scarica il file in pdf – la nuova chiamata di AQ e IS al terrorismo fai da te- agosto 2024- LQSdM
Il ritorno del c.d. terrorismo “fai da te”
Al Qaeda e Islamic State “chiamano” nuovamente i giovani ad agire: li invitano ad attaccare crociati ed ebrei
Laura Quadarella Sanfelice di Monteforte[1]
- Un’illusione
1.1 Gli ultimi mesi ed il cambio di rotta
- La strategia degli ultimi anni
2.1 AQ e IS davanti alla pandemia e davanti alla guerra tra Russia e Ucraina
2.2 AQ e IS davanti all’attacco del 7 ottobre ed alla risposta israeliana
2.3 AQ e IS davanti alla distruzione di Gaza
2.4 Alcune riflessioni sul malessere di una parte di AQ nei confronti dell’atteggiamento da assumere verso Hamas
- Il ritorno del terrorismo “fai da te”?
3.1 Cosa si intende per terrorismo “fai da te”
3.2 Il video di Al Qaeda del Natale 2023
3.3 Il video dell’Islamic State di inizio 2024 e la campagna “Uccideteli ovunque li troviate”. Alcuni editoriali di Al Naba che accostano USA e Iran
3.4 A febbraio 2024 il secondo video della serie Inspire, con esortazioni del nuovo capo di AQAP
3.5 Il video di IS per il decimo anniversario della Proclamazione del Califfato
3.6 Il Comunicato di Al Qaeda Core che “sostiene” le proteste studentesche ed i saggi di Saif al-Adel
3.7 Il terrorismo “fai da te” centrale nella propaganda diffusa in questi mesi: video, magazine e poster
3.8 Le reazioni all’uccisione del Capo politico di Hamas
- Non solo comunicati
4.1 L’attentato di Mosca e l’Islamic State: dalla rivendicazione attraverso Amaq al comunicato ufficiale, dai video degli attentatori in azione all’audio del portavoce
4.2. Altri attacchi di giovani simpatizzanti e la concezione di IS verso le azioni di chi giura fedeltà al Califfato
4.3 Attacchi sventati ai concerti a Vienna di Taylor Swift in agosto, mentre nulla si sarebbe verificato contro i Giochi Olimpici
- Cosa aspettarci
- Un’illusione
Ci eravamo quasi dimenticati negli ultimi anni il pericolo proveniente dagli attacchi del c.d. terrorismo “fai da te”, ma la sera del 22 marzo 2024 degli uomini hanno fatto irruzione in una sala concerto di Mosca compiendo una strage e riportando il “mondo occidentale”, o meglio “cristiano”, con i piedi per terra: il pericolo che giovani radicalizzati ci attacchino nelle nostre città in nome di una distorta interpretazione dell’Islam, rispondendo alla “chiamata” del c.d. jihad globale, non è stato qualcosa di circoscritto al decennio passato. E nelle ultime settimane abbiamo infatti assistito ad una serie di attacchi, alcuni fortunatamente sventati, che ci stanno infatti facendo ripiombare nell’incubo.
Ed ecco che ad esempio, a distanza di pochi mesi dagli eventi di Mosca, gli attesissimi concerti di Taylor Swift previsti ad agosto a Vienna vengono annullati: tutte e tre le date previste sono state cancellate perché a rischio attentato dopo l’arresto di alcuni giovanissimi sostenitori dell’Islamic State. Da quanto trapela, sembra sia stato sventato un attacco con armi chimiche!
Tutto ciò ci fa rimpiombare indietro di anni. La mente di tutti va ad esempio all’attentato di Manchester del 22 maggio 2017, avvenuto alla Manchester Arena nell’omonima città al termine del concerto della cantante statunitense Ariana Grande. Un tonfo indietro in un passato che sembra ancora più lontano di quella manciata di anni che sono effettivamente trascorsi: la pandemia prima e le guerre dopo hanno sostituito nell’immaginario collettivo la minaccia del terrorismo jihadista. Per le opinioni pubbliche occidentali nuovi pericoli hanno soppiantato quelli del terrorismo, sostituendoli e facendoli quasi dimenticare.
In effetti, non avevamo più avuto, fortunatamente, quello stillicidio di attacchi che ha caratterizzato gli anni 2014-2018, ma principalmente perché Al Qaeda e l’Islamic State avevano concentrato altrove la loro azione e le loro attenzioni. Ciò è infatti stato dovuto, più che al loro indebolimento, ad una scelta strategica, che da alcuni mesi sta cambiando. E all’improvviso assistiamo a nuovi attacchi, come quello a colpi di coltello che la sera del 23 agosto ha trasformato in tragedia le celebrazioni per i 650 anni della città tedesca di Solingen[2].
Entrambi i “network del terrore” per alcuni anni hanno non hanno né pianificato grandi attacchi coordinati nelle capitali Occidentali, né invitati giovani ivi residenti a passare all’azione, ma da alcuni mesi la loro propaganda stava in effetti già mutando. Anche per questo l’attentato condotto a Mosca da “soldati” dell’Islamic State non ha stupito gli addetti ai lavori, né lo stanno facendo gli attacchi delle ultime settimane, pianificati da giovani in modo apparentemente autonomo ma in risposta ad una chiara “chiamata”.
Diverso, come detto, il discorso per le nostre opinioni pubbliche, che si erano da tempo concentrate su altre minacce, dimenticando quasi il terrorismo jihadista che a partire dall’11 settembre era stato per lunghi anni al centro della loro attenzione e delle loro preoccupazioni. L’attenzione delle opinioni pubbliche occidentali si era focalizzata su altri fenomeni ed altre problematiche, quali la pandemia prima e la guerra tra Russia e Ucraina poi, e più recentemente il conflitto tra Israele e Hamas e gli attacchi degli Houthi nel Mar Rosso, dimenticando il terrorismo jihadista.
Dal 2001 esso aveva condizionato per anni la nostra vita quotidiana, ma poi ci si era illusi che Al Qaeda (AQ) fosse solo un ricordo lontano, e che con la caduta del c.d. Califfato autoproclamato dall’Islamic State (IS) anche questo brutale gruppo non fosse più una minaccia: non erano più stati condotti o promossi attacchi nelle nostre città, ed i leader di entrambi i network erano stati uccisi. Il “nemico” sembrava sconfitto, tanto che nei luoghi pubblici erano anche venuti meno alcuni controlli ed alcune barriere di sicurezza che ci avevano per anni ricordato anche visivamente di come la minaccia fosse costante.
Le fioriere che per anni avevano protetto le nostre aree pedonali dal rischio di attacchi condotti a termine con l’uso di veicoli contro pedoni inermi stavano ad esempio diventando un ricordo, così come i soldati nelle strade ed i metal detector per i grandi eventi. Non c’erano (quasi) più stati attacchi e si era pensato che queste difese non servissero più: ci si era concentrati più sulle mascherine contro i virus che su altri tipi di difese contro la minaccia jihadista!
1.1 Gli ultimi mesi ed il cambio di rotta
Ma il fatto che per anni non siano stati portati a termine significativi attentati in Europa non ha mai significato né che AQ e IS non fossero più attivi, come dimostra la situazione in altri contesti, sia africani che medio-orientali, né che non intendessero più colpirci: erano semplicemente temporaneamente cambiate le loro priorità, ma che negli ultimi mesi le cose stavano cambiando era chiaro già da un po’ a chi segue la propaganda jihadista.
Dobbiamo infatti fare un passo indietro, soprattutto nei giorni a cavallo tra la fine del 2023 e l’inizio del 2024, allorquando i due maggiori network jihadisti hanno diffuso quasi contemporaneamente video delle loro leadership che invitavano ad attaccare. Mentre il mondo guardava attonito al nuovo conflitto mediorientale, acceso dal brutale assalto di Hamas del 7 ottobre, e mentre il traffico marittimo internazionale iniziava a risentire degli attacchi degli Houthi alle navi di passaggio nello Stretto di Bab El Mandeb[3], AQ e IS lanciavano la loro “chiamata all’azione” contro l’Occidente. Dopo i primi sterili proclami di ottobre-novembre in favore del “povero” popolo palestinese, in realtà mai tanto amato da entrambi e ora con Hamas “colpevole” di essere troppo vicina agli odiati sciiti iraniani, AQ e IS tra dicembre e gennaio hanno invitato i giovani ad agire in Occidente in modo autonomo: hanno compiuto un passo chiaro invitando a compiere attacchi del c.d. terrorismo “fai da te”.
Le leadership di Al Qaeda e dell’Islamic State ci hanno abituato a video ufficiali solo per occasioni “importanti”. Tali video sono quindi rari, riservati a grandi eventi o comunicati: le azioni che i due gruppi chiedono ai giovani che vivono in Occidente per rispondere alla Guerra a Gaza sono evidentemente un importante cambio di rotta.
Sì, un cambio di rotta nella loro strategia, che negli ultimi anni si era concentrata soprattutto in alcune zone dell’Africa e del Medio Oriente, trascurando, sia per mancanza di mezzi che per scelte strategiche, grandi attentati in Occidente. Ora invece entrambi i network tornano ad invitare a compiere attacchi nelle città americane ed europee, contro obiettivi ebraici, contro voli di linea americani e di alcuni Paesi europei, e lo fanno in modo più che esplicito, fornendo anche le istruzioni nel caso del gruppo che fu di bin Laden, che reinventa in formato video la Sezione Open Source Jihad del Magazine Inspire.
E tutto ciò per “solidarietà” verso il popolo palestinese, da entrambi in realtà poco amato e recentemente molto criticato, soprattutto da IS, per la sua vicinanza all’Iran, e più in generale al fronte sciita o, meglio, per il sostegno che Hamas sta ricevendo dall’Iran. Malgrado ciò, tuttavia, il popolo palestinese è ai loro occhi vittima della brutalità israeliana, che trasforma in colpevoli da punire anche statunitensi e occidentali in genere, o crociati come ripetuto dalla loro retorica.
- La strategia degli ultimi anni
In effetti dopo la perdita del controllo territoriale in teatro siro-iracheno l’azione di entrambi i network nei confronti dell’Occidente non sembrava più particolarmente attiva, né a livello operativo, né di propaganda.
Abbiamo avuto (in Occidente) alcuni anni di stasi, anni in cui il campo di battaglia si è spostato soprattutto in Africa, e qui in Occidente abbiamo avuto la sensazione che AQ e IS, dopo le sconfitte territoriali e l’uccisione di molti dei loro leader, stessero cercando di trovare la forza per mostrare la loro indiscutibile resilienza, ma non fossero comunque più interessati a noi!
Ma entrambi i gruppi non si sono certi chiusi in sé stessi né rifugiati esclusivamente in Africa, come dimostra anche l’attivismo della loro propaganda sia relativamente alla pandemia da COVID-19 che alla guerra tra Russia e Ucraina. Ma nessuno di questi due grandi avvenimenti aveva richiesto un loro attivo coinvolgimento o, meglio, non avevano avvertito la necessita di agire contro di noi, anche perché sia la pandemia che la guerra erano ai loro occhi di per sé un qualcosa che ci danneggiava, portando loro vantaggi pur senza dover far nulla.
2.1 AQ e IS davanti alla pandemia e davanti alla guerra tra Russia e Ucraina
Ricordiamo che nel caso della pandemia di COVID-19 Al Qaeda e l’Islamic State, seppur con delle differenze notevoli, hanno entrambi lavorato per sfruttare al meglio la situazione, volgendo in proprio favore il disagio sociale ed economico che il virus e le misure adottate per il contenimento della sua diffusione hanno provocato[4], sia in Occidente che in Aree rurali dell’Africa e dell’Asia, ove si sono talvolta mostrati agli occhi delle popolazioni locali capaci di fornire servizi che l’impreparazione statale davanti alla diffusione del virus rendeva impossibili.
L’Islamic State ed alcuni dei gruppi che hanno giurato fedeltà al Califfato hanno inizialmente immediatamente sottolineato come la malattia fosse una punizione per gli infedeli e chi non rispetta la Shariah, arrivando poi a chiedere di attaccare il “nemico” nel momento di difficoltà, mentre Al Qaeda e i suoi affiliati, dopo un iniziale silenzio, hanno dimostrato pacatezza e lungimiranza nello sfruttare la situazione a proprio vantaggio mostrandosi attenti alla salute delle popolazioni colpite e senza attribuire responsabilità palesemente false. Se infatti per entrambe le formazioni il virus è una punizione divina, IS con il suo solito approccio conflittuale e intransigente ha approfittato della situazione per invitare a colpire il nemico, mentre AQ si è mostrata come sempre saggia e pacata, concentrandosi sugli aspetti spirituali e cercando di ottenere vantaggi dalla situazione facendo convertire tutti all’Islam e mostrandosi attenta alla salute fisica e spirituale di tutti, e pur criticando le concezioni e le decisioni politiche di alcuni governi occidentali (statunitense e britannico in primis) si è concentrata sul benessere di ogni essere umano[5].
Se le principali organizzazioni terroriste jihadiste hanno lavorato intensamente affinché la pandemia si potesse trasformare nel lungo periodo in un’opportunità per sovvertire l’ordine mondiale in vista della ricostituzione di quel Califfato cui mirano[6], dal febbraio 2022 stanno provando a sfruttare in proprio vantaggio anche il conflitto tra Russia e Ucraina[7].
Da una parte c’è “l’odiato nemico russo”, l’avversario di tante battaglie (dall’invasione sovietica dell’Afghanistan del 1979 agli scontri nel teatro siro-iracheno o in varie zone dell’Africa – con il gruppo Wagner), e dall’altra una Nazione che pur essendo vittima dell’aggressione russa non può godere appieno della simpatia di alcun gruppo islamista avendo il sostegno degli Stai Uniti, e di tutti i Paesi NATO, e dell’Unione Europea, chiaramente schierati in suo favore anche da un punto di vista di aiuti militari.
Analizzando i comunicati delle leadership di Al Qaeda e dell’Islamic State emerge come, al di là delle consuete differenze, tutti i jihadisti sperino che la guerra sia lunga e distragga i nemici “crociati” dagli affari jihadisti. Ferma è inoltre la convinzione che la guerra e le sanzioni portino ad un indebolimento dell’Occidente, e in primis della Russia, che essi considerano facente parte del “mondo occidentale”, intendendo con tale espressione più il “mondo cristiano”, che non l’Occidente come noi lo consideriamo. Aperta e frontale è inoltre la critica al comportamento ipocrita di Stati Uniti e Paesi europei che userebbero un doppio standard, tanto per i profughi quanto per i combattenti, a seconda che siano cristiani o musulmani.
