79] Tra i numerosi articoli che approfondiscono la tematica dell’utilizzo di Telegram da parte degli estremisti bianchi durante la pandemia di coronavirus si veda: Perrigo Billy, White suprematists group are recruiting with help from coronavirus and a popular messaging App, in Time, 8 April 2020.
[80] Telegram offre però anche a noi che facciamo counter-terrorism e counter-extremism una grande possibilità, poiché con estrema facilità si entra a far parte di questi gruppi o si iniziano a seguire i canali, e di fatto si entra a far parte di una community di jihadisti o estremisti, o aspiranti tali, e si riesce a seguire l’enorme mole di materiale scambiato. Certamente più difficile è naturalmente seguire gli Amministratori e gli utenti, poiché normalmente si utilizzano identità di copertura.
[81] Il coronavirus sta rappresentando per molti una nuova scusa per attaccare Israele. In tal senso, Hatuel-Radoshitzky Michal, Eilam Shahar, Cohen Tal-Or, When an Old Disease Meets a New Disease: Antisemitism and Delegitimization of Israel in the COVID-19 Era, in INSS, 05 May 2020
[82] Secondo alcuni studi, tuttavia, nel complesso gli attacchi registrati in Occidente da parte dei gruppi jihadisti restano ancora nettamente superiori a quelli dei movimenti estremisti di destra. Si veda in tal senso: Jones Seth G., Doxesee Catrina, Harrington Nicholas, The Right-wing Terrorism Threat in Europe, in Centre for Strategic and Security Studies, 24 March 2020, nel quale si legge: “Amid growing concern about a rise in right-wing terrorism in Europe and worldwide, there is an ongoing debate about the severity of this threat. Analysis of a CSIS data set of over 2,200 terrorist incidents in Europe between 2009 and 2020 found that 69.3 percent of fatalities were from jihadists, compared to only 21.8 percent from right-wing individuals or networks, 6.9 percent from ethno-nationalists, and 2.0 percent from left-wing actors. This suggests that despite a notable increase in the number of right-wing terrorist incidents during the past five years, jihadist terrorism continues to be the most lethal threat to Europe.
Despite this data, the threat from right-wing extremists in Europe is still serious. Most individuals are motivated by the spread of Islam in Europe, concerns about immigration, and a desire for a “white only” society. An increasing number of European extremists have developed relations with far-right networks in the United States, Ukraine, and other countries—making it a global challenge. The internet and social media platforms will likely continue to play a major role in allowing these individuals and networks to spread information and coordinate action. Terrorism—whether from right-wing individuals, jihadists, or others—will remain a persistent challenge, necessitating continued counterterrorism cooperation among Western governments.”.
[83] Si veda: UN, CTED publishes “Trends Alert about extreme right-wing terrorism”, in UN web site, 1 April 2020. Nell’articolo di presentazione del report si legge: “The United Nations Security Council Counter-Terrorism Committee Executive Directorate (CTED) published a new Trends Alert called “Member States Concerned By The Growing and Increasingly Transnational Threat of Extreme Right-Wing Terrorism.” Member States have alerted CTED to their increasing concern at the growing and increasingly transnational threat posed by extreme right-wing terrorism. With research indicating a 320% rise in terrorist attacks by groups or individuals affiliated with such movements and ideologies over the last five years, CTED’s latest Trends Alert explores the key challenges, current approaches to address this threat, and existing guidance.”.
[84] Si veda Townsend Mark and Iqbal Nosheen, Far right using coronavirus as excuse to attack Asians, say polic, in The Guardian, 29 August 2020.
[85] Ricordiamo che Josep Borrell, Alto Rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza ha presentato a Bruxelles il 10 giugno, il documento Joint Communication on tackling COVID-19 disinformation.
[86] Ricordiamo che per bioterrorismo si intende “il rilascio intenzionale di microrganismi patogeni o parti di essi, per provocare panico, terrore, morte o malattie nella popolazione, al fine di rivendicazioni politiche, religiose o economiche” (Treccani).