Comunque, davanti ad uno scontro fratricida tra cristiani si deve seguire l’antico detto cinese “Siediti sulla sponda del fiume e aspetta il cadavere del tuo nemico”.
2.2 AQ e IS davanti all’attacco del 7 ottobre ed alla risposta israeliana
Se il COVID e la guerra russo-ucraina, pur non coinvolgendo in modo specifico l’Islam, o almeno non solo questo, hanno rappresentato opportunità da sfruttare per trarre vantaggi nel lungo periodo, diverso ora il discorso con il conflitto tra Israele ed Hamas, che ha posto su un piatto d’argento ai gruppi jihadisti l’occasione per mostrarsi “paladini” dei musulmani![8]
Come noto, la causa palestinese e la liberazione dei luoghi Santi di Gerusalemme, a partire dalla Moschea di Al Aqsa, sono cavalli di battaglia di tutti i gruppi terroristi islamici, e conseguentemente gli ebrei sono da sempre tra i principali nemici indicati dalla gran parte dei gruppi jihadisti, anche se in modo molto più aperto da Al Qaeda (AQ) che dall’Islamic State (IS).
AQ ha da sempre inserito nella sua retorica gli attacchi agli ebrei in relazione alla liberazione dei Luoghi Santi di Gerusalemme ed al trattamento dei palestinesi, non realizzando tuttavia significativi attacchi contro Israele o israeliani (tra i pochi attacchi riconducibili ad AQ o suoi affiliati ci sono quello alla sinagoga di Djerba[9], in Tunisia, dell’aprile 2002 e (forse) quelli del novembre dello stesso anno all’albergo Paradise di Mombasa[10], in Kenya, frequentato da israeliani).
Da parte sua IS quando governava nelle terre del c.d. Califfato, autoproclamato da Al Baghdadi nel 2014, non ha perseguitato gli ebrei in modo particolare (accanendosi invece su Yazidi, considerati adoratori del diavolo, e Sciiti, ritenuti i traditori per antonomasia), consentendo ai cittadini di religione ebraica di accedere alla categoria dei Dhimmi. In virtù di uno storico “patto di protezione”, da sempre la Legge islamica prevede che i non-musulmani che sono credenti monoteisti di religioni che si basano sulla Torah e discendono da Abramo, ovvero cristiani ed ebrei, la cosiddetta “Gente del Libro”, possono diventare dhimmi. La Shariah prevede che diventando dhimmi essi possano godere di protezione e del beneficio di numerosi diritti, tra cui quello di professare liberamente il proprio culto, in cambio del pagamento dell’imposta personale della Jizya, oltre che dell’essere leali nei confronti dello Stato islamico e della Ummah, la comunità di fedeli islamici[11]. Anche sotto l’Islamic State pagando la Jizya cristiani ed ebrei ebbero la possibilità di divenire dhimmi, beneficiando così di “protezione” ed “esenzione dalla Zakat”[12], e naturalmente godendo dell’esonero dall’obbligo di prestare servizio militare, anche se nelle terre del c.d. Califfato i dhimmi non erano totalmente integrati della società, e le loro case avevano un segno esteriore di riconoscimento[13] che faceva sì che vicini e passanti, pur potendoli frequentare, conoscessero il loro status, e per viverci dovevano pagare a IS una sorta di “affitto”, non essendone più di fatto proprietari.
Quanto ai numerosi comunicati seguiti all’attacco di Hamas ed alla risposta di Israele diffusi nelle prime settimane da gruppi jihadisti, o di terroristi/miliziani islamici, proviamo ad analizzarli raggruppandoli per categorie e schieramenti.
Guardando ad Al Qaeda ed ai suoi principali affiliati, che hanno tutti pubblicamente manifestato in modo ufficiale il loro sostegno alla causa palestinese, possiamo innanzitutto affermare che in generale non traspare una grande simpatia verso Hamas (colpevole di essere troppo vicina agli sciiti), e tutti invitano alla jihad globale. Elemento comune dei comunicati è inoltre l’esortazione ad attaccare Israele ed i suoi interessi in tutto il mondo, arrivando in alcuni casi a dire in modo espresso alle popolazioni dei Paesi confinanti di sollevarsi contro i propri governi se “sottomessi all’Occidente o all’Oriente”.
A partire dall’8 ottobre sono stati diffusi, seguendo l’ordine cronologico, i comunicati di:
- “Al Qaeda nella Penisola Arabica” (AQAP), che pur senza nominate espressamente Hamas ha elogiato l’attacco contro Israele, specificando che “questa vittoria è una vittoria per l’intera Ummah”, ed insistito soprattutto sulla fine del mito dell’imbattibilità e della superiorità israeliana, invitando tutti i musulmani ad unirsi nella lotta, soprattutto quelli dei Paesi confinanti con Israele[14];
- “Al Qaeda nel Sub-continente indiano” (AQIS), che sempre non nominando Hamas, ma citando le Brigate Al Qassam, sua ala militare, ha celebrato il più mortale attacco contro Israele, che ha mostrato la “codardia dei suoi soldati”;
- la somala “Al Shabaab”, che ha celebrato l’attacco sul suolo israeliano, parlando di “invasione”, ma citando sempre solo le Brigate Al Qassam, ed ha chiamato la Ummah alla Jihad ed a colpire gli ebrei in tutto il mondo, specificando come la lotta dei palestinesi sia una lotta anche contro i “crociati”[15];
- “Al Qaeda nel Maghreb Islamico” (AQIM) e “Jama’at Nasr al-Islam wal Muslimin” (JNIM – in francese Groupe de soutien à l’islam et aux musulmans, GSIM), con un comunicato congiunto (elemento molto significativo) hanno di fatto espresso forte di sostegno e “fedeltà” ai gruppi palestinesi (citando anche in questo caso le Brigate Al Qassam) che hanno partecipato all’ “Operation al-Aqsa Flood”[16], incoraggiando alla partecipazione alla lotta nella “fossa dei leoni con sede in Cisgiordania”;
- “Al Qaeda Core” (AQC) è intervenuta con un comunicato rilasciato online a sei giorni dall’attacco, il 13 ottobre, uno Statement di tre pagine con l’impaginazione e la grafica dei comunicati importanti, diffusi solo per avvenimenti e comunicazioni che l’organizzazione fondata da bin Laden ritiene meritevoli di un intervento da parte della leadership. Nelle tre pagine di comunicato AQC, con un notevole sforzo di arte oratoria, senza mai citare Hamas (probabilmente sempre a causa della sua collaborazione con l’Iran) elogia gli attacchi, mentre condanna in modo fermo la risposta militare di Israele contro i civili di Gaza, chiama tutti i jihadisti all’unità per difendere i palestinesi, liberare la Palestina e colpire Israele, invitando ad aprire nuovi fronti da Giordania, Siria e Libano, e criticando apertamente il riavvicinamento verso Israele di alcuni Paesi islamici (riferendosi chiaramente all’Arabia Saudita). Si è trattato di una dichiarazione molto controversa e criticata da una parte di AQ per aver manifestato in modo comunque troppo netto il suo sostegno alle azioni di Hamas,[17] pur non nominando mai il gruppo, ma salutando l’attacco del 7 ottobre come “uno degli atti eroici più coraggiosi dell’Islam nell’epoca moderna” e “uno dei più importanti passi avanti islamici che porteranno alla liberazione di tutta la terra della Palestina”. Rivolgendosi “ai cavalieri della Palestina”, nello statement si legge “i vostri fratelli di al Qaeda e tutti i giusti mujahidin del mondo, stanno insieme a voi in un’unica colonna, nella stessa trincea di battaglia”, mentre i musulmani di tutto il mondo sono invitati a condurre la jihad contro gli ebrei e i loro alleati, annunciando che “siamo davanti ad una grande trasformazione nel percorso della jihad globale”;
- sempre AQC, a metà novembre, in uno Statement ufficiale della sua leadership ha pregato per i martiri che stanno subendo i bombardamenti di americani e sionisti sulle scuole e gli ospedali di Gaza, invitando la Ummah ad attaccare statunitensi ed israeliani in tutto il mondo.
Quanto all’Islamic State ed alle sue “Province” si è inizialmente registrato un silenzio pressoché totale alla luce della risalente ostilità con Hamas, gruppo ritenuto uno strumento delle mani degli sciiti. In particolare:
- il numero del settimanale Al Naba pubblicato venerdì 13 non ha neppure citato l’attacco sferrato ad Israele la settimana precedente, anche se il lungo editoriale in favore dell’unità della Ummah nella lotta può essere interpretato come un velato sostegno ai palestinesi, pur senza citare Hamas. Quest’ultimo è infatti da anni, secondo IS, “colpevole” di applicare a Gaza una errata interpretazione della Shariah, tanto da essere quasi classificato come apostata[18], e, come detto, di essere vicino agli sciiti, che per il gruppo fondato da Al Baghdadi sono sicuramente il nemico principale. Al contrario, la “questione di Gerusalemme”, è stato più volte affermato da IS in passato, è per loro solo “una delle tante cause importanti per i musulmani”, mentre il nazionalismo palestinese è addirittura una “questione secondaria”.
Solo a partire dalla fine del 2023, man mano che le operazioni militari israeliane si intensificavano e si assisteva alla sofferenza dei civili palestinesi a Gaza, ci sono state nuove prese di posizione anche da parte di IS, ma sempre non in favore di Hamas:
- IS in alcuni numeri di dicembre del settimanale Al Naba ha iniziato ad invitare ad attaccare gli israeliani e le loro Ambasciate anche negli Stati Uniti ed in Europa, affermando che non bastano gli attacchi sul territorio israeliano.
2.3 AQ e IS davanti alla distruzione di Gaza
Si è poi registrato un cambiamento significativo nella propaganda a cavallo con il nuovo anno, allorquando pur continuando (soprattutto IS) a non sostenere Hamas e le sue azioni, entrambi i network jihadisti hanno diffuso quasi contemporaneamente video provenienti dalle loro leadership in cui invitavano ad attaccare Israele ed alcuni Paesi occidentali, Stati Uniti in primis.
Il video diffuso il 25 dicembre da AQAP, con l’etichetta della sezione Open Source Jihad del suo magazine in lingua inglese “Inspire”, forniva dettagliate istruzioni per costruire e far esplodere una “bomba nascosta” (“hidden bomb”) su un volo di linea di alcuni segnalati Paesi in “risposta alla guerra a Gaza”; quello del portavoce dell’Islamic State di inizio 2024 invitava tutto il mondo islamico a mobilitarsi per vendicare ovunque i musulmani uccisi a Gaza.
Si tratta di un evento piuttosto raro e molto preoccupante: una quasi simultanea chiamata a compiere attentati in Occidente per “rispondere” all’uccisione di musulmani a Gaza!
Si sta delineando un quadro piuttosto chiaro e preoccupante, che ha visto un crescendo inevitabile di manifestazioni di solidarietà verso i palestinesi e ostilità verso ebrei ed occidentali, anche se verso Hamas non vi sono state chiare manifestazioni, al di là delle consuete ed inevitabili, quanto sterili, condoglianze presentate da un po’ tutti i gruppi per l’uccisione dei suoi leader.
2.4 Alcune riflessioni sul malessere di una parte di AQ nei confronti dell’atteggiamento da assumere verso Hamas
Prima di vedere come i gruppi jihadisti stiano oggi approfittando del conflitto a Gaza per incitare i giovani musulmani residenti in Occidente a compiere attacchi del c.d. terrorismo “fai da te”, è interessante fermarsi un attimo per compiere alcune riflessioni sul malessere interno, soprattutto nelle file di Al Qaeda, davanti all’atteggiamento da assumere nei confronti di Hamas. E in tale prospettiva torna tra l’altro centrale il teologo e predicatore giordano Abou Mohammed al-Maqdisi, ideologo del salafismo jihadista da annoverare nella sfera di AQ.
Possiamo dire che dall’attacco della c.d. “Operazione al-Aqsa Flood” di Hamas contro Israele il 7 ottobre 2023, il movimento jihadista si sia diviso su come rispondere, in quanto mentre lo Stato Islamico ha ribadito la sua netta posizione contro Hamas, Al Qaeda ha assunto a tratti una posizione quasi di supporto e simpatia, come visto sin dal primo statement del 13 ottobre.
Il gruppo fondato da bin Laden, tuttavia, ha un problema nell’assumere una posizione pro-Hamas, in quanto alcuni dei principali ideologi jihadisti che sostengono da tempo AQ e che hanno un certo seguito all’interno del network jihadista, sono profondamente a disagio con tale tesi. Tra di essi il più degno di nota è proprio al-Maqdisi. Ancorché nell’ultimo anno il suo utilizzo dei social media e la diffusione dei suoi scritti siano stati fortemente limitati dalle autorità giordane[19], alcuni dei suoi messaggi sono apparsi online dal 7 ottobre e, per la maggior parte, contengono severe critiche ad AQ. Sebbene al-Maqdisi non sia categoricamente anti-Hamas, come è invece IS, non tollera quella che vede come la posizione senza principi di AQ, di supporto al gruppo militante palestinese, una posizione che a suo giudizio rappresenterebbe l’evoluzione ideologica in corso all’interno del gruppo verso un tipo più generico di islamismo. Queste preoccupazioni di al-Maqdisi vanno al cuore di ciò che AQ sta cercando di diventare nel momento presente mentre si riposiziona come alternativa “più moderata” allo Stato islamico, e la sfida che questo cambiamento previsto comporta.
Ricordiamo che IS sta continuando a criticare apertamente Hamas: a gennaio il suo portavoce ufficiale ha esortato Hamas a “correggere la rotta”, sostenendo che la sua “recente battaglia a Gaza” non riguardava “il raggiungimento dell’unità di Dio e la supremazia della Sua parola”, ma piuttosto “la sporcizia e la terra”. Ha continuato a criticare Hamas per non aver in questi anni implementato la Shariah a Gaza e per essersi alleata con “l’asse di resistenza” dell’Iran sciita, notando che i “progetti espansionistici” degli sciiti non sono una minaccia minore per i musulmani rispetto a “le cospirazioni e le inimicizie degli ebrei e dei crociati”. In altre parole, l’unico modo per Hamas di essere degna del sostegno dell’ Islamic State sarebbe abbandonare il fronte sciita e trasformarsi in un’estensione di IS.
Facendo un passo indietro, si deve ricordare come anche Al Qaeda in passato aveva condannato Hamas, ma mai così severamente. Ci si riferisce al 2006, anno in cui l’atteggiamento di AQ divenne negativo perché Hamas era ai suoi occhi colpevole di non esser più principalmente una milizia terroristica, ma anche un gruppo politico. Quell’anno Hamas partecipò alle elezioni legislative palestinesi e AQ rispose condannando il gruppo per aver partecipato a queste “assemblee politeiste” e aver riconosciuto di fatto gli Accordi di Oslo. Nel 2007 Osama bin Laden dichiarò pubblicamente che Hamas aveva “abbandonato la propria religione”.
Al-Maqdisi fu ancora più critico nei confronti di Hamas in questo periodo, scrivendo ampiamente sulle sue percepite trasgressioni, dall’abbraccio della “religione politeista della democrazia” al suo fallimento nell’implementare la Shariah a Gaza (dopo la presa del potere nel 2007), avendo posto il nazionalismo e non la religione come base per la sua jihad. Più in generale, Al-Maqdisi criticò Hamas per non aver aderito al percorso o alla metodologia corretta associati al movimento jihadista, o salafismo jihadista, che prevede l’impegno a rovesciare i governanti “apostati” del mondo islamico[20].
Senza ricostruire per intero l’evoluzione in questi anni delle critiche di Al-Maqdisi verso AQ con riguardo ad Hamas[21], significativo ricordare come in un breve commento, trasmesso tramite Telegram il 15 novembre, egli sostenne che c’era una grande differenza tra invocare Dio per sostenere un gruppo islamico imperfetto come Hamas e “ingannare la Ummah” esaltandone i meriti. Intraprendere quest’ultima strada, affermò, significava “distruggere tutto ciò che abbiamo costruito prima di fortezze dottrinali esaminando la deviazione di coloro che combattono sulla strada della democrazia e governano con leggi create dall’uomo”.
A gennaio 2024, poi, al-Maqdisi ha criticato quelli che ha visto come numerosi tentativi di “offuscare la distinzione tra le agende strategiche di Hamas e di Al Qaeda” che il gruppo avrebbe compiuto a cavallo tra 2023 ed il 2024 additando il 7 ottobre come un nuovo 11 settembre. Il tentativo di annettere la guerra di Hamas con Israele alla jihad globale di Al Qaeda è per il teologo giordano una “sciocchezza disonesta”.
Tutto ciò non significa, secondo al-Maqdisi, che AQ e gli altri gruppi jihadisti si debbano totalmente tirar fuori dalla guerra a Gaza, ma si dovrebbe a suo parere avere una visione lucida di cosa sia Hamas e dove ci si colloca nella battaglia dominata da Hamas. “Nel caso in cui tu debba partecipare”, scrisse, “allora partecipa come uno che è stato coinvolto in una battaglia su cui non si esercita alcun controllo, ma in cui si vede un beneficio per i musulmani e attraverso la quale si aspira a un risveglio della Ummah e a un’accensione del fuoco ardente del jihad”. In altre parole, la partecipazione al jihad di Hamas contro Israele era consentita, ma solo la partecipazione in un ruolo di supporto mirato a “un risveglio della Ummah”.
Questo non è stato l’unico commento di al-Maqdisi ad essere postato ad inizio anno: sempre a inizio gennaio è circolato un secondo saggio, intitolato “The Spittle of the Stricken One”. In esso al-Maqdisi ha presentato l’attuale controversia che circonda Hamas come la terza “tribolazione” (fitna) che affligge il movimento jihadista in una serie di fitna a partire da quella dell’ Islamic State (troppo estremo) e quella del siriano Hay’at Tahrir al-Sham (troppo lassista)[22]. Ha ricordato ai lettori ciò che Osama bin Laden e Ayman al-Zawahiri avevano detto sulle deviazioni di Hamas e ha indicato anche le sue vecchie dichiarazioni, affermando che Hamas è ancora Hamas, “un gruppo nazionalista”. “Possiamo provare piacere nel loro combattere gli ebrei”, ha scritto, “proprio come proviamo piacere nel vedere qualsiasi gruppo combattere gli ebrei, ma senza sostenerlo e ingannare e fuorviare le persone riguardo al suo manhaj [metodo]”. Riprendendo molte delle critiche nel saggio precedente, pubblicato lo stesso giorno[23], al-Maqdisi ha concluso con la seguente ammonizione: “Non trarre in inganno la Ummah, non abbandonare i tuoi principi e non voltare le spalle al tuo manhaj o corrompere la tua bussola!”.
Da gennaio, non sono apparsi online nuovi scritti di al-Maqdisi, anche se AQ ha continuato a rilasciare dichiarazioni e saggi a sostegno di Hamas. Le critiche di al-Maqdisi ad AQ, tuttavia, continuano a circolare, e altri ideologi hanno fatto simili commenti critici[24].
In ogni caso, ciò che è chiaro è che la svolta pan-islamica di AQ è diventata sempre più visibile dal 7 ottobre, alienando alcuni dei grandi sostenitori accademici dell’organizzazione come mai prima. La controversia su Hamas e Al Qaeda indica comunque una crisi di identità del movimento jihadista globale.
- Il ritorno del terrorismo “fai da te”?
Al di là delle spaccature interne ad Al Qaeda e di ogni ragionamento ideologico o, meglio, quasi teologico, dei principali network jihadisti, la guerra a Gaza è stata, come detto, occasione per entrambi per promuovere nuovamente il c.d. terrorismo “fai da te”.
Come se Al Qaeda e Islamic State si fossero messi d’accordo, entrambi i network hanno cambiato strategia durante quelle che noi definiremmo le Festività natalizie 2023, ma che è sicuramente più appropriato definire periodo a cavallo del 2023-2024. In realtà siamo certi del fatto che AQ e IS non si sono messi d’accordo, cosa che sappiamo impossibile anche alla luce dei continui scontri che si continuano a registrare in numerosi quadranti africani e medio-orientali, ma evidentemente gli avvenimenti di Gaza hanno spinto quasi contemporaneamente entrambe le leadership a cambiare la loro strategia e tornare a promuovere gli attacchi contro gli occidentali sfruttando la loro (reale o presunta) vicinanza ad Israele.
3.1 Cosa si intende per terrorismo “fai da te”
Con l’espressione terrorismo “fai da te” si possono qualificare quegli attacchi portati a termine in Occidente da giovani in modo più o meno autonomo. Si tratta di un fenomeno che, nato a partire dal 2010 ad opera di quell’ala di Al Qaeda nella Penisola Arabica (AQAP) che aveva abbracciato la strategia antioccidentale dell’imam yemenita-statunitense Anwar al Awlaki, si diffuse inizialmente grazie alla rivista Inspire[25], pubblicata online a partire dalla primavera del 2010 per reclutare ed addestrare giovani che risiedono in Occidente, e poi dal 2014 grazie alla propaganda e all’azione dell’Islamic State.
Ricordiamo che Inspire è stata la prima rivista jihadista scritta in inglese e tale scelta, allora rivoluzionaria, fu dovuta al fatto che voleva raggiungere tutti quei giovani musulmani che vivendo in Paesi occidentali non possedevano un arabo fluente, o quantomeno non sarebbero stati in grado di riprodurre le complesse fasi preparatorie di un attacco di volta in volta nella sezione Open Source Jihad presente nel magazine[26].
La promozione degli attacchi del terrorismo fai da te in Occidente, e la rivendicazione delle azioni condotte dai giovani, è stata per anni quasi un terreno di competizione tra AQ e IS, tanto che ciò (soprattutto per l’azione di IS) ha favorito un vero e proprio stillicidio di attacchi, talvolta totalmente autonomi, talaltra con un certo grado di controllo da parte di uno dei due network, tra gli anni 2014-2017[27].
Va infatti rilevato come IS abbia avuto sin quasi da subito la lungimiranza di comprendere il ruolo fondamentale che la propaganda online e la promozione di attacchi in Occidente con la modalità del terrorismo “fai da te” avevano nella competizione con Al Qaeda. Da un lato si impegnò quindi per costruire la più possente macchina della propaganda che un’organizzazione terrorista abbia mai anche solo concepito, con canali televisivi, magazine ed organi mediatici in decine di lingue[28], dall’altro promosse pubblicamente la realizzazione di attacchi in Occidente da parte di chiunque, chiedendo al contempo ove possibile un giuramento di fedeltà per poter ottenere il massimo del risultato anche da un punto di vista mediatico. Parlando dei proclami di IS in favore del terrorismo “fai da te” dobbiamo ricordare soprattutto due messaggi del suo famoso portavoce Adnani, quello del settembre 2014 ed uno del maggio 2016. Adnani (ucciso a fine agosto 2016) incentrò sul terrorismo “fai da te” un audio-discorso pochi mesi dopo la costituzione del Califfato, nel settembre 2014, nel quale egli invitava ogni giovane autore di attacchi di tale tipologia a giurare pubblicamente la propria fedeltà al Califfato prima di passare all’azione. L’attenzione di IS, quindi, a differenza di AQ, non era tanto rivolta alle conseguenze economiche sul nemico statunitense, quanto al ritorno mediatico che attacchi portati a termine in Europa o negli Stati Uniti avrebbero avuto per il Califfato. È con questa finalità che IS chiedeva (e chiede) di agire usando qualsiasi “arma” in proprio possesso per colpire gli infedeli nei loro Paesi, “senza chiedere il permesso a nessuno prima di passare all’azione”, ma “giurando pubblicamente fedeltà al Califfato”.
Tra i due network jihadisti è opportuno sottolineare il diverso approccio adottato in tema di sostegno al terrorismo “fai da te”: come già accennato, IS ha sempre chiesto ai giovani di giurare pubblicamente fedeltà al Califfato prima di passare all’azione, e anche quando non vi è un collegamento di questi con la sua organizzazione, si attribuisce il merito dell’attacco, purché manchi un esplicito collegamento con AQ. Quest’ultima, dai proclami e dalle rivendicazioni seguite ai pochi attacchi condotti in Occidente negli ultimi dieci/quindici anni, sembra invece molto più attaccata alla promozione del jihad che alla propria pubblicità, tanto da non chiedere alcuna pubblica dichiarazione da parte degli attentatori e da specificare spesso che è irrilevante in nome di quale gruppo agiscano.
Il diverso approccio dei due gruppi ha determinato una significativa differenza sia nel numero di attacchi effettivamente riconducibili ad uno dei due e la tipologia di tali attacchi, pochi e con obiettivi selezionati quelli di AQ, tanti e con vittime indiscriminate quelli di IS, che nella tipologia di ragazzo che passa all’azione, laddove AQ chiede un lungo indottrinamento religioso del futuro attentatore mentre IS accetta qualsiasi giovane voglia agire in suo nome, anche se non ha un passato da bravo musulmano osservante (questo il motivo per il quale per IS hanno agito anche giovani con precedenti penali, spesso addirittura radicalizzatisi nelle carceri europee, ragazzi privi di forte motivazione religiosa e spinti dalla ricerca di una propria identità)[29].
Se il punto più difficile da determinare è il grado di autonomia dei giovani che commettono un attentato nelle nostre città, analizzando gli attacchi compiuti, e soprattutto le rivendicazioni che sono seguite, si riescono a schematizzare tre tipologie di attacchi del c.d. terrorismo “fai da te”:
- quelli diretti o quantomeno coordinati da AQ o IS, seppur con ampia autonomia nella scelta degli obiettivi e nella fase realizzativa. In questa categoria rientrano gli attacchi di Parigi del novembre 2015 e Bruxelles marzo 2016, condotti a termine da cellule composte da foreign fighter di ritorno e homegrown terrorist, coordinati da IS tramite la sua agenzia per le azioni esterne (EMNI), ed i cui attentati sono stati immediatamente rivendicati attraverso rivendicazioni ricche di dettagli diffuse da organi mediatici ufficiali di IS, cui entro pochi giorni sono seguite foto degli attentatori in mimetica pubblicate per mostrare la loro presenza nelle terre del Califfato nei mesi precedenti. In tale categoria rientra anche l’attacco alla redazione del giornale satirico Charlie Hebdo, compiuto nel gennaio 2015 da due fratelli con legami con lo Yemen e ufficialmente rivendicato dal portavoce di AQAP in un video appena sei giorni dopo l’attacco (che, a differenza di quelli condotti da uomini di IS, fu un attacco mirato, che non colpì vittime a caso);[30]
- quelli semplicemente ispirati da AQ o IS, ma nei quali c’è un contatto almeno informatico tra gli attentatori e qualcuno delle due organizzazioni centrali. Rientrano in questa categoria la quasi totalità degli attacchi condotti in Europa negli anni 2015/2017 (con un picco tra giugno e luglio 2016 dopo l’invito dell’allora portavoce di IS Adnani a colpire durante il Ramadan dopo aver pubblicamente giurato fedeltà al Califfato), che sono stati rivendicati dall’Agenzia stampa Amaq, vicina ad IS, con rivendicazioni molto brevi in cui si afferma che “secondo una fonte” e “in risposta alla chiamata…” ha agito “un soldato del Califfato”. A tali rivendicazioni seguiva entro un paio di giorni la diffusione, sempre da parte di Amaq, di video in cui gli attentatori prima di entrare in azione giuravano fedeltà al Califfato;[31]
- quelli esclusivamente ispirati da AQ o IS. Tra di essi uno dei più sanguinosi, quello compiuto con un tir sul lungomare di Nizza la sera del 14 luglio 2016, che è stato sfruttato da IS con una rivendicazione di Amaq uscita con alcuni giorni di ritardo[32], ma in un certo attribuibile anche ad AQ, che a differenza di IS loda gli atti compiuti in nome della causa jihadista senza chiedere giuramenti né cercare pubblicità.[33] Ricordiamo che nel 2010 AQAP con la Rivista Inspire di aveva suggerito questa modalità di attentato e che pubblicò una Special Guide di Inspire pochi giorni dopo l’attacco per evidenziare pregi e difetti dell’esecuzione dell’attentato del 14 luglio.
Non va comunque dimenticato che per i giovani autori del terrorismo “fai da te” è stato (ed è) spesso irrilevante agire in nome, o per conto, di AQ o di IS, o di un jihadista considerato autorevole.
Essi vivono in Occidente, sono fuori dalle lotte di potere che costituiscono la motivazione principale della spaccatura tra chi è fedele alla leadership di AQ e chi ha seguito Al Baghdadi ed i suoi successori: questi giovani vogliono solo trovare un’identità e riscattare le proprie vite colpendo degli “infedeli”. Sono giovani che vivono un disagio psicologico più che sociale o economico, ragazzi con background totalmente diversi ma vi è sempre la presenza di alcuni fattori comuni: ricerca di appartenenza ad una cultura; perché non sono pienamente occidentali, né musulmani o, meglio, da entrambe le società non si sentono accettati e ad entrambe non sentono di appartenere.