Per le possibili implicazioni tra il coronavirus e l’utilizzo di armi biologiche si veda un recente studio dell’ Archivio Disarmo, “IRIAD Review” di maggio 2020, con uno speciale su “La minaccia biochimica ai tempi del Coronavirus”, con i seguenti contributi: Fabrizio Battistelli, Gli agenti biologici tra minaccia militare e pericolo “naturale”; Gallo Barbara, La minaccia invisibile delle armi biologiche: uno scenario in evoluzione; Battistelli Fabrizio, Natura devastata, animali maltrattati, esseri umani in pericolo: che cosa c’entra il coronavirus con gli allevamenti intensivi?; Labanca Nicola, Armi chimiche in Italia: storia e cronaca; Simoncelli Maurizio, Covid-19 ed equilibri geopolitici.
[87] Tra gli articoli che hanno recentemente analizzato, proprio partendo dal loro crescente attivismo nel periodo della pandemia, questi due differenti tipi di estremismo sottolineando ciò che hanno in comune si segnala: Johnson Bridget, Shared Themes, Tactics in White Supremacist and Islamist Extremist Propaganda, in GTSC HomelandToday, 28 April 2020.
Tra i report più completi sul fenomeno dell’estremismo/terrorismo di destra, che lo analizza specificando come le sue caratteristiche siano in parte profondamente simili a quelle dei gruppi jihadisti si veda: The Soufan Center, White Supremacy Extremism: The Transnational Rise of The Violent White Supremacist Movement, in The Soufan Center, September 2019.
[88] In tal senso si veda anche Wilson Andrey, Goodbye, Government. Hello Mafia, in Foreign Policy, 22 May 2020.
[89] Ci si riferisce alle violente manifestazioni che a fine maggio sono esplose in quasi tutte le città americane dopo l’annesima morte di un uomo di colore durante un fermo di polizia operato da poliziotti bianchi.
[90] Si veda Ingram Haroro J., PANDEMIC PROPAGANDA AND THE GLOBAL DEMOCRACY CRISIS, in WAR ON THE ROCK, 18 May 2020, e Ingram Haroro J., The Strategic Logic of State and Non-State Malign ‘Influence Activities’, in RUSI, 21 February 2020.
[91] Tra i tanti articoli, si veda: Sommario Emanuele, Misure di contrasto al coronavirus e rispetto dei diritti umani, in Affari Internazionali, 29 marzo 2020; Renda Andrea, Will Privacy Be One Of The Victims Of Covid-19?, in CEPS, 23 March 2020.
[92] In tal senso si veda anche l’analisi di al-Lami Mina, Jihadists see COVID-19 as an Opportunity, in Global Network , 1 June 2020
[93] Come abbiamo visto, diffuso in arabo il 22 maggio e in inglese l’8 giugno.
[94] Il Califfato venne meno “quando le Potenze vincitrici, in sede del Trattato di Sèvres, perseguirono assetti regionali nel Vicino e Medio Oriente che rendessero impossibile il ripetersi di una minaccia agli interessi occidentali simile a quella causata dall’Impero Ottomano nei cinquecento anni precedenti. Si operò, quindi, in modo che non vi fosse, in quella parte del mondo, alcuno Stato forte in grado di diventare una potenza a livello internazionale. L’intera area venne infatti suddivisa in una serie di Stati tra loro di eguale potenza e spesso con la popolazione fortemente divisa tra una comunità sunnita ed una sciita, oltre a numerose altre minoranze religiose, creando una latente instabilità di cui ora stiamo pagando le conseguenze, e alimentando una voglia di ricostituire il Califfato che ha visto storicamente alternarsi nell’area numerosi tentativi, promossi sia dal nazionalismo arabo laico che dall’estremismo religioso” (Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Perché ci attaccano, Al Qaeda, l’Islamic State e il terrorismo “fai da te”, op.cit., pag 69).