Al di là delle istruzioni, del supporto, e dei soldi ricevuti da una determinata organizzazione terrorista, agiscono in realtà per una causa: attaccano, e sono disposti a morire, per il jihad, non per un gruppo. Se l’attentato sembra pianificato da IS è solo perché questo gruppo accetta le azioni di qualsivoglia giovane e le rivendica come proprie, mentre AQ richiede un lunghissimo indottrinamento religioso a chi vuole agire in suo nome e seleziona accuratamente anche obiettivi e modalità operative.
Questo fenomeno, tuttavia, a partire dalla caduta del c.d. Califfato, o meglio dalla perdita del controllo territoriale di IS nel teatro siro-iracheno, sembrava quasi esser svanito nel nulla, ad esclusione di alcuni rari attacchi sferrati ogni tanto da qualche giovane, che al massimo provocavano come effetto emulatorio qualche attacco analogo ma sempre di piccola portata: per anni AQ e IS sembravano non promuovere più il terrorismo “fai da te” in Occidente, concentrando i loro sforzi soprattutto in Africa, Asia e Medio Oriente.
Ma l’attacco sferrato da Hamas il 7 ottobre e la massiccia risposta militare israeliana a Gaza sembrano aver modificato la situazione.
3.2 Il video di Al Qaeda del Natale 2023
Il 25 dicembre 2023 AQAP ha diffuso un video con il logo Inspire, che da anni non è più solo il titolo del suo magazine in lingua inglese, ma un “marchio” con il quale il gruppo yemenita distribuisce guide operative di poche pagine in cui spiega come fare un determinato tipo di attacco o, ancora più spesso, come si potrebbe “migliorare” un tipo di attacco dopo che ne è stato realizzato uno di una certa tipologia ma con alcuni errori (soprattutto nei casi in cui è stato rivendicato dal IS)[34].
Nel video, di 46 minuti e dal significativo titolo “What American and the West Do Not Expect”, si invita ad attaccare soprattutto Stati Uniti, Gran Bretagna e Francia, facendo esplodere aerei delle loro compagnie o colpendo alcune loro personalità. Il video, in cui si invita ad attaccare anche la metro di New York o la folla di Times Square, contiene dettagliatamente tutti i passaggi necessari per realizzare una bomba che eluda ogni sistema di sicurezza aeroportuale e le indicazioni migliori per far saltare un aereo[35].
Gli obiettivi sono Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia e Unione Europea, ed alcuni personaggi centrali per le loro economie, come Bill Gates ed Elon Musk, tutti vengono additati come “forze del male” e lo scopo di tali attacchi sarebbe quello di “ripristinare” la Palestina.
Destinatari del video sono i giovani residenti in Occidente, e soprattutto negli Stati Uniti, ed anche per questo la voce narrante parla in inglese con chiaro accento statunitense, ed in alcuni momenti ci sono frasi, probabilmente create grazie all’intelligenza artificiale, in cui si riconosce chiaramente la voce dell’Imam Anwar Al Awlaki, padre del terrorismo fai da te ucciso in Yemen da un drone americani nel settembre 2011. Un discorso di Al Awlaki chiude il video!
Come detto la voce narrante del video ha un chiaro accento statunitense ed in alcune parti sembrerebbe essere la riproduzione con intelligenza artificiale di quella di Al Awlaki, si richiama in modo esplicito le c.d. “hidden bomb” (bombe nascoste) ideate da Ibrahim al-Asiri e utilizzate per alcuni celebri attentati ad aerei ideati da AQAP (dall’attentato con le scarpe a quello con le mutande)[36], senza ovviamente specificare che tali attentati fallirono in quanto non portarono all’esplosione degli aerei.
Nel video, che inizia alternando immagini di pellegrini a La Mecca a quelle dei bombardamenti israeliani su Gaza, vi è una guida passo per passo per creare una bomba fatta in modo tale da eludere tutti i controlli aeroportuali.
Si trattava di un chiaro ritorno alla promozione del terrorismo “fai da te”, che è stato sui social da più parti immediatamente criticato per la “vicinanza” mostrata dal gruppo yemenita alla causa palestinese. Invitando a colpire l’Occidente con quel contenuto e quelle tempistiche, è stato infatti chiaro che AQAP lo ritenesse implicitamente colpevole di sostenere Israele contro Gaza, ma come abbiamo visto per molti ciò distorce la sua tradizionale strategia antisciita: non è infatti mancato chi, sin dai primi giorni dopo la diffusione di tale video, ha visto l’azione come un sostegno tanto ad Hamas quanto agli Houthi, e quindi all’Iran, che dovrebbe essere il “nemico numero uno” e invece sarebbe ora molto vicino all’attuale leadership qaedista. Ricordiamo infatti che dopo l’uccisione di Al Zawahiri, che sarebbe avvenuta il 2 agosto del 2022 a Kabul, si ritiene che il suo posto sia stato preso da Saif al-Adel, che per anni, durante la c.d. occupazione statunitense dell’Afghanistan, avrebbe trovato ospitalità in Iran e proprio per questo non sarebbe stato comunicato il suo nome come successore di Al Zawahiri (oltre che per l’imbarazzo in cui ciò poneva la leadership talebana, che evidentemente ospitava il leader di Al Qaeda a dispetto di ogni impegno preso).
Si deve tuttavia rilavare come, malgrado in questi mesi AQAP sembri più vicina agli Houthi di quanto non avvenisse fino allo scorso anno, nel mese di marzo 2024 Al-Malahem Media, organo stampa ufficiale del gruppo, abbia diffuso un comunicato della leadership di AQAP in cui critica i ribelli yemeniti Houthi per l’uccisione di musulmani in Yemen, accusandoli di sfruttare la causa palestinese per i propri interessi[37], mentre già negli anni passati vi erano invece state voci di occasionali collaborazioni tra uomini di AQAP e Houthi.
Al di là di queste considerazioni, va detto che era immaginabile che davanti alle enormi perdite civili palestinesi i maggiori gruppi jihadisti invitassero ad attaccare l’Occidente, a prescindere dal fatto che Hamas sia ai loro occhi troppo vicina agli sciiti, come dimostra il fatto che pochi giorni dopo a parlare in tale senso è stato anche l’Islamic State.
3.3 Il video dell’Islamic State di inizio 2024 e la campagna “Uccideteli ovunque li troviate”. Alcuni editoriali di Al Naba che accostano USA e Iran
L’Islamic State, che certo non può invece essere da alcun sunnita accusato di essersi avvicinato all’Iran, come dimostra anche il tragico attentato compiuto (e rivendicato) al cimitero di Kerman, in Iran, il 3 gennaio 2024 mentre si ricordava il Generale Soleimani nell’anniversario della sua morte[38], ha diffuso un video che nel contenuto potremmo dire analogo a quello di AQ. Diffuso dall’organo mediatico dello Stato Islamico, al-Furqan, il video contiene un audio di circa mezz’ora del suo portavoce ufficiale, Abu Hudhayfa al Ansari.
Nel video, dal titolo “And kill them wherever you find them” (tratto dal Corano 2:191), al Ansari si è rivolto a “tutti i soldati ed i sostenitori” del Califfato affinché si “mobilitino per vendicare ovunque, in terra e in cielo, i musulmani […] senza fare distinzioni tra civili e militari” poiché, continua il discorso “è una Guerra Santa, non per il territorio o per la patria, bensì contro gli ebrei, alleati con i crociati”. Si tratta di “una Guerra Santa che non finirà, indipendentemente da una soluzione di uno Stato o di due Stati”, sostiene al-Ansari, che però critica fermamente qualsiasi tipo di alleanza tra l’Iran e le fazioni palestinesi sunnite, alcune delle quali, come Hamas, vengono apertamente accusate di combattere una “guerra per procura per l’Iran”.
Il discorso si concentra dunque principalmente sulla guerra Israele-Gaza, ma senza dire nulla di nuovo e senza discostarsi dalle linee da sempre sostenute in materia: la battaglia in Palestina è una guerra di religione contro gli ebrei, e non una guerra di liberazione per stabilire una patria nazionale; vi è la denuncia delle varie fazioni palestinesi “nazionaliste” e di quelle come Hamas allineate con il più ampio asse di “resistenza” guidato dall’Iran, che è utilizzato da Teheran come un progetto espansionistico sciita che non è meno pericoloso se non di più per l’Islam e i musulmani dello Stato di Israele; i vari governi arabi sunniti sono entità “apostate” che fanno parte dell’alleanza ebraico-“crociati” contro l’Islam; la forma corretta di jihad è quella che lo Stato Islamico persegue per stabilire il dominio della Legge di Dio e combattere tutti i miscredenti.
È in questo contesto che IS lancia una nuova campagna intitolata “Uccideteli ovunque li troviate”, iniziando con la rivendicazione della responsabilità per l’attentato avvenuto nella città natale del comandante della Forza Quds del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, Qasim Soleimani, nel quarto anniversario del suo assassinio da parte degli americani.
Mentre AQAP nel suo video invita ad attaccare gli occidentali per sostenere i palestinesi e sembra per alcuni versi vicina ad Hamas e quindi alle azioni del fronte che lo sostiene, Iran compreso, IS invita ad attaccare tutti quelli che sono contro il suo programma politico di restaurazione della Shariah, ovunque si trovino, in Occidente così come in Iran![39]
Continuando su tale strada, l’Islamic State va oltre nell’editoriale del primo numero di febbraio del settimanale Al Naba arrivando addirittura ad ipotizzare che le “tensioni” tra Stati Uniti ed Iran siano solo di facciata, laddove entrambi starebbero solo cercando di creare caos in Medio Oriente nella speranza di avvantaggiarsi sui jihadisti. USA e sciiti, continua l’editoriale, temerebbero soprattutto un ritorno dell’Islamic State e sarebbe per tale ragione che in realtà starebbero procedendo ad uno scontro “di facciata”, mentre anche gli attacchi iraniani ad Israele sarebbero “finti”.
Nel numero successivo di Al Naba, inoltre, IS invita a non fidarsi neanche dei media del Paesi musulmani, poiché spesso si concentrano “selettivamente” sulla “difficile situazione” dei musulmani in alcune Aree rispetto ad altre in base alle “agende” dei loro governi. Secondo IS, questa copertura mediatica “selettiva” vuole “sfruttare le emozioni delle persone, usandole come munizioni per gli interessi ed i conflitti dei tiranni”, e “fa sì che i musulmani dimentichino la difficile situazione di altri musulmani che vivono in altre parti del mondo non coperte dai media”, come nel Sahel, in India e in Cina “perché non serve ai loro interessi”.
Per IS, dunque, l’intensa copertura mediatica di quanto sta avvenendo a Gaza, malgrado la simpatia verso i civili palestinesi, sta distogliendo l’attenzione da altre realtà altrettanto meritevoli di considerazione: Gaza non dovrebbe ricevere un trattamento speciale a discapito della sofferenza di altri musulmani.
Ricordiamo che numerosi editoriali di Al Naba, settimanale diffuso in arabo, sono stati poi tradotti e pubblicati dalla sua branca afghana, l’ISIS-K, nel magazine in lingua inglese “Voice of Khurasan”, permettendo una diffusione maggiore del messaggio anche tra i non arabofoni e contribuendo ad attribuire alla c.d. Provincia afghana quel respiro globale e quella propensione verso le “azioni esterne” che fa ritenere da molti il gruppo come quello per l’Occidente attualmente più pericoloso tra quelli che operano sotto il cappello IS.
3.4 A febbraio 2024 il secondo video della serie Inspire, con esortazioni del nuovo capo di AQAP
Ad inizio febbraio AQAP ha pubblicato un nuovo video con il logo Inspire in cui ha incitato a commettere attacchi in Occidente, definendolo un dovere nei confronti del popolo palestinese. Il video, della durata di 9.20 minuti, e dal titolo “Jihad for the Sake of God is the Solution” (La Jihad per il bene di Dio è la soluzione), è presentato da Khubab al-Sudani (uno dei massimi leader del gruppo yemenita)[40]. Egli invita i giovani in Occidente ad attaccare i nemici di Allah, “ebrei e crociati” con un “diluvio di operazioni solitarie” estensione della benedetta Operazione Al-Aqsa Flood iniziata il 7 ottobre[41].
Allontanandosi sempre più dalle posizioni antisciite di IS e di una grande parte dei suoi stessi sostenitori, fedeli alla sua vecchia strategia, AQAP in tale video arriva pertanto a invitare a compiere attacchi del terrorismo “fai da te” affermando addirittura che sarebbero una continuazione di quello di Hamas del 7 ottobre.
Nello specifico, il video contiene le seguenti esortazioni ai giovani musulamni che vivono in Occidente: “Oh lone mujahideen in West, particularly in US, make flood of your lone ops an extension to blessed op al-Aqsa Flood, which your brother in Palestine have started”; “Oh lone mujahideen in West, we say to you, today is your day, draw your weapon and rise to paradise […] Oh lone mujihideen, know with your jihadi op you are disturbing sleep of infedels, instilling terror in their souls and deterring them from their practices against us”.
Agli occidentali, ebrei e crociati, è detto che gli attacchi continueranno fino a quando non si fermerà la loro aggressione “To enemies of Allah, Jews and Crusaders, we say: know our jihad against you will continue and we will spare no effort in fighting you until we stop your aggression against us”.
Tutti sono quindi invitati a compiere attacchi solitari, che sarebbero da considerarsi come una forma di difesa davanti all’aggressione subita dall’Occidente, e per aggressione non si intende unicamente quella armata, ma qualsiasi azione impedisca l’implementazione della Legge Islamica (non si parla di attacco ma di “pratiche contro di noi”).
3.5 Il video di IS per il decimo anniversario della Proclamazione del Califfato
Il 28 marzo 2024, in occasione del decimo anniversario della proclamazione del Califfato, avvenuta dalla Moschea di Mosul nel Ramadan del 2014[42], l’Islamic State ha diffuso un video con l’audio del suo portavoce ufficiale al Abu Hudhayfa al Ansari, il cui ultimo intervento era stato l’audio con cui a inizio gennaio era stata lanciata la campagna dal titolo “And kill them wherever you find them”, che nel frattempo aveva portato ad attacchi almeno in Iran, Turchia e Russia (solo guardando a quelli ufficialmente rivendicati).
Il nuovo audio, di 41 minuti e dal titolo “By God, Tis Religion [Islam] Will Prevail”, dopo aver ricordato solennemente il decimo anniversario del Califfato, sono celebrati gli attacchi degli ultimi mesi ed i successi ottenuti da numerose Province: si ricordano innanzitutto gli attentati di Kerman e Mosca, quindi gli ottimi obiettivi raggiunti in Mozambico, Repubblica Democratica del Congo e Uganda, Pakistan, Sahel, Africa Occidentale, Yemen, Somalia, Siria, Iraq, Filippine e Libia.
Nello specifico, analizzando i vari passaggi del discorso, il portaparola di IS inizia dunque commemorando la dichiarazione del Califfato avvenuta durante il Ramadan 2014, prosegue elogiando l’attacco a Mosca, spiegando che non va motivato in quanto basta ricordare il lungo “conflitto” con la Russia (da ultimo in Siria e nel Sahel), ed elogiando l’attentato in Iran, che è una vendetta contro gli sciiti.
Passa quindi poi in rassegna quasi questi “primi dieci anni di Califfato”, la cui costituzione è vista come un punto di non ritorno, un punto di svolta nella Storia, facendone un bilancio sicuramente positivo: ricorda sì la morte “in combattimento” di quattro Califfi e le inevitabili difficoltà incontrate in questi anni, ma invita sempre a seguire i propri Emiri[43] ed esalta sia il suo essere rimasto sempre fedele ai suoi obiettivi e alla sua strategia[44], a differenza di quanto avrebbero fatto altri gruppi, ad iniziare da Al Qaeda e l’organizzazione siriana HTS, sia l’espansione che l’Islamic State ha avuto in questi dieci anni. IS, prosegue il discorso, era stato dato per morto nel 2017 in Iraq e nel 2019 in Siria, invece oggi è “sempre più forte e si sta continuando ad espandere”.
Dopo un raro appello ai sostenitori online (munasirin) affinché evitino divisioni e controversie, siano obbedienti e si concentrino sulla diffusione e promozione online del materiale ufficiale di IS, vecchio e nuovo, li elogia per il loro sostegno.
Passa dunque in rassegna alcuni dei principali quadranti, partendo da quello africano, ove inizia dalle campagne contro i cristiani[45] intraprese sia in Mozambico[46] che nella Repubblica Democratica del Congo ed Uganda (dalla Provincia dell’Africa Centrale)[47]; è poi la volta dei successi delle Province del Sahel (Mali, Niger e Burkina Faso) e dell’Africa Occidentale (Nigeria e zone intorno al Lago Ciad) che sono in grado di controllare territori e applicare la Shariah quando e dove vogliono; per la Somalia è detto che fronteggiano cristiani e gli apostati Al Shabaab (come sappiamo affiliati ad AQ), e li esorta ad attaccare aree urbane; della Provincia del Khorasan (in Occidente comunemente nota come ISIS-K) afferma che ha attaccato (in Afghanistan) persino americani, russi e cinesi, oltre alle minoranze sciite, sigh, e hindu[48]; cita l’attività in Pakistan e quella nelle Filippine, ed esorta i membri della Provincia dell’Asia Orientale ad unificare le loro fila ed a sostare i loro attacchi dalle “giungle” alle aree urbane; sono poi nominate le Province di Yemen, Sinai, Libia, Caucaso e Tunisia, per le quali ha detto che malgrado la loro inattività devono restare “pazienti” perché verrà il loro momento e anche loro raccoglieranno i propri frutti; loda la ripresa di importanti attività in Siria nell’ultimo mese (che avrebbe lasciato “sorpreso e confuso il nemico”)[49] e la costante azione in Iraq contro gli sciiti, che grazie all’IS sono costretti a vivere nella paura, così come le azioni contro gli sciiti in Siria, Libano e Yemen.
Tornando a parlare dell’attacco a Mosca, IS sembra quasi infastidito dal fatto di dover spiegare perché abbia preso di mira la Russia, e ancora una volta ribadisce “non abbiamo bisogno di fornire scuse o giustificazioni secondo la Shariah”: la Russia “ha combattuto i musulmani in passato ed adesso”, e quindi IS continuerà a colpire i suoi soldati in Siria e nel Sahel (uomini di Wagner in realtà) e ad attaccare il suolo russo.
Per concludere, parlando di Gaza afferma che quello che sta succedendo è identico a quello che tante volte in altre parti del mondo i musulmani hanno dovuto subire: l’unica soluzione, secondo IS, è che tutti i musulmani si uniscano sotto un unico governo (quello del Califfato) e incita a commettere attacchi “individuali” in Europa, negli Stati Uniti, in Cisgiordania ed in Israele[50], e, se possibile, a compiere l’Egira verso i territori controllati da IS, così come avvenuto per il Levante[51].
Un pensiero è poi rivolto ai detenuti (soprattutto a quelli che ancora si trovano nei campi gestiti dai curdi nel nord-est della Siria)[52], cui, è specificato, è stato “chiesto tanto” e “siamo in debito”: essi non devono temere perché saranno salvati, come è stato già fatto in Iraq, nel Levante, in Congo ed in altre parti del mondo.
Infine, agli Stati Uniti ed alla coalizione è detto che la guerra contro gli USA è iniziata in Iraq ma ha oggi assunto un carattere globale, tanto che oggi si è spostata in Africa; messaggio conclusivo è che “come l’America non è riuscita a distruggere l’Islamic State quando lo ha combattuto in teatro siro-iracheno[53], così non ci riuscirà oggi e l’Islam alla fine prevarrà, come predetto del Profeta”.
3.6 Il Comunicato di Al Qaeda Core che “sostiene” le proteste studentesche ed i saggi di Saif al-Adel
Un vero unicum è stato poi il comunicato ufficiale di Al Qaeda Core rilasciato (in arabo) a fine maggio in cui, unitamente ad un nuovo invito ai giovani a compiere attacchi contro obiettivi occidentali ed ebraico/sionisti in tutto il mondo, vi è una sorta di “sostegno”, quasi “benedizione”, delle proteste studentesche in Occidente a favore di Gaza e contro Israele!
Nelle due pagine di Comunicato, rilasciato il 28 maggio con titolo “Support and Endorsement for the Lone Wolf Operation Against the Aggressive Zionists”, AQC oltre a invitare nuovamente i giovani musulmani a compiere attacchi contro l’Occidente e gli ebrei, entra a gamba tesa e senza alcun giro di parole in uno dei maggiori dibattiti che in quei giorni si avevano in Occidente e che sembrava riguardare esclusivamente le università occidentali ed i loro studenti.
In merito alle proteste studentesche AQC scrive infatti di sostenere ed appoggiare le manifestazioni e le occupazioni degli studenti occidentali nei campus universitari, perché “con tali manifestazioni essi esprimono il loro aperto rifiuto verso il genocidio in corso in Palestina”. Afferma AQC: “I giovani protestano contro la guerra a Gaza e contro Israele”!
Singolare come in quelle stesse ore un comunicato analogo, di sostegno ai giovani che protestavano nei campus occidentali, venisse diffuso anche in Iran dalla Guida Suprema iraniana Khamenei.
Da segnalare in questo periodo anche la pubblicazione da fine novembre di saggi di una serie di saggi dal titolo “Questa è Gaza” di Saif al-Adel, presunto leader di AQ dalla morte di Ayman al-Zawahiri nell’estate del 2022.
Scrivendo per alcuni mesi sotto lo pseudonimo di Salim al-Sharif, e utilizzando il suo vero nome solo da luglio[54], nei suoi saggi Saif al-Adel ha elogiato l’operazione del 7 ottobre, descrivendola come una meraviglia strategica che annunciava l’inizio della fine per lo stato ebraico. Nonostante il dolore e la distruzione che ora colpiscono la popolazione di Gaza, ha scritto in questi mesi, l’operazione era comunque necessaria per raggiungere l’obiettivo finale di cacciare gli ebrei dalla Palestina. Avrebbe inoltre avuto l’effetto di sollevare il morale della ummah e dei musulmani del Medio Oriente in particolare, portandoli “a ribellarsi contro i loro re, emiri e presidenti” che non avevano fatto nulla nel corso degli anni per ripristinare il dominio musulmano in Palestina.
Dai suoi scritti emerge come al-Adel sia molto concentrato sulla strategia e sulla tattica, a differenza del suo precedessore Al Zawahiri che puntava più sulla teologia e la predicazione. Gli scritti di Saif al-Adel mostrano pragmatismo, sostegno alla mobilitazione delle masse musulmane, attenzione al quadro più ampio ed al nemico comune per tutti i jihadisti (come USA e Israele), ed un allontanamento dai disaccordi interni al fronte jihadista, tanto da mostrare ad esempio ammirazione anche per gli attacchi marittimi degli Houthi.
3.7 Il terrorismo “fai da te” centrale nella propaganda diffusa in questi mesi: video, magazine e poster
In questi primi mesi del 2024 un po’ tutta la propaganda jihadista, ufficiale e no, ha visto tornare centrale il tema dell’incitamento a compiere attacchi contro l’Occidente, potremmo dire o, meglio, volendo essere più precisi, contro Israele, Stati Uniti e Paesi Occidentali, e contro ebrei ed crociati ovunque si trovino.
Si tratta di una vera e propria “chiamata alle armi”, un invito ad attaccare quelli che sono più o meno direttamente responsabili del dolore che i civili palestinesi stanno soffrendo nella Striscia di Gaza per mano israeliana.
IS ha approfittato della situazione internazionale per entrare a gamba tesa anche in altre questioni, soprattutto attraverso il suo settimanale Al Naba. Ricordiamo, solo a titolo di esempio, il già citato l’editoriale di inizio febbraio[55] in cui ha affermato che gli Stati Uniti e l’Iran stanno mostrando a loro parere moderazione l’un verso l’altro, evitando di arrivare ad uno scontro diretto, perché temono che un conflitto tra di loro potrebbe aiutare l’Islamic State a tornare alla ribalta. Nello stesso editoriale IS auspicava che comunque le tensioni tra Stati Uniti e Iran creino situazioni a loro vantaggiose.
Ricordiamo che anche le Nazioni Unite, nel “Thirty-third report of the Analytical Support and Sanctions Monitoring Team submitted pursuant to resolution 2610 (2021) concerning ISIL (Da’esh), Al-Qaida and associated individuals and entities”, distribuito dal Consiglio di Sicurezza a fine gennaio[56], nella parte in cui è analizzata l’attività di AQ e IS in Europa hanno sottolineato come entrambi i network, seppur con delle differenze, stiano cercando di capitalizzare gli eventi seguiti all’attacco di Hamas del 7 ottobre[57].
Quasi infiniti potrebbero essere gli esempi della campagna antioccidentale lanciata in questi mesi da un po’ tutti i gruppi, anche nei magazine rilasciati sui social dai loro gruppi affiliati utilizzando lingue locali, come nel caso di Nawa-i-Ghazwa-e-Hind, pubblicato in lingua urdu da Al Qaeda nel Sub-continente Indiano (AQIS)[58].
A partire da fine maggio/inizio giugno 2024 AQAP, che ad aprile ha diffuso online il 7 numero della sua Inspire Guide[59] per guidare i “lupi solitari”, ha lanciato una campagna antioccidentale con poster della nuova serie denominata “Inspire Tweets” diffusi sui social e volti a supportare Gaza.
Nel primo di questi poster si legge in modo espresso che il canto “free Palestine…” dovrebbe essere lo slogan che tutti devono cantare in ogni parte del mondo e si continua dicendo che “boicottare gli ebrei e chi lo sostiene non basta più […], si deve proseguire, è tempo per provare qualcosa di nuovo: qualcosa che sia significativo e intenso”.
Nei poster successivi, rivolgendosi direttamente ai “Musulmani che vivono in occidente” è detto espressamente che è tempo di “sguainare le spade e abbracciare la jihad armata per supportare gli oppressi”. Ai musulmani che vivono nei Paesi occidentali è chiaramente detto che molti credono che la fedeltà all’Islam sia sufficiente, ma non si rendono conto che sono in errore se non riescono a esprimere lealtà verso i loro fratelli musulmani, a sostenerli, a rinnegare gli infedeli e a mostrare loro inimicizia e odio.
Si consiglia ai musulmani di sguainare le spade e adottare la jihad armata per supportare gli oppressi, se vogliono veramente essere rispettati in entrambi i mondi, ha detto un altro poster, intitolato: “La jihad per amore di Allah è la soluzione”. Questo poster è ispirato al video di AQAP con lo stesso titolo, uscito a febbraio, che, come abbiamo visto, vede protagonista l’ex detenuto di Guantanamo Bay Ibrahim Al-Qosi, altrimenti noto come Khubaib Al-Sudani, che afferma che la jihad armata è “l’unica soluzione per ripristinare la Palestina”[60].
Nei poster seguenti si incoraggiano lupi solitari a condurre attacchi contro figure importanti, perché maggiore così sarà il senso di terrore: “più grande è la preda, più impattante e terrorizzante sarà l’attacco”.
Un altro poster trasmette un messaggio che cerca di “correggere” un equivoco tra i musulmani, quello secondo il quale le operazioni dei lupi solitari sono solo per i forti. Il poster, infatti, afferma: “Alcuni credono che la jihad individuale sia riservata solo a uomini forti e giovani, e questa è una concezione sbagliata. Vendicare i musulmani è il dovere di ogni musulmano, forte o meno, giovane o vecchio”.
Questi “Inspire Tweet” non invitano solo a condurre attacchi armati contro individui: alcuni poster hanno infatti enfatizzato l’importanza di compiere “cyber attack”, che non sono meno importanti delle “operazioni combattenti” e potrebbero avere un impatto ancora maggiore: “La rete globale internet è lo spazio in cui i Paesi occidentali vivono e quindi se uno venisse attaccato ci sarebbero conseguenze tremende per tutti”.
Altri poster suggeriscono invece di attaccare il settore dei trasporti, indispensabili per la vita in Occidente. Il settore dei trasporti in Occidente, si legge, è inoltre “uno degli obiettivi più facili da colpire per un mujahidin solitario” ed alcuni “Inspire Tweet” si soffermano soprattutto su quello ferroviario, fornendo anche indicazioni operative su come far deragliare un treno usando attrezzatura portatile e fatta a casa, ma capace di provocare danni enormi[61].
3.8 Le reazioni all’uccisione del Capo politico di Hamas
Lo scorso 31 luglio a Teheran è stato ucciso Ismail Haniyeh, capo politico di Hamas.
Senza entrare nel merito dell’operazione né delle conseguenze che potrebbe avere, guardando alle reazioni dei gruppi jihadisti si deve sottolineare come siano seguite le consuete ed inevitabili, quanto sterili, condoglianze presentate da un po’ tutti i gruppi per l’uccisione dei suoi leader.
Tra queste anche quella di AQ, che già ad aprile gli aveva presentato le condoglianze per la morte di tre figli, e che ha scatenato alcune polemiche reazioni sempre pensando al “troppo” stretto sostegno manifestato da AQ ad Hamas in questi mesi.
Si deve tuttavia rilevare come in questo caso neanche un comunicato ufficiale della leadership abbia in realtà un significato maggiore di quello che è: un biglietto di condoglianze. D’altronde si può ricordare come lo stesso bin Laden, che sicuramente non era vicino ad Hamas, nel 2004 pubblicò uno statement dopo l’assassinio di Ahmed Yassin nel 2004, definendolo martire e chiamando alla vendetta.
Si è totalmente discostato da questa linea, seguita da un po’ tutti gruppi jihadisti ed islamisti del mondo, solo l’Islamic State, che ha al contrario esultato.
IS con termini dispregiativi sia verso Hamas che verso l’Iran ha innanzitutto affermato che Haniyeh è morto “nell’abbraccio dell’Iran”, per poi spiegare come l’ “azione israeliana” fosse stata “un colpo alla sovranità iraniana” ed “un motivo di imbarazzo per l’asse [della resistenza] ed i suoi seguaci”. Infine, IS con frasi allusive ha anche accennato alla possibilità che ci siano due possibili chiavi di lettura per l’attacco: o l’Iran non è stato in grado di proteggere il leader di Hamas, o per preservarsi da un attacco di Israele si è messo d’accordo e lo ha tradito.
Anche questo episodio ha dunque mostrato una simpatia di AQ verso la causa palestinese e un tentativo di appianare le tensioni tra i vari gruppi islamisti, ed è stato utilizzato da IS per attaccare e screditare tutti i suoi nemici, a partire dagli sciiti, e compreso il gruppo rivale, Al Qaeda, che avrebbe secondo IS deviato dalla linea da seguire.
- Non solo comunicati
Non c’è stata solo attività propagandistica, ma anche i primi attacchi. Sin dall’autunno 2023 si sono infatti registrati isolati episodi, cui la stampa ha cercato di non dare troppo risalto probabilmente per evitare l’emulazione da parte di altri giovani. Ricordiamo, solo per citarne alcuni, i seguenti attacchi: l’attentato con coltello al liceo di Arras, in Francia, del 13 ottobre 2023, che ha causato la morte di un professore ed il ferimento di altre quattro persone, compiuto da un giovane che prima di passare all’azione aveva postato un video in cui giurava fedeltà al Califfato e affermava di agire per vendicare quanto stava succedendo a Gaza; il 16 ottobre due giovani tifosi svedesi vengono uccisi a colpi di arma da fuoco a Bruxelles da un tunisino che afferma di essere stato ispirato da IS; la sera del 3 dicembre a Parigi, davanti alla Torre Eiffel, un turista tedesco viene accoltellato a morte, ed altri feriti, da un giovane che proclama la sua fedeltà ad IS.
Pur non essendo un attacco contro l’Occidente, alla luce dell’ideologia dell’Islamic State può rientrare in questa nuova serie di attacchi anche quello, più volte citato, che ha colpito a gennaio il cimitero iraniano di Kerman durante le cerimonie per la commemorazione della morte del Generale Soleimani. Come affermato in modo esplicito da IS nel video diffuso il 3 gennaio, infatti, anche questo attentato in Iran, come quelli rivendicati e promossi in questi mesi contro ebrei e crociati rientra nella campagna intitolata “Uccideteli ovunque li troviate”[62].
A fine gennaio è stata invece la Turchia ad essere colpita, con un attacco a Istanbul contro una chiesa cattolica che ha provocato un morto e alcuni feriti ed è stato rivendicato da IS attraverso l’Agenzia Amaq.
E poi in questi mesi abbiamo registrato una scia di attacchi nelle città occidentali, soprattutto in occasione si assembramenti per concerti o altri eventi socio-culturali.
4.1 L’attentato di Mosca e l’Islamic State: dalla rivendicazione attraverso Amaq al comunicato ufficiale, dai video degli attentatori in azione all’audio del portavoce
La sera del 22 marzo un attacco terrorista complesso su larga scala ha colpito una delle maggiori sale concerto di Mosca: durante l’esibizione di un noto complesso locale, quattro uomini armati hanno fatto irruzione nella struttura colpendo le persone all’ingresso e poi, giunti nell’auditorium, hanno prima aperto il fuoco sulla folla e successivamente incendiato la struttura, la sala concerti del Crocus City Hall a Krasnogorsk, nell’hinterland della capitale russa. L’attentato ha provocato almeno 145 morti e più di 550 feriti, ed un’immediata caccia all’uomo con la Russia che ha immediatamente sfruttato l’accaduto per attaccare l’Ucraina, anche perché i sospetti autori dell’attacco, pur essendo cittadini tagiki, sarebbero stati arrestati mentre si dirigevano verso il confine ucraino.
L’attacco, del quale alcune agenzie intelligence occidentali avevano messo in guardia alcuni giorni primi i servizi russi, avendo avuto evidenze di un imminente grande azione jihadista (presumibilmente dell’ISIS-K) ad una sala concerti di Mosca, è stato immediatamente rivendicato da IS, che è stato in grado di fugare ogni dubbio dei suoi legami con gli attentatori mostrandoli in video e foto riprese prima dell’attacco.
Ma andiamo con ordine, ribadendo comunque che, a differenza di quanto indicato da quasi tutti gli organi stampa, sia russi che occidentali, per tale attacco IS non ha mai indicato quale sua Provincia debba esser ritenuta responsabile, e ciò non significhi che non sia stata quella afghana (ISIS-K), ma probabilmente solo che vista la rilevanza dell’attacco la leadership centrale volesse rivendicarne la paternità, al di là di chi abbia eseguito materialmente l’operazione.
L’attentato è stato sin da subito rivendicato da IS tramite il consueto comunicato dell’Agenzia Amaq che, senza indicare una precisa Provincia (che normalmente viene indicata già in questo primo comunicato), ha affermato: “Secondo quanto riferito ad Amaq da una fonte sicura, dei soldati del Califfato hanno attaccato un ampio assembramento di cristiani nella città di Krasnogorsk sobborgo della capitale russa Mosca, uccidendo e ferendo centinaia di crociati e provocando grande distruzione prima che il posto venisse evacuato”.
È stato dunque innanzitutto un attacco condotto contro “cristiani”, che potremmo far rientrare, come quello in Turchia, nella campagna contro gli infedeli, da colpire ovunque si trovino, come indicato nel video diffuso il 3 gennaio da IS, e senza cercare sofisticate trame geopolitiche.
Il 23 di marzo IS ha poi diffuso un comunicato ufficiale ed una foto degli attentatori mentre giurano fedeltà al Califfato: anche in questo caso non vi è l’indicazione ad alcuna branca/wilayah, come avvenuto a gennaio per la rivendicazione dell’attentato in Iran, e, come in quel caso, le indicazioni/motivazioni sono legate alla vendetta ed alla religione: si legge nel comunicato “crociati russi e loro alleati sappiate che i mujahiddin non si dimenticano della vendetta”.
Il 24 marzo, quindi, IS ha diffuso un video registrato dai terroristi durante l’attacco e nel numero di Al Naba della settimana seguente (diffuso il 29 marzo) sono forniti ulteriori dettagli relativi alle armi utilizzate ed alla fuga e cattura degli attentatori: avrebbero effettuato l’attacco “sulla base di un piano concordato” ed essi sarebbero fuggiti perché le armi si erano inceppate, altrimenti (è scritto) avrebbero combattuto sino alla morte. Nel settimanale è poi schernito il Cremlino per aver inventato tesi complottiste e aver tirato in ballo l’Ucraina, pur di non ammettere il suo fallimento.
Da notare che mai, neanche nel già citato audio del portavoce di IS diffuso il 28 marzo, è specificato quale Provincia, ISIS-K o IS-C (Provincia del Caucaso), sarebbe responsabile dell’attacco, mentre, come detto, la leadership del gruppo sembra quasi infastidita dal fatto che si debba “giustificare” sulle motivazioni di tale attacco: “il conflitto con la Russia dura tanti anni, e non c’è altro da dire”.
Due ultime considerazioni che si possono trarre dai dettagli forniti nel numero di Al Naba diffuso il 29 marzo: per anni IS ha rivendicato gli attentati solo ove l’attentatore o gli attentatori morivano o fuggivano, ma non se venivano catturati vivi, questa volta IS si comporta diversamente perché le armi dei quattro attentatori si erano inceppate e solo per questo sono fuggiti, IS ammette in modo esplicito che sono stati arrestati, e specifica che non si deve mai tener conto di quello che un prigioniero dice; si tratterebbe di un attacco pianificato direttamente da IS, e non di semplici sostenitori che hanno agito in risposta alla “chiamata”.
Infine, il 29 marzo IS inquadra in modo esplicito l’attacco nella “ondata di attacchi contro le Capitali dei Crociati”.
4.2. Altri attacchi di giovani simpatizzanti e la concezione di IS verso le azioni di chi giura fedeltà al Califfato
Nella primavera 2024 ci sono stati alcuni altri attacchi che potremmo in un certo senso attribuire all’Islamic State pur non essendo in presenza di alcun legame tra gli attentatori ed il gruppo, attacchi quindi che classificheremmo come terrorismo fai da te del terzo tipo (privo di legami) ma che IS ha rivendicato in un certo senso come propri.
Ci si riferisce, in particolare, a quelli commessi in Afghanistan, Dagestan ed a Belgrado.
Nel primo, il 17 maggio un commando dell’ISIS-K ha attaccato un gruppo di turisti a colpi di pistola nella località afghana di Bamiyan, città turistica a circa 180 km da Kabul, uccidendone almeno sei, tra cui tre cittadini spagnoli. L’attacco, si legge nel comunicato con cui IS ha rivendicato l’azione, ha preso di mira “un autobus di turisti provenienti dai Paesi della coalizione”; questa azione, è espressamente chiarito, “è in linea con le direttive della leadership” del gruppo “di prendere di mira i cittadini dei Paesi della coalizione ovunque si trovino”. Lo Stato Islamico, nel rivendicare l’attacco, ha anche accusato di ipocrisia i talebani, per aver nel 2001 distrutto i Buddha di Bamiyan e, dopo il ritorno al potere nel 2021, incoraggiato i turisti a tornare nella regione e visitarne i resti.
In Dagestan il 23 giugno diversi uomini armati hanno commesso attacchi coordinati in più città prendendo di mira una sinagoga, una chiesa ortodossa e un posto di polizia, causando la morte di una ventina di persone ed il ferimento di diverse decine.
Il 29 giugno a Belgrado un uomo armato ha attaccato l’Ambasciata israeliana sparando con una balestra a un membro delle forze di polizia che si occupava della sicurezza all’esterno dell’edificio, venendo immediatamente neutralizzato.
L’aspetto più significativo di tale attacco è stata la rivendicazione di IS, che ha usato l’occasione per un importantissimo chiarimento in merito a quella che potremmo definire “paternità” degli attacchi rivendicati dal gruppo.
Per anni abbiamo pensato che IS “si appropriasse di attacchi non suoi”, rivendicandoli anche senza aver in alcun modo partecipato ad alcuna fase preparatoria o organizzativa, per puro opportunismo, aspettando in alcuni casi solo di vedere che non arrivasse la rivendicazione da parte di AQ (si pensi a Nizza), che invece ha da sempre l’abitudine di rivendicare pochi e selezionati attentati, di cui è stata realmente la mente[63]. Ma un interessantissimo editoriale contenuto nel numero di inizio luglio del settimanale Al Naba ha spiegato come e perché questi attacchi sono riconducibili al gruppo[64].
L’editoriale, che è accompagnato da uno screenshot del filmato dell’attentatore di Belgrado, sottolinea che un giuramento di fedeltà all’ Islamic State (al Califfato o al Califfo) non significa necessariamente un legame organizzativo formale con IS, ma è comunque un “legame di fede e lealtà all’Islam” che può essere dimostrato al meglio conducendo un attacco nel cuore delle “dimore degli infedeli” (ad esempio prendendo di mira le capitali e le Ambasciate che appartengono a tali Paesi) nel caso in cui non sia possibile “migrare” verso le terre del Califfato o le sue varie Province in tutto il mondo, proseguendo su un’idea sottolineata dall’allora portavoce del gruppo Abu Muhammad al-Adnani nel 2016.
L’editoriale, dal titolo “Loro sono noi e noi siamo loro”, sottolinea che è attraverso la realizzazione di un attacco e lo spargimento del proprio sangue che si può dimostrare al meglio il sostegno all’Islam e alla Legge di Dio. E nel momento in cui si agisce “rispondendo a tale chiamata”, si agisce in nome e per conto di IS, che quindi può rivendicare l’azione e, al di là di tale rivendicazione, è da ritenersi dietro l’attacco.
Interessante vedere come dalle immagini degli attentati che accompagnano tali ragionamenti per IS non vi sia alcuna differenza tra gli attacchi totalmente ideati e coordinati da IS e quelli realizzati in modo totalmente autonomo e solo ispirati dai richiami di IS, tanto da accostare ad immagini di attacchi per i quali era da tempo nota la responsabilità di IS, altre di attacchi per i quali non erano stati trovati collegamenti con il gruppo e che sino a questo editoriale non aveva mai rivendicato.
IS si attribuisce il merito di aver ispirato anche tali attentati e di aver “globalizzato la jihad” attraverso i suoi messaggi. IS spiega che questi aggressori, così come altri che verranno in futuro, “non hanno bisogno di avere un legame organizzativo” con l’Islamic State, poiché è sufficiente giurare fedeltà al gruppo da lontano e “rispondere alla sua chiamata” a compiere attacchi.
4.3 Attacchi sventati ai concerti a Vienna di Taylor Swift in agosto, mentre nulla si sarebbe verificato contro i Giochi Olimpici
Dopo mesi di propaganda antioccidentale, con chiari inviti di entrambi i network jihadisti in cui si invitano i giovani a compiere attacchi in Occidente, la sera dell’8 agosto la minaccia terroristica si è materializzata a Vienna.
Sono stati arrestati due adolescenti, uno dei quali ha subito confessato, e sono stati all’ultimo minuto annullati tutti e tre i concerti della cantante Taylor Swift, previsti nella capitale austriaca per quella sera ed i due giorni seguenti[65]. In ogni serata erano attesi 65 mila fan con biglietti ed almeno 20 mila senza, che avrebbero assistito dall’esterno dello Ernst Happel Stadium.
Un diciannovenne austriaco di origini irachene ha subito confessato di aver pianificato un attacco suicida che avrebbe compiuto con esplosivi e poi armi da taglio, ed a casa sua sono state trovate sostanze chimiche. Il giovane, che si sarebbe radicalizzato online, avrebbe manifestato la sua vicinanza all’Islamic State. IS, cui il giovane aveva, a quanto pare, giurato fedeltà a luglio, ha subito approfittato anche di questo fallito attacco per celebrare i lupi solitari e le sue capacità di ispirare i giovani, capacità che a suo dire AQ non avrebbe più.
Al contrario di quanto avvenuto a Vienna, ove essendo stato l’attentato sventato all’ultimo minuto gli organizzatori si sono trovati costretti ad annullare i concerti, non sapremo mai quanti attacchi sono stati sventati prima o durante l’Olimpiade del 2024. I Giochi Olimpici di Parigi, infatti, dopo essere stati per almeno un paio di anni al centro dell’attenzione mediatica di tutti i gruppi jihadisti ed estremisti del mondo, che invitavano a compiere attentati in una delle capitali che sappiamo da tempo registrare un elevato numero di attacchi, sono apparentemente filati lisci come l’olio. D’altronde, si parla dei servizi intelligence solo quando “falliscono”, e quindi si verifica l’attentato, e nessuno conoscerà mai i loro “successi”.
È purtroppo andata diversamente in Germania in occasione della manifestazione organizzata per le celebrazioni per i 650 anni della città tedesca di Solingen: la sera del 23 agosto un giovane ha colpito decine di persone con un grosso coltello causando almeno 3 morti. Anche in questo caso l’azione è stata immediatamente rivendicata da IS attraverso un comunicato di Amaq: “secondo quanto dichiarato ad Amaq da una fonte sicura, l’autore dell’attacco contro un gruppo di cristiani nella città di Solingen in Germania di ieri è un soldato dello Stato Islamico e ha compiuto l’attacco per vendicarsi dei musulmani in Palestina e in ogni luogo”[66].
Mentre il giorno seguente (24 agosto 2024) solo l’imperizia dell’attentatore, come spesso accade per gli attacchi del terrorismo “fai da te”, ha impedito che si trasformasse in tragedia l’attentato rivolto contro la sinagoga di La Grande-Motte, nel sud della Francia, a poca distanza da Montpellier: un uomo con bandiera palestinese e kefiah ha dato alle fiamme due veicoli davanti alla sinagoga provocando una forte esplosione per via di una bombola di gas sistemata dentro una delle auto.
- Cosa aspettarci
Pur con modalità ed obiettivi diversi, e soprattutto un diverso approccio nei confronti del popolo palestinese, e soprattutto di Hamas e del “sostegno” sciita, tutti i gruppi islamisti stanno cercando di sfruttare la rabbia per l’operazione militare israeliana in corso a Gaza per reclutare nuovi giovani e trarre dei vantaggi.
Anche i due principali network jihadisti, ovvero Al Qaeda e l’Islamic State, si stanno muovendo in tal senso, e dopo alcuni anni in cui si erano concentrati sul c.d. “nemico vicino” e sulla loro “espansione”, soprattutto in alcune zone dell’Africa, per prevalere l’un sull’altro e avere il controllo territoriale su alcune zone, dalla fine del 2023 stanno nuovamente incentrando la loro propaganda sulla promozione degli attacchi del c.d. terrorismo “fai da te” in Occidente o comunque contro occidentali ed ebrei, o, usando la loro retorica, “crociati” (cristiani) e “sionisti” (ebrei).
La loro propaganda sta tornando quella di un decennio fa, allorquando la loro competizione si giocava anche sugli attentati condotti in Occidente da giovani da essi diretti o che (soprattutto per IS) ad essi si richiamavano. Anche sulla base di questa attività, infatti, riuscivano ad acquisire nuovi seguaci (reclute o sostenitori) e, nel caso di IS, nuovi gruppi che giuravano fedeltà al Califfato e gli permettevano di poter dichiarare Province sparsa in tutto il mondo.
Come stiamo vedendo anche alla luce dagli attacchi più recenti, al di là dei “giochi di potere” tra gli attori, statuali e non, del quadrante mediorientale, questi richiami al terrorismo “fai da te”, accompagnati spesso anche da istruzioni pratico/addestrative, non possono che preoccupare perché potrebbero essere in grado di farci tornare indietro di uno o due decenni, a quegli anni in cui tutti abbiamo vissuto nelle città occidentali con la paura di essere attaccati nei luoghi pubblici affollati da qualche giovane radicalizzato che improvvisamente, con un’arma da fuoco, un esplosivo confezionato a casa, un coltello o un veicolo, avesse deciso di passare all’azione per rispondere a quella “chiamata” che lo invitava ad agire.
Fortunatamente le Forze dell’Ordine ed i servizi intelligence sono più preparati, come hanno dimostrato anche i recenti Giochi Olimpici di Parigi, che pur essendo stati al centro dell’attenzione mediatica di tutti i jihadisti del mondo si sono svolti senza “incidenti noti”, seppur la loro fruizione da parte del pubblico è stata fortemente condizionata da misure di sicurezza che potremmo definire senza precedenti per un evento sportivo.
Ma iniziano ad essere già numerosi gli attentati registrati in questi mesi in molte città occidentali.
Speriamo dunque che la guerra a Gaza finisca presto, e soprattutto non si allarghi, coinvolgendo ad esempio sempre più anche il Libano[67]: si tratta di un auspicio sia per le popolazioni direttamente interessate dal conflitto, che per tutti noi, per non dare a nessun fanatico il pretesto di trasformare l’attuale contesto geopolitico in una “guerra religiosa tra musulmani e non musulmani” e, conseguentemente, di attaccarci. Va notato, infatti, che guardando sia agli attacchi realizzati che a quelli sventati di cui abbiamo avuto contezza, pur essendo in teoria una risposta alle azioni delle Forze Armate israeliane, sono rivolti alla città occidentali/cristiane, e non ad obiettivi israeliani o ebraici.
Al di là della diversa postura che Al Qaeda e l’Islamic State stanno assumendo nei confronti dei palestinesi e del “sostegno sciita” ad Hamas, il conflitto a Gaza costituisce per tutti una grande opportunità per farsi pubblicità, tornare al centro dell’attenzione delle opinioni pubbliche occidentali ed aumentare il numero dei propri sostenitori, che in Occidente sembrava da anni essere in caduta libera. Anche le imponenti campagne di incitamento verso il terrorismo “fai de te” non hanno in effetti prodotto in questi mesi i risultati sperati, laddove vi sono stati meno di una decina di attacchi a fronte di un enorme bombardamento mediatico su tutti i social e della diffusione di un incredibile numero di comunicati ufficiali delle leadership di AQ e IS, anche se non dei loro due leader, il cui vivere nell’ombra indebolisce entrambi i network. Ma gli eventi di agosto sono invece estremamente preoccupanti.
Nel complesso, in questi ultimi mesi la situazione di Gaza è stata il pretesto per provare a tornare al centro della scena anche in Occidente ed ispirare nuove azioni capaci di proiettare un’immagine non più solo di resistenza, ma nuovamente di crescita, cosa che in realtà si sta da tempo verificando esclusivamente in alcuni quadranti dell’Africa.
E questi ultimi giorni sembrano riportare il jihad prepotentemente nelle nostre città!
[1] Le opinioni sono espresse a titolo personale e non sono riconducibili al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
[2] È ancora presto per un bilancio definitivo, ma ci sono almeno tre morti e una decina di feriti, alcuni in condizioni critiche. E l’attentato è stato rivendicato anche in questo caso dall’Islamic State.
[3] Per gli attacchi degli Houthi al traffico marittimo internazionale, si veda Sanfelice di Monteforte Ferdinando, LA PORTA DEL PIANTO: gli Houthi, il Mar Rosso e la minaccia al traffico marittimo internazionale. Il conflitto a Gaza e gli attacchi che rischiano di isolare il Mediterraneo, in Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura (a cura), Mediterranean Insecurity – Vol. 5, 2024, 407ss.
Per comprendere meglio chi sono gli Houthi e le dinamiche yemenite, si veda Sanfelice di Monteforte Giacomo, LO YEMEN, GLI HOUTHI E IL MAR ROSSO, in Mediterranean Insecurity , Febbraio 2024.
[4] Si veda Sanfelice di Monteforte Ferdinando, Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Il mondo dopo il COVID-19. Conseguenze geopolitiche e strategiche. Posture dei gruppi jihadisti e dell’estremismo violento, Mursia, Milano, 2020.
[5] Per sottolineare il diverso approccio dei due network nei confronti della pandemia, pur perseguendo le stesse finalità, un noto esperto ha scritto: “While al-Qaeda commonly pursues a ‘hearts-and-minds’ strategy to win over ordinary Muslims and occasionally Western nations, IS adopts a blunt, confrontational and uncompromising approach” (al-Lami Mina, Jihadists see COVID-19 as an Opportunity, in Global Network, 1 June 2020).
[6] Per analizzare come IS ha organizzato il Califfato nel teatro siro-iracheno tra il 2014 e il 2017, Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Vivere a Mosul con l’Islamic State. Efficienza e brutalità del Califfato, Mursia, Milano, 2019.
[7] Si veda Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, I gruppi jihadisti davanti al conflitto russo ucraino, in Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura (a cura), Mediterranean Insecurity – Vol. 4, 2023, 144ss.
[8] Si veda Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, La reazione di gruppi terroristici e movimenti estremisti dinanzi all’attacco di Hamas ed alla risposta israeliana – Un’altra lettura della Guerra di Gaza, in Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura (a cura), Mediterranean Insecurity – Vol. 5, 2024, 379ss.
[9] L’attentato, condotto con un camion che esplose all’esterno della sinagoga, provocò una ventina di morti, tra cui 14 turisti tedeschi e 2 francesi, e risulta essere, tra l’altro, l’unico attentato ufficialmente rivendicato da AQ che abbia un luogo di culto come obiettivo (come noto AQ ha da sempre fortemente criticato IS per i suoi attacchi contro luoghi di culto). Non è invece certo il coinvolgimento di AQ agli attacchi contro alcune sinagoghe in Turchia nel novembre 2003 nel corso di una serie di attacchi che colpirono anche altri obiettivi, tra cui il Consolato britannico.
[10] Vi fu anche un attacco con dei razzi verso un volo con cittadini israeliani in decollo da Mombasa, ma fortunatamente il volo non venne colpito e proseguì verso Tel Aviv.
[11] In realtà tutti gli ebrei scapparono nel corso della seconda parte dello scorso secolo in seguito alle persecuzioni che subite in Siria e Iraq in concomitanza con le guerre arabo-israeliane e si può dire che non vi fossero più ebrei al momento dell’arrivo degli uomini in nero di Al Baghdadi, me le leggi continuarono a prevedere uno speciale trattamento per loro e per i cristiani e, in effetti, le antiche sinagoghe non vennero distrutte (forse anche perché non riconosciute).
Per approfondire la condizione degli ebrei nelle terre del Califfato si veda Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Vivere a Mosul con l’Islamic State. Efficienza e brutalità del Califfato, Mursia, Milano, 2019, 94ss. per il trattamento dei Dhimmi e 114ss. per il trattamento specifico riservato agli ebrei.
[12] La “beneficenza” obbligatoria cui erano tenuti i sunniti.
[13] Ricordiamo che man mano che si concretizzò l’occupazione degli uomini di IS le case vennero man mano segnate con le seguenti lettere: «N» ( ن in arabo) di Nazareno, per i cristiani; «R» (ر in arabo) di Rafidi, che significa «chi rinnega», per gli sciiti; mentre non si ha notizia di case segnate come abitate da ebrei. Si veda Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Vivere a Mosul con l’Islamic State, op. ult. cit.
[14] AQAP si rivolge ai musulmani in Egitto, Siria, Libano e Giordania dicendo “Voi siete i paesi più vicini alla Palestina ferita. Il fardello per voi è più pesante e l’obbligo per voi è maggiore: alzatevi per difendere i vostri fratelli e preparatevi a sostenerli come potete”, inoltre “non permettete che governi sottomessi all’Occidente e all’Oriente […] vi impediscano di sostenere la jihad palestinese, poiché è vietato obbedire loro quando chiamano a disobbedire ad Allah”. AQAP esorta quindi questi musulmani: “Alzatevi e difendeteli, assisteteli con tutto ciò di cui hanno bisogno: uomini, denaro, cibo e sostegno morale, tangibile e pratico”.
[15] Secondo Al Shabaab, l’assalto palestinese è una vittoria contro tutti i cosiddetti “crociati”. Come nota il gruppo, “mentre osserviamo le risposte globali agli attacchi dell’ Al-Aqsa Flood [nome dato dai palestinesi all’operazione], vediamo come i crociati si sono uniti in America e in Europa, e in ogni terra dove si innalza la croce e si adorano gli idoli, sostenere gli aggressori ebrei, criminalizzare l’eroismo e bollarlo come terrorismo ed estremismo”.
[16] Nel comunicato si legge: “Inviamo questo messaggio d’amore ai nostri fratelli in Palestina in generale, e a Gaza in particolare, in particolare da Jund al-Aqsa [riferendosi ai militanti palestinesi in modo più ampio] e dalla Brigata dei martiri Izz al-Din Qassam [Hamas]”. Da notare che però AQIM e JNIM non hanno conferito elogi specifici alla Jihad islamica palestinese (PIJ), nonostante lo specifico appello in tal senso da parte di Hamas. Il PIJ sarebbe infatti ancora più legato al regime iraniano ed è strettamente alleato sia di Hezbollah che del regime di Assad in Siria
[17] Per le critiche alla vicinanza manifestata verso Hamas si veda, infra.
[18] Alcuni religiosi vicini a IS pur esultando per la morte degli israeliani hanno condannato l’azione di Hamas, definendola nuovamente apostata e invitando i suoi uomini ad unirsi a IS.
[19] A differenza degli anni precedenti, quando al-Maqdisi utilizzava quasi liberamente account sui social media e scriveva frequentemente online.
[20] Fu in questo contesto che al-Maqdisi entrò in conflitto con uno degli allora leader di AQ, Mustafa Abu al-Yazid (morto nel 2010 e conosciuto come Saeed al-Masri), che in un’intervista del 2009 affermò “noi e Hamas condividiamo lo stesso pensiero”. Al-Maqdisi rispose con una confutazione di 20 pagine che esponeva tutti i modi in cui Hamas non aderiva alla corrente salafita jihadista. Abu al-Yazid disse allora di essersi espresso male, chiarendo che la posizione di AQ fosse quella di distinguere tra l’ala politica di Hamas, profondamente imperfetta, e l’ala militare (le Brigate al-Qassam) che merita sostegno in quanto mujaheddin che combattono un nemico comune.
[21] Si veda Cole Bunzel, Hamas and al-Qaida: The Concerns of Abu Muhammad al-Maqdisi, in Jihadica, 10 June 2024, https://www.jihadica.com/hamas-and-al-qaida-the-concerns-of-abu-muhammad-al-maqdisi/
[22] Ricordiamo che il gruppo siriano, “erede” di Al Nusra ed ancora guidato da al Jolani, si è allontanato nel 2015 da AQ e dalle idee jihadiste, e sta cercando di far di tutto per farsi accettare come gruppo siriano moderato anti-Assad.
[23] Entrambi sono apparsi online l’8 gennaio 2024.
[24] Forse il più degno di nota di questi è l’ideologo jihadista egiziano residente in Canada Tariq ‘Abd al-Halim.
[25] Per approfondimenti si vedano: Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Il terrorismo “fai da te”. Inspire e la propaganda online di AQAP per i giovani musulmani in Occidente, Aracne Editrice, Roma, 2013, e Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Perché ci attaccano, Al Qaeda, l’Islamic State e il terrorismo «fai da te», Aracne, Roma, seconda edizione, 2017, soprattutto pagg. 75-200 per la definizione del terrorismo fai da te, la sua evoluzione, l’uso che ne fanno i principali network della galassia jihadista, l’analisi degli attacchi realizzati nel periodo 2013-2017 (momento di massima espansione del fenomeno), e classificazione in tre tipologie di terrorismo fai da te. Le tre tipologie di attacchi sono: «Coordinati da AQ/IS, seppur con ampia autonomia nella scelta degli obiettivi e nella fase realizzativa; ispirati da AQ/IS, ma con contatto almeno informatico; esclusivamente ispirati da AQ/IS» (Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Perché ci attaccano, Al Qaeda, l’Islamic State e il terrorismo «fai da te», op. cit., pag. 189).
[26] Tale sezione era esplicitamente definita come una fonte da cui trarre manuali che consentono di addestrarsi per il jihad da casa, senza dover partecipare a corsi di addestramento che comportano viaggi costosi e soprattutto rischiosi, tali da attirare l’attenzione delle agenzie di intelligence.
Tra gli articoli più celebri di tale sezione si ricorsa quello dal titolo “Make e bomb in the kitchen of your Mom”, con cui nel primo numero vennero date le istruzioni per la costruzione della pentola a pressione-bomba. Tale articolo fu utilizzato dai fratelli autori dell’attacco del 2013 alla maratona di Boston.
[27] Si veda Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Perché ci attaccano, Al Qaeda, l’Islamic State e il terrorismo “fai da te”, op. cit.
[28] Per l’imponente rete mediatica di IS e le riviste pubblicate in decine di lingue, si veda Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Perché ci attaccano. Al Qaeda, l’Islamic State e il terrorismo “fai da te”, op. cit., 99ss.
[29] Per comprendere chi e perché si trasforma in attentatore, si veda l’interessante caso dei tanti giovani marocchini nati e cresciuti a Bruxelles che sono passati all’azione negli scorsi anni. Tra le numerose analisi del fenomeno, si veda Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Perché ci attaccano. Al Qaeda, l’Islamic State e il terrorismo “fai da te”, op. cit., 113ss. e, da ultimo, Rougier B, Mansour P., Almakir A., Molenbeek et la production islamiste à Bruxelles, in Rougier B. (sous la direction), Les territores conquis de l’Islamisme, Paris, 2002, 333ss.
[30] Per gli attacchi di questa tipologia, si veda Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Perché ci attaccano. Al Qaeda, l’Islamic State e il terrorismo “fai da te”, op. cit., soprattutto 141-152 per l’esame degli attentati, 157-168 per l’esame delle rivendicazioni e 193ss. per un approfondimento sugli attentatori.
[31] Per gli attacchi di questa tipologia, si veda Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Perché ci attaccano. Al Qaeda, l’Islamic State e il terrorismo “fai da te”, op. cit., soprattutto 153-156 per l’esame degli attentati, 169-180 per l’esame delle rivendicazioni e 193ss. per un approfondimento sugli attentatori.
[32] La sera della Festa Nazionale francese, il 14 luglio 2016, sul lungomare Promenade des Anglais di Nizza, trasformato per l’occasione in isola pedonale, affollato con migliaia di persone, si registra uno degli attentati più sanguinari dello scorso decennio: un TIR travolge la folla radunatasi ad ammirare i fuochi d’artificio, 86 persone vengono uccise (84 muoiono sul colpo, due dopo settimane per i gravi traumi riportati nell’impatto con il pesante mezzo) e più di 300 ferite. L’attentatore, un 31enne franco-tunisino di nome Mohamed Lahouaiej Bouhlel, a quanto risulta, non aveva registrato alcun giuramento di fedeltà a IS, e ciò, unitamente al fatto che la metodologia utilizzata era stata per la prima volta indicata nell’ottobre 2010 nel n.2 della Rivista Inspire, ha determinato il fatto che IS aspettasse per due giorni prima di “rivendicare” l’attentato, quasi che attendesse per verificare se arrivasse una rivendicazione di AQAP, il che avrebbe fatto fare ad IS una pessima figura: un conto è attribuirsi il merito di aver ispirato un attentato, un altro è attribuirsi un ruolo in un attentato in realtà pianificato da un’altra organizzazione jihadista, per di più rivale, che fornendo dei particolari dell’attentato avrebbe potuto screditare IS.
[33] Per gli attacchi di questa tipologia, si veda Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Perché ci attaccano. Al Qaeda, l’Islamic State e il terrorismo “fai da te”, op. cit., soprattutto 153-156 per l’esame degli attentati, 169-180 per l’esame delle rivendicazioni e 193ss. per un approfondimento sugli attentatori.
[34] Come nel citato caso dell’attentato a Nizza.
[35] Si veda MEMRI JTTM Report, Al-Qaeda In The Arabian Peninsula’s (AQAP) Revived English-Language ‘Inspire’ Magazine – Now In Video Format – Says It’s Time To Avenge Gaza, Provides Instructions For Building A ‘Hidden Bomb’ For Blowing Up Planes In The U.S., Encourages Targeting ‘American Economy High Profile Personalities’ Such As Bill Gates, Elon Musk, December 30, 2023, https://www.memri.org/jttm/al-qaeda-arabian-peninsulas-aqap-revived-english-language-inspire-magazine-%E2%80%93-now-video-format-%E2%80%93 .
[36] Richard Reid e Umar Farouk Abdulmutallab, rispettivamente noti come l’attentatore delle scarpe e l’attentatore delle mutande, con azioni che possono essere definite addirittura maldestre quasi riuscirono a far esplodere in volo due aerei intercontinentali, comportando l’adozione di nuove misure di sicurezza negli aeroporti che hanno modificato la vita di tutti noi: il primo, un anglo-giamaicano convertito all’Islam, nel dicembre 2001 cercò di far esplodere le scarpe-bomba che AQAP gli aveva fornito; il secondo, un giovane nigeriano le cui frequentazioni jihadiste ed i cui viaggi nello Yemen erano state segnalate alle autorità anche dal padre, il giorno di Natale 2009 su volo Amsterdam-Detroid cercò di far esplodere l’aereo con l’esplosivo liquido che aveva accuratamente nascosto in due tasche cucite nella propria biancheria intima, e solo la prontezza di alcuni passeggeri evitò la strage.
Si veda Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Il terrorismo “fai da te”. Inspire e la propaganda online di AQAP per i giovani musulmani in Occidente, op.cit.
[37] Il comunicato è stato diffuso il 23 marzo, quasi in contemporanea al comunicato ufficiale con cui IS rivendicava l’attacco a Mosca.
[38] Il Generale iraniano Qassem Soleimani (capo della Forza Quds) è stato ucciso insieme a numerosi suoi stretti collaboratori il 3 gennaio 2020 in un attacco aereo compiuto dagli Stati Uniti sull’aeroporto di Baghdad mediante droni. Si è trattato di un attacco mirato contro il Generale ed i vertici militari iraniani, sostenitori delle milizie sciite irachene, fortemente contro la presenza statunitense nel Paese; l’attacco giunse dopo mesi di tensioni e scontri (compreso l’attacco del 19 dicembre 2023 contro l’Ambasciata statunitense a Baghdad).
[39] Si veda in tal senso Aymenn Jawad Al-Tamimi, The Islamic State Claims Suicide Bombings in Iran, in Aymenn’s Monstrous Publications, https://www.aymennaltamimi.com/p/the-islamic-state-claims-suicide?s=03 , 4 January 2024.
[40] Lo stesso che il 10 marzo in un altro video ha annunciato la morte del capo di Al Qaeda della Penisola Arabica, Abu Al-Miqdad Khaled Batarfi, comunicando il nome del nuovo Capo, Sa’ad bin Atef al-Awlaki.
[41] Si veda MEMRI JTTM Report, Al-Qaeda In The Arabian Peninsula (AQAP) Releases Second Video In Revived ‘Inspire’ Magazine To Incite Attacks In The West: ‘Oh Lone Mujihad In The West, Make The Flood Of Your Lone Operations An Extension To The Blessed Operation Of Al-Aqsa Flood’, 8 February 2024, https://www.memri.org/jttm/al-qaeda-arabian-peninsula-aqap-releases-second-video-revived-inspire-magazine-incite-attacks .
[42] La proclamazione del Califfato venne fatta da Al Baghdadi nel suo celebre discorso dalla Moschea di Mosul il 29 giugno 2014, ma si tratta del decennale poiché il Ramadan che nel 2014 cadeva in quel periodo mentre nel 2024 a cavallo tra marzo e aprile.
[43] L’esortazione rivolta ai membri/militanti di IS a rimanere uniti, obbedire alla loro leadership, rimanere fedeli al loro giuramento/promessa (bay’ah) e non lasciarsi ingannare da bugie o distorsioni potrebbe far pensare a possibili divisioni.
[44] Usa il termine “traiettoria”.
[45] Parlando delle campagne contro i cristiani intraprese da alcune Province africane di IS non si può non sottolineare come in un significativo editoriale nel numero di Al Naba di metà giugno il gruppo abbia accusato l’Occidente di “razzismo” nei confronti dei cristiani africani per aver dato pochissima visibilità agli attacchi che questi subiscono e, più in generale, per le loro difficili condizioni di vita causate dalla presenza minacciosa di IS.
[46] Ringrazia la provincia del Mozambico per le “recenti vittorie e conquiste”, nonché per il lavoro di “sensibilizzazione religiosa” e li esorta a “raddoppiare i loro sforzi”.
[47] Ringrazia “i giganti della giungle e i leoni della battaglia” per i loro attacchi contro i cristiani e le forze governative, li elogia per aver fatto sfollare i cristiani ed aver interrotto le rotte commerciali, e li esorta a raddoppiare gli sforzi ed a prendere di mira raduni e centri governativi.
[48] Anche in questa occasione, a differenza di quanto è detto dai media Occidentali, alla Provincia del Khorasan non è attribuita la paternità né dell’attacco in Iran né in Russia.
[49] Si tratta di attacchi contro forze governative, soprattutto nell’area desertica di Badia, che hanno spinto il governo siriano a chiedere supporto aereo russo.
[50] Sarebbe questa l’unica via corretta per “liberare” la Palestina.
[51] Sono nominati a tal proposito in modo esplicito i territori africani sono controllo di IS.
[52] Ove si trovano ancora migliaia di donne e bambini
[53] Dall’Iraq, è detto, prima o poi gli USA si dovranno ritirare e le forze di IS allora prevarranno.
[54] Il saggio del 20 luglio è stato per Saif al-Adel anche l’occasione per fornire il suo vero nome completo e numerosi degli alias da lui utilizzati.
[55] Il numero pubblicato venerdì 8 febbraio 2024.
[56] Documento S/2024/92 del 29 January 2024.
[57] Si legge nel documento, al paragrafo 67, nella sezione riferita all’Europa“Developments since the 7 October attacks and Qur’an-burning incidents have mobilized efforts to radicalize and recruit new followers within Muslim communities in Europe. Al-Qaida’s propaganda supporting Hamas amplified its persistent call for violence in support of its cause. The publications of ISIL, while more cautious, exacerbated religious intolerance, and it focused on capitalizing on the situation in Gaza to mobilize potential lone actors to commit attacks but distanced itself from Hamas.”
[58] L’editoriale del numero di gennaio 2024, ad esempio, si sofferma sulla critica ad USA e Israele per quello che sta avvenendo a Gaza e invita non solo a compiere attacchi, ma anche a boicottare tutti i prodotti statunitensi ed israeliani.
[59] I primi numeri di questo nuovo prodotto della propaganda di AQAP apparvero nel 2016 in occasione le operazioni condotte ad Orlando ed a Nizza: si trattava di due lunghe analisi delle citate operazioni, evidenziandone gli aspetti positivi, da ripetere, e quelli negativi, da modificare per prossimi attacchi della medesima tipologia. Si tratta quindi di una serie volta a limitare gli errori durante gli attacchi del terrorismo fai da te.
[60] Si veda MEMRI JTTM Report, Al-Qaeda In The Arabian Peninsula (AQAP) Releases Second Video In Revived ‘Inspire’ Magazine To Incite Attacks In The West: ‘Oh Lone Mujihad In The West, Make The Flood Of Your Lone Operations An Extension To The Blessed Operation Of Al-Aqsa Flood’, 8 February 2024, https://www.memri.org/jttm/al-qaeda-arabian-peninsula-aqap-releases-second-video-revived-inspire-magazine-incite-attacks .
[61] Il numero 17, in particolare, fornisce una guida operativa per far deragliare i treni utilizzando un deragliatore portatile fatto in casa “per seminare paura e causare grandi danni economici”.
[62] Si veda, supra.
[63] Per il differente atteggiamento di IS e AQ si veda Quadarella Sanfelice di Monteforte Laura, Perché ci attaccano, Al Qaeda, l’Islamic State e il terrorismo “fai da te”, op. cit.
[64] Per la traduzione in inglese di tale editoriale si veda Aymenn Jawad Al-Tamimi , “They are part of us and we are part of them”- Islamic State Editorial on Attacks Around the World , in Aymenn’s Monstrous Publications , 5 July 2024, in https://www.aymennaltamimi.com/p/they-are-part-of-us-and-we-are-part?s=03
[65] I concerti avrebbero dovuto aver luogo le sere dell’8, 9 e 10 agosto, e quindi decine di migliaia di ragazzi erano già arrivati a Vienna.
[66] Per la trascrizione dall’arabo all’inglese si veda Al-Tamimi Aymenn Jawad, The Islamic State and the Attack in Solingen, in Aymenn Jawad website, 24 August 2024.
[67] Lo scontro Hezbollah – Israele sta raggiungendo livelli molto vicini a quelli di una guerra aperta.